“La mia penna è un’arma a doppio taglio”: intervista a Nerone per “Penkiller”

Intervista a Nerone per il suo nuovo album "Penkiller", tra barre, l'importanza della penna, evoluzione e introspezione L'articolo “La mia penna è un’arma a doppio taglio”: intervista a Nerone per “Penkiller” proviene da Boh Magazine.

May 26, 2025 - 23:10
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“La mia penna è un’arma a doppio taglio”: intervista a Nerone per “Penkiller”

A due anni dalla pubblicazione del suo joint album con Ensi, Nerone è tornato sulla scena con PENKILLER, il suo nuovo album da solista.

Il concept dell’album è espresso nell’intro: l’arte di uccidere gli altri e curare sé stessi con la medesima penna. Si tratta di un disco denso di barre, ma anche piuttosto sperimentale e ovviamente introspettivo.
In occasione dell’uscita del progetto, ho scelto di intervistarlo per farmi raccontare la sua genesi creativa, ma anche per chiacchierare di musica e rap italiano a livello più generale.
Pronti, via, partiamo con l’intervista!

Prima di cominciare, leggi qualcosa di più su Nerone

Ciao Max! L’ultima volta che ho avuto il piacere di chiacchierare con te era in occasione dell’uscita di “Maxtape”, un progetto che secondo me ha aperto una fase per la tua carriera… Ti ha dato un’identità precisa!

Da artista è difficile fare questo tipo di ragionamenti, perché vivi i processi in prima persona e quindi fai fatica a renderti conto delle cose. Secondo me però con Penkiller ho fatto un’ulteriore salto di qualità, portando la mia musica a un livello di maturità che non avevo mai toccato.

Prima di parlare dell’album, vorrei rompere il ghiaccio con la domanda delle domande. Come stai vivendo l’attesa della finale di Champions League, Inter – Paris Saint Germain?

Quel giorno ho una data, ma abbiamo già fatto sapere ai promoter che non suono finché l’arbitro non torna a casa! (ride, ndr) È stata una grande stagione per l’Inter, con un gruppo incredibile. Se ti dovessi dire il mio top player per quest’anno ti direi Simone Inzaghi, che è riuscito a migliorare moltissimo come allenatore e a portare l’Inter a un livello sempre più alto. Vedo l’Inter giocare un calcio di livello altissimo e ne sono davvero entusiasta.

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Vado su Penkiller e ti faccio i complimenti per un disco di grandi contenuti. Per me la perla è Contronatura. Nell’era dell’individualismo, in cui i rapper sembra non riescano a uscire da testi ego-trip o comunque personali, tu fai un “disco altruista”, dove sposi cause che non ti riguardano direttamente. Mi racconti la genesi creativa dell’album?

Wow, è la miglior cosa che mi potessero dire. Mi piace molto la definizione di disco altruista! Qualche giorno fa stavo facendo ascoltare Penkiller a un amico e chiaramente prima di ogni traccia gli facevo una piccola introduzione all’ascolto. Mentre spiegavo le tracce mi rendevo conto che brani come Contronatura e Non serve affrontano tematiche particolari.
Non serve parla di una ragazza di Milano che vive i problemi delle popolari. Per scriverla ho dovuto fare l’esercizio di vivere un punto di vista esterno, di descrivere una vita non mia attraverso le mie parole, la mia regia. Credo che brani del genere ti facciano durare di più come artista: più spunti di vista prendi in giro e più la tua musica diventa immortale.

Sai cos’è contronatura
Sto velo di censura, non puoi dir niente senza aver paura
Di qualche ritorsione o congettura
Ti uccidono, per loro tanto il sangue è confettura Nerone – Contronatura (prod. Verano)

È stato difficile scrivere brani del genere?

In realtà no, è stato molto spontaneo. Il merito è anche di alcune persone che hanno lavorato al disco insieme a me, su tutti il mio manager Thomas Cibelli. Il primo vero progetto a cui abbiamo lavorato insieme è stato Maxtape. Credo che l’upgrade di cui parlavamo prima sia da ricercare proprio nella mia collaborazione con Thomas, che mi ha aiutato nella presentazione al pubblico della mia musica.
Le altre persone che devo ringraziare sono principalmente i producer Riva e Verano, anche se a Penkiller hanno lavorato molti beatmaker come A-Kurt, Gemitaiz, Venom e Le Winter.
Le Winter, in particolare, sono un duo svedese multi-platino e mi hanno contattato per collaborare insieme. Mi hanno inviato una cartellina di beat, attraverso cui poi è venuta fuori Mi Tieni.
Riva e Verano, però, sono stati davvero straordinari: hanno realizzato delle strumentali che mi rendevano in grado di scrivere i testi con una spontaneità unica. Ascoltavo la base e avevo già la storia in testa: la musica si scriveva da sola!

C’è tanta sperimentazione musicale in Penkiller rispetto ai tuoi progetti precedenti. È stata una vera e propria scelta?

