Momenti iconici o controversi del Festival di Sanremo negli anni ’80: la prima conduttrice donna e i debutti di Loredana Bertè e Mia Martini
Festival di Sanremo anni ’80. Tra polemiche, il ritorno di Super Pippo e quello di Mia Martini. Dopo gli anni gli anni ’50, i ’60 e i ’70, quarto appuntamento e quarto decennio per il nostro viaggio in sette capitoli nei sette decenni del Festival di Sanremo, in attesa dell’edizione 2025. La prima, l’edizione del […] L'articolo Momenti iconici o controversi del Festival di Sanremo negli anni ’80: la prima conduttrice donna e i debutti di Loredana Bertè e Mia Martini proviene da All Music Italia.
Festival di Sanremo anni ’80. Tra polemiche, il ritorno di Super Pippo e quello di Mia Martini.
Dopo gli anni gli anni ’50, i ’60 e i ’70, quarto appuntamento e quarto decennio per il nostro viaggio in sette capitoli nei sette decenni del Festival di Sanremo, in attesa dell’edizione 2025.
La prima, l’edizione del 1980 rappresenta un primo passo della Rai verso un rinnovato interesse nella kermesse sanremese, dopo un lungo periodo di apparente distacco da parte della televisione di Stato. Un ritorno che, seppur parziale, segna l’inizio di una nuova fase per il Festival della Canzone Italiana.
Sono gli anni dell’istituzione del Premio della Critica, della categoria emergenti e di alcune grosse polemiche.
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Il Festival di Sanremo negli anni ’80:
1980: il debutto di Toto Cutugno e l’arrivederci dell’orchestra
L’edizione vede il debutto in gara di Toto Cutugno come solista, che conquista la vittoria con la sua Solo Noi. Un trionfo che resterà unico nella sua carriera sanremese, caratterizzata da ben 13 partecipazioni, 6 secondi posti (di cui 4 consecutivi) e nessun altro primo posto.
Un altro elemento distintivo di quell’anno è l’assenza dell’orchestra: per la prima volta si canta interamente su base in playback, una scelta che cambierà la percezione del Festival. L’orchestra tornerà sul palco solo dieci anni più tardi, nel 1990.
1981: i ricchi e poveri, tra successo e polemica
Il 1981 fu, nel bene e nel male, l’anno dei Ricchi e Poveri. Tra i momenti più memorabili dell’edizione 1981 c’è la canzone Sarà perché ti amo che, pur classificandosi quinta, diventa un successo internazionale straordinario trasformandosi in un evergreen della musica italiana.
La band affronta anche una grossa bufera quell’anno. Marina Occhiena, appena uscita dal gruppo a causa di dissidi con la brunetta Angela, presenta un ricorso d’urgenza al tribunale per partecipare alla gara con la band. La richiesta viene accolta, e il gruppo è costretto a tornare ad esibirsi durante le prove della finale nella formazione a quattro. All’ultimo Marina decide di ritirarsi, consentendo ai Ricchi e Poveri di competere con la nuova formazione in trio.
La formazione che resterà un punto fermo fino al 2016 prima di un ritorno, ospiti fuori gara nel 2020, proprio sul palco dell’Ariston.
Il 1981 è anche l’edizione, condotta per il secondo anno consecutivo da Claudio Cecchetto, accompagnata dalla sigla Gioca Jouer, canzone dello stesso Cecchetto che diventa un tormentone nazionale.
La compilation della kermesse, per la prima volta, diventa un successo e scala le classifiche. Negli anni successivi questo successo andrà a crescere di anno in anno.
Cliccate in basso su continua per scoprire la nascita del premio della critica, oggi dedicato ad una grandissima artista, e l’ultima partecipazione di una vera rockstar.
