Inverno a ritmo lento a Crans-Montana: cosa fare nella blasonata località svizzera (oltre allo sci)
Sotto gli alberi innevati il silenzio è irreale. L’unico suono che si avverte sembra essere quello dei passi che affondano appena nella neve fresca. Eppure il bosco rivela le tracce di altri abitanti. Le impronte di caprioli e scoiattoli si rincorrono ai lati del sentiero che segue le bisse, gli antichi sistemi di irrigazione con L'articolo Inverno a ritmo lento a Crans-Montana: cosa fare nella blasonata località svizzera (oltre allo sci) sembra essere il primo su Dove Viaggi.
Sotto gli alberi innevati il silenzio è irreale. L’unico suono che si avverte sembra essere quello dei passi che affondano appena nella neve fresca. Eppure il bosco rivela le tracce di altri abitanti. Le impronte di caprioli e scoiattoli si rincorrono ai lati del sentiero che segue le bisse, gli antichi sistemi di irrigazione con pendenze dolci che si snodano tra i boschi di Aminona, la zona più selvaggia e incontaminata del comprensorio di Crans-Montana.
Cosa fare in inverno a Crans-Montana
Pare incredibile pensare che, fino a non molto tempo fa, di qui passasse una pista affollata di sciatori, trasportati a monte da un impianto di risalita del quale ormai resta solo la base di partenza. Controcorrente rispetto ad altre mete invernali, la blasonata località della Svizzera ha scelto di smantellare il tracciato per creare un paradiso intimo, vivo e autentico, dove si respira un’atmosfera di quiete.
Una scelta coraggiosa che invita a rallentare il ritmo e accendere la curiosità per scoprire attività alternative allo sci, dalle fat bike al curling. Tutte nel segno di un inverno a ritmi lenti.
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Ciaspolare al tramonto
Passeggiando con le ciaspole la fretta si dissolve, lasciando spazio alla meraviglia. Soprattutto quando si scelgono orari inconsueti per mettersi in cammino. Al tramonto, il sole invernale filtra tra i rami, tingendo il paesaggio di una luce dorata.
“Si può salire da soli lungo il sentiero, oppure affidarsi alle guide per andare alla scoperta di percorsi fuori dai tracciati, immergendosi totalmente nel bianco”, spiega Pascale Haegler. Ex giornalista e ora guida di montagna, di sera accompagna piccoli gruppi in escursioni suggestive, come quella che segue il tracciato della Bisse du Tsittoret.
Lungo la via ci si imbatte nei mayen, le baite in quota dove gli abitanti della valle si trasferivano in primavera con i loro animali. D’inverno, avvolti da una coltre candida, diventano le stanze di un hotel diffuso, l’Hameau de Colombire, in cui trascorrere la notte nel silenzio dei boschi. La meta della gita è proprio una di queste antiche baite, dove sostare per una cena vallesana prima di tornare alla base con gli slittini, sentendosi di nuovo bambini.
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Salire con le pelli
La stessa euforia contagia anche chi sceglie di cimentarsi con le salite con le pelli, una disciplina sempre più apprezzata dagli sportivi. Richiede una certa dose di fatica, ma ripaga con panorami maestosi.
Le parole della scrittrice e poetessa scozzese Nan Shepherd (1893-1981) in The Living Mountain, capolavoro scritto quasi un secolo fa, ma ancora attualissimo, rendono bene l’idea. “Quando l’aroma del pino entra negli angoli più profondi dei miei polmoni, so che è la vita che mi sta entrando dentro”.
La scelta non manca nell’immenso Rando Parc, i cui 17 itinerari sono stati messi a punto con la consulenza di Séverine Pont-Combe, campionessa di scialpinismo e fondo.
Unico al mondo, questo gigantesco trekking park offre percorsi classificati per colori in base alla difficoltà tecnica: blu, rosso, nero, oltre a un nuovo livello verde per neofiti, introdotto lo scorso inverno. Distribuiti su oltre 80 chilometri di sentieri segnalati e messi in sicurezza, sono battuti e dotati di una cartellonistica specifica. Impossibile perdersi o deviare inavvertitamente verso pendii poco sicuri.
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Per gli esperti, l’itinerario da mettere in programma è l’impegnativo La X’trême (“La grande sfida”), con tremila metri di dislivello e quattro salite. Ma ci sono proposte per tutti. Una delle possibilità è quella di partire da Montana, salendo con gli impianti fino alla stazione intermedia di Arnouva e da lì seguire il percorso
L’Arnou d’Er o il nuovo La Printanière, che collega Merbé a Cry d’Er con un tracciato rosso di 2,5 chilometri che regala viste magnifiche sul lago di Tseuzier. Obiettivo: raggiungere lo Chetzeron, resort di lusso a 2.112 metri di altitudine. “Vedendolo adesso, nessuno immaginerebbe che in passato fosse un ecomostro, un blocco di cemento che deturpava il paesaggio dopo essere rimasto abbandonato per anni”, racconta Sami Lamaa, visionario albergatore che ha trasformato questa ex stazione della funivia in un avveniristico hotel ecosostenibile, con grandi finestre che esaltano la luce alpina.
