Sconosciuti, Cosmo: testo e significato della canzone

Testo e significato di Sconosciuti di Cosmo, un brano che racconta un senso di smarrimento e solitudine esistenziale

Jan 17, 2025 - 03:01
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Sconosciuti, Cosmo: testo e significato della canzone

Sconosciuti è il titolo del nuovo singolo di Cosmo disponibile dal 16 gennaio su tutte le piattaforme digitali per Columbia Records – Sony Music Italy/42Records. Il brano si aggiunge alla tracklist dell’album Sulle ali del cavallo bianco.

Il processo creativo di Sconosciuti affonda le sue radici in una primissima versione strumentale composta da Cosmo per la colonna sonora del cortometraggio Fiori fiori fiori di Luca Guadagnino, presentato nel 2020 alla Mostra del Cinema di Venezia, poi ripresa e sviluppata con Alessio Natalizia, in arte Not Waving, fino al raggiungimento della forma attuale.

Come i racconti dei personaggi che si incrociano in Fiori fiori fiori, ambientato nella Sicilia di Guadagnino durante il blocco per la pandemia da Covid che ha unito il mondo intero, il testo di Sconosciuti nasce in quel periodo anomalo: affacciandosi alla finestra Cosmo vede una persona che cammina da sola per strada, uno sconosciuto, e si sorprende a provare un’immediata empatia. Spesso, camminando, si ritrova a immaginare chi siano le persone che incrocia, dove stiano andando, come vivano, e soprattutto come si sentano. Decide quindi di scrivere una canzone dedicata a questi “sconosciuti”, immaginando di cantargliela a tu per tu con la consapevolezza che passato quel momento non si rivedranno mai più.

ASCOLTA QUI “SCONOSCIUTI” DI COSMO.

Il testo di Sconosciuti di Cosmo

Leggi il testo di “Sconosciuti” di Cosmo.

Prendo la mela
Ci ficco i denti, dentro
E stacco un pezzo
Lo faccio a pezzi nella bocca

Spengo questo schermo
Un paio di giorni che non so
Che non capisco che c’è

Sembra domenica
Ma non ho idea
Ogni secondo mi sembra un addio
E non c’è un cane per Ivrea
E faccio dall’alto
Trovo un giorno di sole
Che cade sulla strada
Che cade là fuori, fuori da me

Tutto è più reale alla finestra
Se un po’ scompare
E pi ti vedo laggiù
Tu, io non ti conosco

E non ci conosceremo mai
Chissà, chissà dove vai
Chissà dove vai

E poi ti vedo laggù
Tu, io non ti conosco

E non ci conosceremo mai
Chissà, chissà dove vai
Chissà cosa fai
Chissà dove vai
Chissà come stai, come stai
Chissà se lo sai, dove sei
Dove andrai
Te lo chiedi mai

Poi ti vedo laggiù
E ci pensi mai a che sogni fai
Sì che sogni fai
Come stai, come stai
Che fine farai
Poi vedo laggiù
E ci pensi mai a che sogni fai
Sì che sogni fai
Come stai, come stai
Che fine farai

Poi ti vedo laggiù
Chissà dove vai, chissà dove vai, chissà dove vai

Il significato della canzone Sconosciuti di Cosmo

La canzone “Sconosciuti” di Cosmo esplora un senso di smarrimento e solitudine esistenziale, alternato a momenti di riflessione su se stessi e sugli altri. L’immagine iniziale della mela, con “Prendo la mela, ci ficco i denti, dentro”, suggerisce un gesto quotidiano e istintivo che contrasta con la disconnessione percepita dal narratore rispetto alla realtà circostante. Lo schermo spento e i giorni confusi (“Un paio di giorni che non so, che non capisco che c’è“) dipingono un’atmosfera sospesa, in cui il tempo sembra perdere significato.

La descrizione di una Ivrea deserta (“E non c’è un cane per Ivrea“) accentua la sensazione di isolamento. Anche un raro “giorno di sole che cade sulla strada” non riesce a penetrare nella dimensione interiore del narratore, che percepisce questa luce come qualcosa di distante e separato da sé: “fuori da me”.

Il momento di osservazione alla finestra diventa un punto di connessione con il mondo esterno, ma è un contatto fragile e sfuggente: “Tutto è più reale alla finestra se un po’ scompare”. L’apparizione di una figura lontana (“Tu, io non ti conosco“) scatena un vortice di domande esistenziali sul destino e sulla possibilità di entrare in relazione con gli altri: “E non ci conosceremo mai, chissà dove vai, chissà cosa fai”. Questo sconosciuto diventa simbolo delle infinite storie che si incrociano senza mai toccarsi davvero.

Il continuo ripetersi delle domande (“Come stai, come stai? Che fine farai?”) esprime un’ansia che non trova risposta, ma si alimenta di incertezza. Il cantanti si interroga non solo sull’altro, ma anche su se stesso, proiettando le proprie insicurezze e paure nei pensieri rivolti a questa figura distante.

L’ossessivo ritornare a “Chissà dove vai” esprime il tentativo di afferrare un senso in un mondo che sembra sfuggire al controllo. La chiusura aperta del testo, con la ripetizione di questa domanda, lascia sospesa ogni certezza, sottolineando l’irrisolutezza della condizione umana.

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