Ma il grande GELO americano arriverà in ITALIA?
La domanda che numerosi appassionati di meteo e NON si pongono riguarda se l’ondata di gelo che sta interessando gli STATI UNITI D’AMERICA e il CANADA, con valori termici davvero gelidi persino lungo la costa del GOLFO DEL MESSICO, raggiungere, o si manifesterà nel seguito in Europa. È spontaneo domandarsi se questo rigore invernale potrà […] Ma il grande GELO americano arriverà in ITALIA?
La domanda che numerosi appassionati di meteo e NON si pongono riguarda se l’ondata di gelo che sta interessando gli STATI UNITI D’AMERICA e il CANADA, con valori termici davvero gelidi persino lungo la costa del GOLFO DEL MESSICO, raggiungere, o si manifesterà nel seguito in Europa.
È spontaneo domandarsi se questo rigore invernale potrà raggiungere anche l’ITALIA, causando condizioni meteo analoghe a quelle sperimentate dagli abitanti del NORD AMERICA.
Prima di rispondere, è utile comprendere le cause profonde che permettono al freddo nordamericano di espandersi con tanta facilità verso sud, fino a zone a clima notoriamente più mite.
Le origini del gelo in Nord America
Il NORD AMERICA si estende dalle regioni artiche fino alle coste del GOLFO DEL MESSICO, un’area caratterizzata a nord da climi subpolari e, a sud, da fasce tropicali.
La presenza di ampie aree continentali e la relativa scarsità di mari in grado di mitigare le ondate di gelo fanno sì che masse d’aria molto fredde, originarie del CANADA settentrionale, possano propagarsi rapidamente verso sud in un paio di giorni.
Le cronache meteo riferiscono che città situate alla stessa latitudine di PALERMO e CATANIA stanno registrando temperature impressionanti, fino a -15 °C.
Negli ultimi anni, perfino la costa del TEXAS, che si trova ancora più a sud, ha sperimentato valori termici di parecchi gradi sotto zero, con ondate di freddo estremo così eccezionali da essere definite le più intense negli ultimi 100 anni, causando danni per milioni di dollari.
Le vicende meteo statunitensi non sono una novità: in passato, l’ormai nuovo presidente DONALD TRUMP basò parte delle sue dichiarazioni sul cambiamento climatico proprio su un’eccezionale ondata di gelo che investì il Paese.
Tuttavia, sebbene quest’inverno gli americani stiano affrontando una stagione rigida, non si tratta di un record assoluto in termini di valori termici minimi. Le nevicate, invece, sono risultate particolarmente diffuse e notevoli, tanto da essere annoverate tra le più intense degli ultimi dieci anni in molte zone degli STATI UNITI D’AMERICA.
A dimostrazione di ciò, il meteo rivela come nelle località tropicali del sud degli STATI UNITI D’AMERICA, dove generalmente non si scende sotto i 15 °C neppure nei giorni più freddi, si siano toccati valori termici a una sola cifra.
In alcune aree della FLORIDA, come MIAMI, il termometro ha registrato 8 °C, temperatura del tutto fuori dal comune per chi è abituato a climi caldi.
Per un residente di MIAMI, 8 °C rappresentano un’evidente eccezione meteo, mentre per chi vive a MILANO o ROMA questa condizione è del tutto ordinaria, specialmente di notte.
Tuttavia, negli STATI UNITI D’AMERICA, le ondate di freddo sono spesso accompagnate da venti intensi in grado di far crollare ulteriormente i valori percepiti, un fenomeno che i meteorologi definiscono wind chill, o temperatura percepita.
Questo aspetto è uno dei più pericolosi: se la colonnina di mercurio mostra 0 °C, con un vento abbastanza forte la pelle può subire un raffreddamento equivalente anche a -10 °C o valori inferiori, comportando un aumento del rischio di ipotermia. Un esempio estremo si verificò alcuni anni fa nella città di BUFFALO, resa celebre dalle violente nevicate dovute ai venti che scorrono sul LAGO ERIE. In quell’occasione, i venti simili a uragani determinarono nevicate eccezionali e un drastico calo delle temperature domestiche, che in alcune abitazioni scesero a 5 °C a causa della furia del vento che penetrava le strutture abitative, congelandole.
L’evento provocò diverse vittime: alcune persone rimasero intrappolate nelle proprie automobili, altre subirono le conseguenze del blocco delle caldaie, con un abbassamento della temperatura interna sotto lo zero.
Questo tipo di fenomeni meteo è difficilmente paragonabile a ciò che accade in EUROPA, nemmeno quando si richiamano alla memoria le grandi ondate di freddo del 1956, di gennaio 1985 o del 1929.
Nel continente nordamericano, il gelo si accompagna spesso a raffiche di vento gelido che possono essere confrontate con la Bora di TRIESTE, ma con valori termici mediamente molto più bassi.
La situazione per l’Europa e per l’Italia
La questione da affrontare è: l’ondata di gelo americano arriverà davvero in EUROPA e, di conseguenza, in ITALIA?