Discesa in notturna
Dopo cena si può scendere a valle con il gatto delle nevi, oppure optare per una sciata notturna. L’emozione della discesa nel buio, seguendo il tracciato della pista illuminato solo dai fasci delle torce, è di quelle che non si dimenticano.
Dormire in quota
L’alternativa è fermarsi a dormire in quota nelle stanze di design, non prima di aver fatto una sosta nella piscina riscaldata all’aperto, da dove ammirare tramonti memorabili.
L’indomani mattina si vive il privilegio di lasciare la prima traccia sulle piste, di fronte alle cime della Corona Imperiale: un panorama strepitoso che spazia sui Quattromila delle Alpi Vallesane, dal Cervino al massiccio del Monte Bianco.
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Colazione nel rifugio
Lo spettacolo dell’alba va in scena anche sul ghiacciaio della Plaine Morte, candida distesa a quota tremila metri, raggiungibile fuori orario con le aperture eccezionali della funivia in occasione dei Lever du soleil, una delle numerose esperienze prenotabili sul sito ufficiale di Crans-Montana.
Dopo aver salutato il sole che sorge, si ridiscende a Violettes in funivia per agganciare gli sci e disegnare per primi le curve sulle piste della Cabane de Bois e della Brigitte, prima dell’apertura ufficiale degli impianti.
Per una sosta rigenerante e una robusta colazione ci si ferma alla Cabane des Violettes. Il rifugio a quota 2.208 metri, con gli antichi muri di pietra, le persiane rosse e bianche e la terrazza solarium, è gestito dalla guida alpina Pierre-Olivier Bagnoud insieme allo chef stellato Michelin Franck Reynaud, che ha anche un ristorante gastronomico presso l’Hostellerie du Pas de L’Ours, cinque stelle Relais & Châteaux in paese.
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Pranzo stellato
Qui il piatto da provare è la fonduta, fatta con un formaggio a pasta dura fuso all’interno di una pentola chiamata caquelon (ottima la fondue Corbyre, preparata con formaggio proveniente dall’omonimo alpeggio). Merita anche il Piatto Vallesano, ovvero carne secca del Vallese, prosciutto crudo e pane di segale.
Intorno ai tavoli, si dispiega uno dei comprensori sciistici più belli del mondo. Non a caso fa parte del circolo ristretto di Best of the Alps, l’associazione europea formata da 12 destinazioni turistiche alpine famose in tutto il mondo. Da quest’anno a gestirlo è Vail Resorts, gruppo statunitense che ha rilevato la società degli impianti di risalita di Crans-Montana, inglobandola nel leggendario supercircuito Epic Pass, che permette di sciare in 80 località in tutto il mondo, da Andermatt-Sedrun-Disentis a Skirama Dolomiti.
Tra le grandi novità di questa stagione c’è anche il ritorno sulle piste locali delle gare maschili della Coppa del Mondo (il 22 e 23 febbraio 2025), con una discesa libera e un super-G lungo la mitica Nationale. Per l’occasione il cancelletto della partenza verrà innalzato ai 2.543 metri di Bella Lui, allungando notevolmente il tracciato.
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Dal pattinaggio al curling in centro città
Lontano dalle piste, l’inverno permette di cimentarsi con altri sport. A cominciare dal pattinaggio, che ha trovato una cornice ideale in pieno centro. Da poco rinnovata, la patinoire Ycoor offre una delle più grandi superfici di ghiaccio all’aperto della Svizzera. Ma anche un Curling Club con tre piste coperte, dove prenotare una lezione di prova per scoprire un gioco affascinante, disciplina olimpica.
Armati di scopa e scarpette con suole di Teflon si imparano i segreti di uno sport che, a dispetto dei pregiudizi e delle apparenze, è molto più divertente e impegnativo di quanto possa sembrare. Comunque, da provare.
Nel tempio degli skater
Per gli amanti delle sensazioni forti, la destinazione è l’Alaïa Chalet, vero e proprio tempio per gli skater. Trampolini, rampe indoor, foam pit e bowl (aree progettate per le evoluzioni) e un magnifico skatepark al coperto consentono di praticare discipline diverse, anche in pieno inverno.
Arte in quota
Poco distante, a Lens, si scopre la Fondation Opale, dedicata alla promozione dell’arte aborigena in Europa. Un gioiello, con un bel programma di mostre e incontri nella nuova ala inaugurata lo scorso anno.
