Il finale di una storia che non possiamo cambiare è una lezione eterna sul futuro

Testo di Rachele Latina Balloonerism è arrivato a ricordare in maniera assordante l’assenza di Mac Miller. Il secondo album postumo dell’artista, più di tanti altri sviscera le sofferenze, i demoni e i pensieri di un giovane tormentato e incredibilmente talentuoso. È un po’ come sentire un tragico annuncio, un testamento scritto prematuramente. “If I die… L'articolo Il finale di una storia che non possiamo cambiare è una lezione eterna sul futuro proviene da Dance Like Shaquille O'Neal.

Jan 23, 2025 - 06:55
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Il finale di una storia che non possiamo cambiare è una lezione eterna sul futuro

Testo di Rachele Latina

Balloonerism è arrivato a ricordare in maniera assordante l’assenza di Mac Miller. Il secondo album postumo dell’artista, più di tanti altri sviscera le sofferenze, i demoni e i pensieri di un giovane tormentato e incredibilmente talentuoso. È un po’ come sentire un tragico annuncio, un testamento scritto prematuramente.

“If I die young, promise to smile at my funeral” scrive in Shangri-La, un verso amaro di un destino inaccettabile.

Questo progetto è un tesoro creativo, come già si intuisce dalla copertina, dove una sagoma (forse Mac stesso) prende il volo con un palloncino che ha la forma della sua testa. Una grafica dal potere semantico non indifferente: un rimando a quanto la testa abbia il potere di isolarci, di distaccarci dalla realtà, circondati dai nostri pensieri.

Ad aprire il disco sembra che sia un bambino che suona i suoi tamburelli, mentre picchietta sulle stoviglie della cucina, effettivamente il titolo del pezzo: Tambourine Dream, non è così distante da un’immagine simile.

Allucinante per qualsiasi musicista l’apertura di DJ’s Chord Organ, il featuring con SZA. La traccia inizia con una voce che elenca degli accordi da suonare, per poi aprirsi al secondo minuto con un organo prorompente e un coro etereo, in attesa dell’arrivo tagliente di SZA. Tante, troppe idee confluiscono in una sola canzone, probabilmente tra le più significative del disco.

 “It’s what he said after the Grammys” è in realtà il primo verso pronunciato, che potrebbe rimandare al rapporto contrastante di Mac con la popolarità e i riconoscimenti. La particolarità più inedita di Dj’s Chord Organ è che l’organo che predomina il pezzo era stato comprato da Mac Miller da Daniel Johnston, contribuendo al suo film “Hi, How Are You Daniel Johnston?”. La scelta di questo strumento contribuisce ad un sentimento di autenticità, con una produzione minimalista ma d’impatto, grazie alla presenza del basso di Thundercat.

Il contributo di SZA arricchisce di significato il pezzo, affrontando le battaglie più sentite da Mac, tra cui quella contro l’abuso di sostanze. Il ritornello “I’ve been runnin’, runnin’, running ‘round” esprime il girovagare, il cercare una via d’uscita.

Ballonerism è il secondo lavoro postumo di Mac Miller, ma se non fossimo stati a conoscenza del suo decesso, non avremmo mai potuto pensare ad una cosa simile talmente è forte la presenza dell’artista dentro quest’album. È per questo probabilmente che la famiglia ha deciso di pubblicare il disco, sottolineando come il figlio avesse molto a cuore questo progetto, che era poi passato in secondo piano a causa di altre pubblicazioni.

L’uscita del disco è stata per altro accompagnata da un cortometraggio animato, che segue un gruppo di bambini, i quali vengono trasfigurati in un mondo fatto di ombre, a causa di un organo a corde. Il lavoro vuole rappresentare un percorso di crescita, ed è arricchito dalla musica di Mac.

Scritto nel periodo di Faces (2014), molti fan erano infatti già a conoscenza dell’album, del quale negli anni sono circolate delle versioni non ufficiali. Nei 58 minuti di questo disco c’è tantissimo materiale, soprattutto per quanto riguarda le produzioni: arpeggi di chitarre, pianoforti jazz, e dei bassi indispensabili per dare il groove ai pezzi, come è tipico nelle sue produzioni.