Secondo i più recenti modelli matematici utilizzati nella previsione meteo, la nuova ondata di freddo nordamericana è generata da una propaggine del vortice polare che si è spostata verso sud-est, ma difficilmente riuscirà a raggiungere l’EUROPA nella stessa forma devastante.
Nel caso in cui dovesse arrivare, si presenterebbe in modo molto attenuato, poiché l’orografia e la circolazione atmosferica europea non consentono un trasferimento così diretto delle masse d’aria come accade in NORD AMERICA.
Per gli europei, questa è una buona notizia, dato che un’eventuale ondata di freddo molto intensa potrebbe aggravare i già elevati costi energetici, soprattutto dopo un autunno e un inizio inverno che hanno ridotto in maniera consistente le scorte di gas naturale.
Nel nostro continente, le ondate di gelo sono generalmente innescate da correnti provenienti dalla SCANDINAVIA o dalla RUSSIA, configurazioni atmosferiche piuttosto distanti da quelle che dominano il NORD AMERICA.
Nei territori statunitensi, sono le correnti da nord-ovest a portare il grande gelo, mentre in EUROPA tali venti non riescono a veicolare masse d’aria artica di pari potenza.
Un esempio interessante si verificò a metà settembre 2024, quando le correnti in arrivo dalla RUSSIA trasportarono aria insolitamente calda, con l’OCEANO ARTICO che registrava valori termici superiori di 25 °C rispetto alla norma stagionale.
Se in quel momento le correnti fossero state fredde anziché calde, l’ITALIA avrebbe potuto sperimentare condizioni meteo particolarmente rigide, simili alle grandi ondate di gelo europeo.
Ciò dimostra come la semplice provenienza geografica di una massa d’aria non basti a determinare le sue caratteristiche: il contesto climatico globale, il riscaldamento delle acque oceaniche e la disposizione dei sistemi anticiclonici e depressionari sono elementi fondamentali per definire l’effettiva portata delle irruzioni fredde.
Al momento, tutto indica che il freddo intenso degli STATI UNITI D’AMERICA rimarrà confinato oltre oceano e non riuscirà a scavalcare l’ATLANTICO.
Il lobo del vortice polare che sta interessando il NORD AMERICA appare molto instabile, ma la direzione dominante dei venti e la presenza di barriere naturali e oceaniche riducono di molto la probabilità di un passaggio diretto verso il nostro continente.
È utile ricordare che lo scenario meteo può subire variazioni importanti in tempi relativamente brevi, sebbene gli strumenti di previsione moderni offrano una finestra di attendibilità estesa fino a una decina di giorni.
Nessuno esclude che, tra qualche settimana, una diversa configurazione atmosferica possa consentire al vortice polare di “scivolare” verso la EUROPA, richiamando correnti molto fredde dal nord-est europeo o dalla RUSSIA, ma la situazione attuale non lascia presagire un impatto diretto del gelo americano.
Questo, in sostanza, ci rassicura almeno per la prima parte dell’inverno, perché non dovremmo sperimentare le medesime condizioni meteo che vediamo nelle immagini in arrivo dagli STATI UNITI D’AMERICA.
Inoltre, il riscaldamento globale, pur essendo un tema controverso, influenza le dinamiche atmosferiche e può modificare il comportamento del vortice polare, rendendolo più instabile e propenso a scivolare verso latitudini più meridionali.
Nonostante ciò, la mitigazione offerta dai nostri mari e la conformazione orografica del continente europeo rendono improbabile una replica perfetta del freddo nordamericano.
La storia meteo ci insegna che improvvise discese artiche possono comunque avvenire, come negli inverni più severi che la memoria collettiva ricorda.
Tuttavia, anche in tali situazioni, è raro osservare venti tanto violenti quanto quelli che sferzano il NORD AMERICA, con la conseguenza che il freddo percepito non raggiunge quasi mai livelli così estremi nelle nostre regioni.
Alla luce di questi fattori, possiamo affermare che il grande gelo americano, almeno per adesso, non transiterà sull’ITALIA.
Il lobo del vortice polare che si è spinto con forza verso gli STATI UNITI D’AMERICA rimarrà confinato oltreoceano, senza alcun coinvolgimento diretto del nostro Paese.
Le condizioni meteo europee continueranno a dipendere principalmente da correnti atlantiche o da eventuali impulsi da nord-est, che nulla hanno a che vedere con l’attuale scenario climatico nordamericano.
Resta però importante seguire gli aggiornamenti meteo a breve e medio termine, poiché l’atmosfera è un sistema complesso e mutabile, in grado di riservare sorprese imprevedibili.
Se un giorno dovesse emergere un collegamento diretto tra il vortice polare in NORD AMERICA e l’EUROPA, lo percepiremmo attraverso improvvisi cali delle temperature, ma mai nella stessa misura di quanto accade sulle coste del GOLFO DEL MESSICO o nelle regioni settentrionali del CANADA.
Finché permane l’attuale configurazione, il grande gelo americano continuerà a rimanere un fenomeno locale per il continente oltre l’ATLANTICO, senza provocare quegli effetti drammatici di cui abbiamo notizia nelle cronache meteo dagli STATI UNITI D’AMERICA.
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