1982: nasce il Premio della Critica
Il 1982 segna l’istituzione del Premio della Critica che viene vinto quell’anno da Mia Martini con un brano scritto da Ivano Fossati, E non finisce mica il cielo. Solo l’anno successivo l’artista si ritirerà dalle scene fino al 1989 a causa delle maldicenze sul suo conto e per un’ingiusta ostracizzazione da parte del mondo musicale italiano, frutto di una triste superstizione.
Tornerà sul palco dell’Ariston solo sette anni dopo, grazie all’endorsment di Renato Zero, vincendo nuovamente questo premio che, dal 1996, porta proprio il suo nome.
1983: Vasco Rossi e la polemica che fece storia
Tra gli episodi più discussi dell’edizione 1983, spicca l’esibizione di Vasco Rossi con la sua Vita Spericolata, brano destinato a diventare uno dei pilastri della sua carriera e un classico della musica italiana. Nonostante il successo ottenuto negli anni successivi, la canzone all’epoca ottenne un risultato sorprendentemente negativo, piazzandosi al penultimo posto in classifica.
A rendere memorabile la sua partecipazione fu il gesto compiuto nella serata finale. In aperta polemica con l’organizzazione, Vasco abbandonò il palco mentre il brano era ancora in esecuzione, svelando così al pubblico che le esibizioni avvenivano in playback. Questa sua seconda partecipazione fu anche l’ultima al Festival come artista in gara.
Ci sarà anche un altro artista che, l’anno successivo, farà polemica. Questa volta un nome internazionale. Cliccate in basso su continua per andare avanti con la lettura sulla storia dei Festival di Sanremo degli anni ’80.
1984, il ritorno di Super Pippo
A presentare quest’edizione sarà un uomo che legherà indissolubilmente il suo nome al Festival, soprattutto negli anni ’90… Pippo Baudo. Il presentatore torna a farlo a distanza di 15 anni dalla prima volta, quella del 1968.
Con la direzione artistica di Gianni Ravera, questa edizione segnò l’introduzione di una competizione parallela: quella delle Nuove Proposte, affiancata alla gara principale, ribattezzata Big. A trionfare tra i giovani fu Eros Ramazzotti.
Ospiti internazionali i Queen con Radio Ga Ga. La performance fu accompagnata da una polemica: i Queen avrebbero voluto esibirsi dal vivo, ma l’organizzazione del Festival, sotto pressione delle case discografiche, impose loro il playback.
In segno di protesta, Freddie Mercury tenne il microfono lontano dalla bocca per quasi tutta la durata del brano, un gesto che la regia cercò invano di mascherare abbassando l’audio della canzone.
Il 1984 è anche l’anno di un evento clamoroso: una protesta degli operai dell’Italsider di Genova, che durante la serata inaugurale si radunarono in massa davanti al Teatro Ariston per manifestare contro un piano di licenziamenti. Gli operai chiedevano il blocco del Festival. Pippo Baudo, dopo aver ascoltato le loro motivazioni, acconsentì a far salire alcuni rappresentanti sul palco a spiegare la problematica contro cui si stavano battendo.
1986, la prima donna “al comando”
È il primo anno in cui a presentare ufficialmente la kermesse sarà una donna… Loretta Goggi. Prima di vederne un’altra nello stesso ruolo bisognerà aspettare il 2001 con Raffaella Carrà. Seguiranno poi Simona Ventura (2004, subentrata a Bonolis, ritiratosi dopo le trattative) e Antonella Clerici, nel 2010.
A dare scandalo in questa edizione sarà il debutto in gara di Loredana Bertè che, per rappresentare il massimo punto di femminilità della donna nell’interpretare la sua Re, scritta da Mango, si presenterà sul palco con un finto pancione con una coreografia pensata da Franco Miseria. Le polemiche della stampa causarono il caos e la sua etichetta dell’epoca, la CBS, scioglierà il contratto mandando all’aria il progetto di un intero disco scritto con Mango.
1987, l’edizione più vista di sempre
È la prima edizione i cui ascolti vengono rilevati dall’Auditel. Con una media del 68,95% di share (picco 77,50%), l’edizione del 1987 detiene il primato di essere la più vista nella storia del Festival.
