Carrani Tours, i cento anni. Storia di turismo e di elisir
Chi c’era al Chiostro del Bramante, sabato sera, ha pianto. E chi non lo ha fatto avrebbe voluto farlo. Perché quello organizzato da Carrani Tours a Roma, per i suoi (primi) 100 anni, è stato fuor di dubbio uno degli eventi più emozionanti che il turismo ricordi. Alle otto si aprono i cancelli del cortile rinascimentale. Tra i Flowers – richiamo alla mostra ospitata al suo interno – prendono posto gli ospiti. Continue reading Carrani Tours, i cento anni. Storia di turismo e di elisir at L'Agenzia di Viaggi Magazine.


Chi c’era al Chiostro del Bramante, sabato sera, ha pianto. E chi non lo ha fatto avrebbe voluto farlo. Perché quello organizzato da Carrani Tours a Roma, per i suoi (primi) 100 anni, è stato fuor di dubbio uno degli eventi più emozionanti che il turismo ricordi.
Alle otto si aprono i cancelli del cortile rinascimentale. Tra i Flowers – richiamo alla mostra ospitata al suo interno – prendono posto gli ospiti. Dipendenti, fornitori, amici, partner da tutto il mondo. La quota argentina, inutile dirlo, è considerevole. Frutto delle strettissime relazioni tra l’azienda di Paolo Delfini e il potente Piamonte Operador.
«Tric e trac a ‘sti cent’anni ci siamo arrivati. Con un segreto e un pregio: lavorare altruisticamente», esordisce Alessandra Villa, moglie di Delfini, la donna che più di tutti ha segnato il destino di questa azienda. Non sempre è apparsa, anzi quasi mai. Ma poderosa e discreta c’è sempre stata, con quegli occhi più blu del cielo sopra Villa Borghese. E Paolo, il “capo” – come lo chiamano i suoi con rispetto totale – lo sa e non manca di scandirlo al microfono del Bramante. «Questo traguardo l’ho raggiunto con lei. Ha sopportati i miei alti e bassi umorali, le mie tante assenze, mi ha sempre dato fiducia».
Ma riavvolgiamo per un attimo il nastro di questa storia di famiglia, ben narrata nel pregevole docufilm prodotto dall’agenzia Leviathan per il centenario.

Il fondatore di Carrani Tours, Benedetto De Angelis
Tutte ebbe inizio all’inizio del secolo scorso con un bambino. Il suo nome era Benedetto, il cognome De Angelis. Abitava in Abruzzo quando il papà morì cascando in un dirupo in bici. La mamma, donna tutta d’un pezzo, fece i bagagli e si trasferì a Roma. A 10 anni quel bimbo fu impiegato come addetto all’ascensore ad acqua all’Hotel de Russie.
Studiò poi in Svizzera, divenne concierge, finché negli anni Venti non s’imbattè in Ettore Carrani, che aveva la licenza per fare turismo, ma non la stoffa. Benedetto aveva in mano una rete di Chiavi d’Oro: i portieri dei grandi hotel, potenze assolute nella vendita delle escursioni, di cui poi guidò l’associazione che ancora oggi li rappresenta. Nel 1925 acquisì il marchio e diede il via ai primi tour con camionette militari riadattate ad autobus: prima venne Rome by Night, poi i viaggi in Costiera. Tanto che da Amalfi a Sorrento il traffico turistico era misurato con due frasi: «È arrivat’ Carrani», per dire siamo pieni; «Se ne jut – se n’è andato – Carrani», per affermare il contrario.
Anni d’oro, ruggenti. Nonostante le guerre, la crisi, il piombo. Anni in cui Paolo Delfini, nipote di Benedetto, cresceva nella bambagia con una certezza incrollabile: schivare Carrani, lavorare ovunque fuorché nell’azienda di famiglia. E giù di paternali sul “fai altro nella vita”, visite per spillargli qualche quattrino, una laurea in architettura impiegata solo per «progettare un quadrilocale sul mare. Ma bello, mi creda». Finché l’inevitabile accadde: il nonno invecchiò e l’azienda rischiò di morire con lui, com’era solito profetizzare per gioco (ma mica tanto) l’ormai 95enne Benedetto.

Vettura d’epoca Carrani Tours
Fu a questo punto della storia, nel 1977, che Paolo prese il coraggio, non a due, ma a quattro mani. E non solo salvò Carrani, ma le iniettò quell’elisir di lunga vita composto da due ingredienti basilari: il prodotto e le persone giuste. «Non ero preparato, non mi sentivo in grado di ricoprire quel ruolo. In me c’era però un mix di presunzione e incoscienza», racconta Delfini, come uno di quegli Incoscienti giovani poi cantati da Achille Lauro. «E c’era anche un grande, enorme, terrore di fallire», risolto seguendo «pochi fidati compagni senza i quali non ce l’avrei fatta»: le quattro «colonne portanti» Amedeo Ambrosi, Salvatore Riggio, Aldo Marruco, Enzo Santabarbara.
A questi per un “gioco del mondo” – Rayuela direbbero Oltreoceano, citando il mitico Julio Cortázar – presto si affiancò una quinta imprevista colonna. Colei a cui Paolo ha affidato per i successivi 35 anni la sua azienda con totale e incondizionata fiducia: Chiara Gigliotti, storico general manager e volto-simbolo di Carrani con il marito Martín Tartara, argentino della famiglia Piamonte.
«A lei, salita a bordo bambina, il più grande grazie per i risultati eccezionali raggiunti in questi anni». E a lei – lì nel Chiostro – l’abbraccio più avvolgente, dopo una vita spesa insieme e la scelta ora di lasciare azienda, casa, città e trasferirsi in campagna per realizzare in Umbria, con il suo amore Martin, il sogno di una vita: vivere e fare ospitalità al Podere Le Marene, luogo di magia sul lago di Corbara.
E mentre Chiara smette di correre, è già con il piede sull’acceleratore l’uomo scelto per guidare Carrani Tours per i prossimi cento anni: l’attuale ceo Roberto Pannozzo, giunto in via Pettinengo – parole sue – «dopo aver superato una selezione degna della Nasa».
Dal rosa all’ottanio, la società ha già cambiato la “sua copertina”, oggi più virile. E ciò che il neo timoniere desidera è far sì che gli «somigli sempre più», con un boost sulla tecnologia, ma tutelando i valori di sempre: «Il capitale umano, anzitutto. E una gestione imprenditoriale sana ed etica». Di cui nonno Benedetto – che di certo sabato sera al Chiostro del Bramante ha fatto capolino – andrebbe oltremodo fiero.