Il gelo ci piomberà addosso come in America senza preavviso

Anche in Europa rischiamo un’ondata di gelo simile a quelle in atto e previste nel Nord America? Il Nord America si trova sotto il lobo, o meglio una profonda ansa del Vortice Polare, ma non quello della stratosfera, bensì della troposfera, dove avvengono i fenomeni atmosferici.   Le tempeste invernali che interessano il Nord America, […] Il gelo ci piomberà addosso come in America senza preavviso

Jan 16, 2025 - 19:04
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Il gelo ci piomberà addosso come in America senza preavviso

Anche in Europa rischiamo un’ondata di gelo simile a quelle in atto e previste nel Nord America? Il Nord America si trova sotto il lobo, o meglio una profonda ansa del Vortice Polare, ma non quello della stratosfera, bensì della troposfera, dove avvengono i fenomeni atmosferici.

 

Le tempeste invernali che interessano il Nord America, specialmente le regioni a est delle Montagne Rocciose, sono il risultato di un’interazione complessa tra masse d’aria fredda artica e correnti più calde e umide provenienti dal Golfo del Messico. Le Montagne Rocciose agiscono come una barriera naturale, deviando il flusso delle correnti atmosferiche e facilitando la formazione di sistemi di bassa pressione. Questi cicloni estratropicali si intensificano rapidamente, generando tempeste violente con forti venti, nevicate abbondanti e temperature che possono scendere sotto i -30°C in alcune aree.

 

Un altro fattore determinante è l’effetto lago, che interessa le regioni dei Grandi Laghi. Quando l’aria artica attraversa le acque relativamente più calde dei laghi, si carica di umidità e scarica grandi quantità di neve sulle aree circostanti.

 

In Europa, eventi di tale intensità non si verificano a causa della diversa configurazione geografica e climatica. Le correnti nord-occidentali provenienti dall’Oceano Atlantico trasportano aria mite e umida. Il gelo intenso in Europa è invece causato dall’afflusso di aria siberiana, spinta da venti orientali. L’assenza di una catena montuosa vasta come le Montagne Rocciose non permette la stessa dinamica di intrappolamento e deviazione delle masse d’aria fredda, limitando la formazione di tempeste di gelo su scala comparabile.

 

L’Europa è a rischio gelo, e ne usciremo solo a marzo inoltrato a causa di una forte instabilità atmosferica che sta complicando notevolmente le previsioni meteorologiche. Le irruzioni di aria fredda provenienti dall’Artico Russo o dalla Siberia rappresentano fenomeni estremi in grado di influenzare significativamente il clima europeo. Questi episodi portano a un brusco calo delle temperature e a precipitazioni nevose abbondanti, anche in aree solitamente meno soggette a inverni rigidi. La complessità di queste dinamiche meteorologiche, unita alla loro imprevedibilità, rende difficoltosa la pianificazione preventiva, complicando sia le previsioni che la gestione degli impatti regionali.

 

L’irruzione del gennaio 1999 è un esempio emblematico di aria gelida proveniente dall’Artico Russo. Durante quell’evento, un flusso d’aria fredda raggiunse il Mediterraneo Centrale, causando condizioni eccezionali nel Sud Italia, in particolare in Sicilia. La neve arrivò persino a Palermo e nelle località costiere settentrionali dell’isola, fenomeno raro per la regione. Le temperature scesero sotto lo zero in diverse aree, creando notevoli disagi e stupore tra la popolazione. Questo episodio fu favorito da un blocco anticiclonico sull’Europa Settentrionale, che deviò le correnti fredde verso il Mediterraneo.

 

Le irruzioni siberiane, caratterizzate da aria gelida e secca, producono effetti diversi ma altrettanto intensi. Un esempio significativo è febbraio 2012, quando una vasta ondata di gelo colpì gran parte dell’Europa e del Nord Italia, causando temperature inferiori ai -20°C in alcune località. Questo evento, provocato da una destabilizzazione eccezionale del Vortice Polare, portò abbondanti nevicate in pianura su ampie zone del continente e un gelo persistente per settimane. In Italia, il Centro e il Nord Italia furono tra le aree più colpite, con nevicate straordinarie e gravi problemi per la viabilità.

 

Un altro caso recente è l’irruzione del gennaio 2017, che colpì severamente il Sud Italia. L’aria siberiana, giungendo nel Mediterraneo, incontrò masse d’aria più umida, causando forti nevicate in molte aree del Sud Italia e delle Isole Maggiori, inclusi Puglia, Calabria e zone interne della Sicilia. Le temperature crollarono ovunque, raggiungendo i -10°C nelle zone collinari e montuose, mentre il freddo si fece sentire anche lungo le coste, dove la neve cadde abbondante.

 

Un ultimo caso emblematico è rappresentato dall’irruzione di fine febbraio e inizio marzo 2018, nota come Burian. Questo evento portò aria gelida siberiana su gran parte dell’Europa, spingendosi fino al Mediterraneo. Molte città italiane, incluse grandi metropoli come Roma, registrarono nevicate straordinarie. Nel Nord Italia il freddo fu particolarmente intenso, con minime sotto i -10°C, mentre nel Centro e nel Sud Italia la neve raggiunse persino le aree costiere e pianeggianti.

 

La complessità di questi eventi risiede nella loro improvvisa comparsa e nelle difficoltà che i modelli meteorologici incontrano nel prevederne l’intensità e l’evoluzione. Spesso, proiezioni che sembrano indicare un’irruzione gelida vengono successivamente corrette, come dimostrato dai recenti annunci e revisioni del Centro Meteo Europeo. L’incertezza previsionale è principalmente legata alla variabilità del Vortice Polare, fenomeno che regola il comportamento delle masse d’aria fredda nelle regioni settentrionali. Quando il Vortice Polare si indebolisce o si frammenta, le correnti gelide possono scendere verso sud, causando gli effetti devastanti osservati in questi episodi.

 

Inoltre, le condizioni climatiche globali, come il riscaldamento delle acque oceaniche o la persistenza di anticicloni sull’Europa Settentrionale, favoriscono l’apertura di corridoi per queste irruzioni fredde. Tuttavia, l’evoluzione rapida delle configurazioni atmosferiche rende difficile una previsione accurata a lungo termine, implicando che fenomeni come quelli del 1999, 2012, 2017 e 2018 possano verificarsi con scarso preavviso dai Centri Meteo.

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