Fu anche il primo anno con quattro serate, un cambiamento richiesto dalle case discografiche per garantire maggiore visibilità agli artisti. Tuttavia, l’introduzione di un dibattito nella terza serata portò a una gestione caotica, relegando le Nuove Proposte a tarda notte, una consuetudine che sarebbe diventata abituale nei decenni successivi.
Questo Festival è ricordato anche per un momento drammatico: la morte di Claudio Villa, annunciata in diretta da Pippo Baudo durante la serata finale. Il “Reuccio” della canzone italiana, recordman di vittorie al Festival insieme a Domenico Modugno, si spense poco prima presso l’ospedale di Padova.
Un altro primato fu quello di Toto Cutugno, che anticipò i moderni autori multipli firmando ben quattro brani in gara, tutti piazzati nelle prime sette posizioni.
Cliccate in basso su continua per scoprire il programma che pose le basi per il Dopofestival ma non solo.. spazio anche all’edizione con la conduzione più disastrosa di sempre.
festival di sanremo anni’80: nel 1988…
In quell’edizione, Aldo Biscardi fu chiamato a condurre il Processo al Festival, un dibattito dedicato alla kermesse in corso, pensato per alleggerire la tensione della gara tra i Big.
Nel corso di questo esperimento televisivo la discussione degenerò rapidamente, assumendo toni accesi e conflittuali tra cantanti e giornalisti. La situazione raggiunse il culmine quando molti artisti in gara, tra cui Francesco Nuti e Luca Barbarossa, decisero di abbandonare il programma in diretta, protestando contro la formula stessa della trasmissione.
A seguito di questo fallimento, l’idea di un DopoFestival o di uno spazio dedicato ai commenti sul Festival venne accantonata. Sarebbe stato Pippo Baudo, anni dopo, a riportare il concetto in auge, trasformandolo in una parte fondamentale della manifestazione.
1989: il disastroso Festival dei “figli d’arte”
Il trentanovesimo Festival di Sanremo vide alla conduzione di Rosita Celentano, Paola Dominguín, Danny Quinn e Gianmarco Tognazzi. Soprannominati dai media i “figli d’arte” per la fama dei loro genitori, furono affiancati da Kay Sandvick e Clare Ann Matz.
In origine, gli organizzatori avevano previsto che la conduzione fosse affidata a Renato Pozzetto, con i figli d’arte nel ruolo di valletti. Tuttavia, l’attore si ritirò poco prima dell’inizio della kermesse, costringendo l’organizzazione a cercare alternative. Dopo i rifiuti di Pippo Baudo, Enrico Montesano, Renzo Arbore e Loretta Goggi (che declinarono per la mancanza di tempo per prepararsi adeguatamente), si decise di promuovere direttamente i quattro giovani al ruolo di conduttori principali.
La conduzione dei “figli d’arte”, all’epoca quasi privi di esperienza nella presentazione televisiva, si rivelò particolarmente sfortunata tra gaffe e lapsus linguistici.
Il Festival di Sanremo del 1989 introdusse per la prima (e unica) volta la categoria degli Emergenti, pensata per quegli artisti con una carriera già avviata – con uno o due album pubblicati – ma non ancora considerati pienamente affermati. Una sorta di categoria intermedia tra i Campioni e le Nuove Proposte.
Tra i 32 artisti partecipanti, 8 furono selezionati per esibirsi al Festival. Dopo una prima esecuzione, il numero dei concorrenti venne ulteriormente ridotto a 4, fino alla proclamazione del brano vincitore.
Un esperimento interessante e che, a nostro avviso, sarebbe da recuperare per creare una gara one shot, nella prima serata, in cui far sfidare artisti provenienti da talent show o già noti al pubblico, da promuovere sul campo a big, in modo da non togliere spazio ai veri emergenti della categoria Nuove Proposte.
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