A passeggio tra Crans e Montana
A fine giornata, la passeggiata tra Crans e Montana rappresenta un rito irrinunciabile. Per sobrietà o per vezzo, qui il lusso non viene mai ostentato e si mescola a una spiccata vocazione sportiva. Una formula magica che resiste fin dagli anni Cinquanta e non ha mai smesso di funzionare.
Shopping di lusso
Il centro è disseminato di boutique di lusso, soprattutto intorno a rue du Prado. Ma le vetrine sono poco appariscenti e sfuggono allo stereotipo del tipico paesino svizzero.
Ospitalità stellata
Attenzione però: dietro portoncini apparentemente anonimi qui è di casa il jet-set internazionale, che può contare su ristoranti stellati e hotel ad alto tasso di mondanità.
In attesa di vedere come saranno le nuove destinazioni come Hyatt e Lefay, che apriranno prossimamente, merita una visita l’elegante struttura del Six Senses, inaugurato un anno fa, dove regalarsi un soggiorno da sogno, o anche solo una cena.
La scelta è tra due ristoranti, il gourmand Byakko, con influenze orientali (il nome è un rimando alla mitica tigre bianca di montagna del Giappone), o la brasserie Wild Cabin, aperta tutto il giorno, con tavoli sulla terrazza e grandi classici svizzeri nel menu, a partire dalla raclette.
Per scoprire i segreti del piatto più celebre della regione bisogna spostarsi nel centro di Montana, dove si prenota la Raclette Academy che Jean-Daniel Clivaz tiene nella sala del ristorante Le Mayen.
“La storia del piatto si intreccia con quella della gente di montagna che ci ha tramandato una ricetta semplice, ma irresistibile per consumare d’inverno le forme prodotte in estate con il latte d’alpeggio”, racconta Clivaz, mentre mostra come raschiare il formaggio filante dopo averlo scaldato. “La parte più gustosa è la crosta, anche se un tempo era considerata meno pregiata. Nella Svizzera francese ha un nome ben preciso, la Religieuse, forse perché era destinata alle perpetue e alle monache”.
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Sul Sentiero delle lanterne
Dopo cena, la sera riserva un’ultima magia. Al buio ci si incammina lungo il Chemin des Lanternes, una passeggiata notturna allestita lungo il perimetro del campo da golf Jack Nicklaus, un grande spazio panoramico capace di cambiare pelle in base alla stagione per trasformarsi sotto la coltre candida.
Guidati dallo scintillio delle lanterne, si segue un facile sentiero innevato, scoprendo decine di opere d’arte luminose (ispirate nel 2025 al tema del movimento).
Nel buio la fretta si dissolve, lasciando spazio alla meraviglia. Ogni angolo invita a fermarsi, a respirare profondamente e a sentire la montagna che parla, dolce e potente, in un silenzio che riempie l’anima.
Tour in fat bike
Non tutti sanno che d’inverno si può pedalare sulla neve. Gli appassionati delle due ruote trovano a Crans-Montana lo spazio giusto per sperimentare escursioni in una dimensione totalmente diversa dalle strade.
In paese si possono noleggiare le fat bike con ruote extra-large, anche a pedalata assistita, per inoltrarsi lungo piste e percorsi battuti, pedalando nel silenzio della montagna tra candide distese. Per chi preferisce spostarsi in compagnia, la scuola sci ESS (prenotabile presso l’ente del turismo) organizza percorsi da fare in gruppo, prima o dopo lo sci. La proposta Early è per i mattinieri con ritrovo alle 7.45, mentre per l’Après-ski Fatbike ci si mette in sella alle 16.15.
Sleddog in quota
Tra le esperienze da fare almeno una volta nella vita c’è anche quella dello sleddog, ovvero una corsa a bordo di una slitta trainata dai cani. A Crans si sperimenta in pieno contatto con la natura e in compagnia di docili husky, che sono i veri protagonisti delle escursioni.
Ci si può cimentare nello sleddog in due diversi punti della skiarea. In alta quota, sul ghiacciaio della Plaine Morte, per sentirsi nel Grande Nord, oppure nei pressi della pista da sci dello Chetzeron.
Come arrivare a Crans-Montana
In auto: in autostrada fino a Domodossola per poi salire il Sempione o, in alternativa, caricare il mezzo sul treno navetta Iselle-Briga. Dal confine, proseguire lungo i 90 chilometri a scorrimento veloce fino in paese.
In treno: da Milano si impiegano tre ore e mezzo con il treno delle ferrovie svizzere. Passando sotto il Monte Leone si raggiunge Sierre, da dove la funicolare porta in 12 minuti fino al centro di Montana.
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