Do you know the destination: il titolo racchiude già in sé una forte potenza evocativa. Il testo di questa canzone è una mina in cui la fragilità e il dolore vengono fuori:

“Okay, I went to sleep famous and I woke up invisible

Rich as fuck and miserable”

Riassunto dei benefici effimeri della fama: puoi essere popolare o ricco, ma ciò non ti garantisce la felicità. La chiusura con un pianoforte malinconico, lascia una sensazione dolceamara, che ci porta direttamente a 5 Dollar Pony Rides, singolo uscito in anticipo rispetto al disco, il 9 gennaio 2025.

Ecco che tornano i tamburelli, con un basso soul e un pezzo nell’insieme super jazz, con un flow più rnb. Affrontando il tema della solitudine e di una relazione complessa, dove Mac vorrebbe dare alla ragazza non solo quello che vuole, ma anche quello di cui ha bisogno. 5 Dollar Pony Rides è la metafora di qualcosa di superficiale, in questo caso una soluzione temporanea, che non riesce a risolvere davvero le difficoltà dietro ad un rapporto complicato.

Friendly Hallucinations invece è una canzone d’amore, un invito a lasciarsi andare ad un mondo che non è tangibile ma che puoi sentire come quello dell’amore.

“Tell me, is it real if you can’t hold it in your arms, but it can touch you?

Feel its texture pressin’ up against your check, you say, “I love you””

 “And if love is just a fantasy

Then what’s the problem if you fall in love with fantasy?”

Raccontare dell’amore in questo modo è tipico di Mac, che è sempre riuscito ad esporre i propri temi in maniera diretta, aprendosi allo stesso tempo a riflessioni e sogni. Nel peso della sofferenza c’è un’emozione che riesce a farsi sentire nonostante non abbia consistenza.

Andando avanti con l’ascolto è possibile fare un bilancio di un album che riesce a fondere insieme jazz e neo-soul, con il flow hip hop, il tutto con una grande vena sperimentale.

Impossibile non citare la presenza di Rick Rubin, produttore con cui Mac lavora a lungo, a cui dedica una traccia Rick’s piano, dove è possibile sentire vecchi sorrisi che accompagnano l’espressione: “the best is yet to come”. Piuttosto forte ascoltarla adesso.

Sono frequenti i cambi di tempo, con ritmi sospesi, synth e plug in onirici, che rimandano ad un viaggio mentale, quasi come fosse la manifestazione musicale dell’essere sotto effetto.

“What ever happened to apple juice and cartwheels?” canta Mac in Excelsior. Una domanda che sintetizza la nostalgia per un’infanzia innocente e spensierata, leit motif insieme ai soldi e alle droghe. I cori di bambini entusiasti commuovono l’ascoltatore, ricordando un tempo non contaminato dalle responsabilità.

Balloonerism mette insieme l’esuberanza giovanile che lascia il posto alla consapevolezza. È come se le righe di questi brani raccontassero la testa dell’artista in questo percorso di evoluzione, nel bene e nel male. È un disco di introspezione, interrogativi, una dichiarazione delle fragilità umane, del bisogno di sperimentazione.

Più il disco va avanti, più si scende verso un sentire tormentato, un dissagio esposto da suoni psichedelici, contrastanti, per poi chiudere in maniera emblematica.

“Tomorrow will never know”: 11 minuti e 53 secondi che si chiudono con una telefonata alla quale non ci sarà mai una risposta.

È così che ci sentiamo di fronte all’assenza di un artista di questo calibro. Questo disco non è causale, ci lascia di fronte ad una responsabilità: quella di prestare ascolto alle parole lasciate in eredità. Quella di non dimenticare l’infanzia, di preservarsi dagli eccessi e di abbandonarsi alla fantasia dell’amore. Nella tragicità della sua storia, Mac è riuscito a diventare eterno.

Questo disco non è un semplice album postumo, ma la possibilità di riscrivere una storia futura diversa, grazie a chi ha deciso di raccontare la propria.

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