INTERVISTA | Met Fish: “Le major premiano l’immagine appiattendo la musica”

Met Fish arriva con Ikigai, il disco, che esce per Orangle Records e Mendaki Publishing, è stato anticipato nei mesi scorsi da numerosi singoli fra cui Megera, I Notturni, Kintsugi e Vite a Metà ed è disponibile nei maggiori store online. Abbiamo intervistato l’Artista Ikigai, che è stato lo spunto per questa intervista a Met […] L'articolo INTERVISTA | Met Fish: “Le major premiano l’immagine appiattendo la musica” proviene da Blog della Musica.

Jan 14, 2025 - 14:54
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INTERVISTA | Met Fish: “Le major premiano l’immagine appiattendo la musica”

Met Fish arriva con Ikigai, il disco, che esce per Orangle Records e Mendaki Publishing, è stato anticipato nei mesi scorsi da numerosi singoli fra cui Megera, I Notturni, Kintsugi e Vite a Metà ed è disponibile nei maggiori store online. Abbiamo intervistato l’Artista

Ikigai, che è stato lo spunto per questa intervista a Met Fish, ha sole sette tracce ed è una raccolta di storytelling che raccontano esperienze personali e storie vissute che hanno lasciato qualcosa di indelebile nell’animo dell’artista. Il mood del disco è principalmente cupo a causa dei temi trattati. Nonostante questo, l’album di Met Fish invita a non arrendersi e ad apprezzare anche le esperienze negative che, in qualche modo, ci rendono quello che siamo.

Ciao Met Fish, ti va di presentarti per chi non ti conoscesse?

Mi chiamo Damiano, in arte Met Fish e sono rapper e beatmaker, mi sono innamorato della cultura Hip hop del 2006. Inizialmente mi sono dedicato al writing, poi grazie all’ascolto di album come “Chi more pe me” dei Co Sang e “Tradimento” di Fabri Fibra, ho deciso di mollare la bomboletta e dedicarmi solo ed esclusivamente alla musica. Dal 2009 in poi ho cominciato a pubblicare i miei primi dischi e iniziato a fare i primi palchi.  Ad oggi ho rilasciato diversi circa dieci progetti tra EP, mixtape e album. Il mio ultimo ep, Ikigai, è appena uscito.

Tu fai rap e produci anche basi musicali. Quanto è importante, anche in un genere come il tuo, studiare?

È importantissimo, spesso si crede che il rap sia un genere semplice e che possano farlo tutti, infatti molti si spacciano per beatmaker, sound engineering e addetti ai lavori solo perché hanno frequentato un corso. Invece non è così, richiede dedizione, allenamento, studio e costanza.

Il tuo disco si chiama Ikigai ed è molto elaborato e distante da quello che si sente nelle radio del mainstream. Qual è il tuo punto di vista in merito alle grandi major, al rap e al marketing?

Fino a qualche anno fa demonizzavo le major e le loro strategie di marketing, poi mi sono reso conto che la musica è un prodotto e come tale deve essere venduto, inoltre la major investe dei soldi, per cui deve trovare il modo di rientrare della spesa.

Ascolta il disco Ikigai di Met Fish

Tuttavia, non sono d’accordo su due strategie, la prima è quella di far passare in secondo piano la qualità della musica premiando l’immagine. Ciò ha causato un appiattimento musicale e culturale, facendo sì che il web sfornasse artisti molto discutibili.

La seconda è quella di sfruttare gli artisti che stanno portando avanti un trend che funziona, e al termine di questo, li abbandonano cercando nuovi volti da sfruttare.

Rap, domanda e offerta. Tu credi che le persone vogliano quello che le major propongono o credi che siano le major a imporre un determinato prodotto?

Bella domanda, credo che le major impongano determinati tipi di prodotti e tendenze. Poi, avendo dei budget molto ampi, possono permettersi di veicolare i suddetti attraverso i mezzi di informazione e farli arrivare agli utenti.

Di cosa parli in Ikigai e che significato assume il titolo?

Ikigai è un rimando alla cultura giapponese, significa “ragione di vita”. Nel disco ho racchiuso sette storytelling nei quali ho parlato di alcune esperienze traumatiche che mi hanno segnato, lo scopo del progetto è quello di poter aiutare chi sta vivendo gli stessi drammi a superarli. Questa è una ragione di vita secondo me, attraverso la musica aiutare chi sta peggio.

Praticamente esci da indipendente. Quali sono le maggiori difficoltà che si incontrano quando non si ha un’etichetta discografiche alle spalle?

Sicuramente la difficoltà maggiore è quella economica, da indipendente ogni spesa è a mio carico, dalle produzioni, le sessioni di registrazione, mix, master e tutto ciò che concerne la produzione. Inoltre non avere un’etichetta dietro comporta il dover gestire tutto da solo, le scadenze, le release.

A Met Fish piacerebbe la notorietà? Essere nel mondo delle grandi case discografiche? O sei un artista che si accontenta di quello che ha?

Sinceramente la notorietà non mi interessa, sono piuttosto riservato sulla mia vita privata e l’idea che un giornale di gossip, oppure degli ospiti indesiderati possano invaderla, mi dispiacerebbe. La cosa che mi darebbe gioia è sicuramente avere successo, che non vuol dire essere ricco sfondato, ma riuscire a fare bene ciò che mi piace (la musica) e riuscire ad avere il giusto riconoscimento. Sicuramente il sogno è quello di entrare in contatto con delle major, però bisogna vedere a che prezzo.

Quali sono, secondo te, i punti di forza del tuo disco?

Quella che i Mobb Deep chiamavano “realness”, è un disco in cui non ci sono storie inventate o argomenti catchy per gli ascoltatori, solo esperienze vissute in prima persona e la cruda realtà.

Domanda conclusiva: qual è il messaggio che Met Fish vuol lanciare con Ikigai?

Che nonostante le difficoltà, gli errori, i fallimenti e le cadute quotidiane, c’è sempre un domani. La speranza non deve mai lasciare posto allo sconforto.

Social e Contatti

  • Instagram: https://www.instagram.com/met_fish/
  • Website: https://www.oranglerecords.com
  • Instagram: https://www.instagram.com/orangle_records/

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