Sì, perché credo che nella musica ci sia bisogno di evoluzione. Volevo cercare di superare i miei limiti e le strumentali mi hanno aiutato. Ci voleva un po’ di coraggio, ma la fortuna aiuta gli audaci. Sono molto soddisfatto del progetto e sono pronto a mettermi ancora più in gioco. Non mi precludo, per esempio, la possibilità di lavorare in futuro con degli autori.
Per Penkiller, però, si è creata l’atmosfera giusta in studio, grazie alle intuizioni di Riva e alla padronanza musicale di Verano. Se ci fai caso, abbiamo lasciato che i brani respirassero attraverso code musicali, come assoli di pianoforte e chitarra. Il disco ne beneficerà anche nella sua dimensione dal vivo.

Ascoltando le parti più aperte del tuo disco ho riflettuto su un concetto a cui pensavo da un po’, cioè che l’identità hip-hop di un disco è più nell’attitudine che nel sound. Che ne pensi?

Io penso che il rap lo facciano i rapper. Un artista può fare rap anche sul valzer in terzine. Nitro e Gemitaiz sono dei king del terzinato! Ci sono sonorità che con il rap non c’entrano nulla, ma se c’è un rapper che ci salta sopra… Io ritengo che si possa fare rap su qualsiasi tipo di strumentale.

Un altro aspetto che ho notato dei tuoi progetti è la tua passione per i featuring “combo”. Hai una vera e propria passione per i “tridenti d’attacco” …

Sono il rapper meno economista… (ride, ndr) A me interessa l’apporto degli ospiti alla canzone!

Che combo è Nerone – Salmo – Jake La Furia?

Una combo incredibile, per un pezzo tutto rappato con gli scratch che richiamano momenti storici del rap italiano. Costolette è un pezzo epico. Inizialmente volevo Salmo su Contronatura, ma era appena uscito dal lavoro su Ranch. Veniva dalla realizzazione di un album molto personale e voleva divertirsi, mettersi alla prova in un banger. Siamo andati in studio e abbiamo fatto Costolette, ma eravamo senza ritornello. Jake La Furia e DJ 2P hanno chiuso il tutto in modo spietato.

Torno proprio a Contronatura. Oggi è difficile prendere una posizione per un rapper?

Il filone di rap con cui sono cresciuto io, di cui facevano parte i dischi dei Club Dogo e di Fibra, oggi non è il mainstream. Però escono anche dischi come “È finita la pace” di Marracash, che dà fastidio.
Anche i progetti di Guè prendono sempre delle posizioni precise su tematiche sociali, anche se magari non sono posizioni politiche. I rapper che si espongono ci sono: pensa a Nitro, Salmo, Gemitaiz, Ensi…
Per quello che riguarda la mia musica, ti dico che sono cresciuto ed è una mia priorità fare dischi di pensiero, di riflessione. Oggi la società non mi rispecchia in molte cose e ho cercato di comunicarlo attraverso il mio rap. Nell’intro rappo: Nella merda degli affari non sanno nuotare / Poi gli lanci una scialuppa e non vanno a votare. Credo che sia una bella sintesi del mio pensiero.

Parlando di Ensi, cosa ti ha lasciato la vostra collaborazione per il joint album del 2023 Brava Gente?

Mi ha lasciato molti dei ricordi più belli della mia carriera. Ensi era il mio idolo: ho iniziato a fare freestyle perché lo faceva lui e volevo una crew perché adoravo i OneMic. Per me lavorare per due anni spalla a spalla con Ensi è stato un sogno. Abbiamo realizzato un album senza pretese, ma che ci ha portato delle soddisfazioni clamorose, come il primo posto in FIMI per i vinili più venduti o le novanta date in due anni.

Approfondisci la collaborazione tra Nerone ed Ensi in questa intervista

Ti manca un po’ il lavoro di squadra?

Molto. Jari mi ha insegnato a vivere meglio le cose, a divertirmi di più e ad affrontare la musica a petto in fuori. Tutto quello che ci succede attraverso la musica è un nostro merito! L’ansia, la competizione, la sindrome dell’impostore… Ti colpiscono e devi avere la testa per reggere la pressione.

È una questione anche di maturità?

Sì e sono cresciuto tanto. Negli ultimi anni preferivo il palco allo studio, mentre oggi ho cambiato il mio approccio alla musica. Mi piace stare in laboratorio e sentire l’evoluzione della canzone dal provino al master.
Prima ti ho parlato anche di marketing: oggi mi piace lavorare anche in campo extra-musicale e sporcarmi le mani per trovare belle idee in ambito di grafiche, merchandising, promo… Mi diverto tantissimo e affronto lo stress a testa alta. Non escludo un giorno di lavorare dietro le quinte.
La creatività è un comodino con più cassetti e, quando il cassetto della scrittura non si apre più perché rimane incastrato, si può provare ad aprire quello sopra o quello sotto. Ti faccio un esempio: dopo Maxtape ero bloccato, non riuscivo a scrivere niente. Ho realizzato un monologo di stand-up comedy con Filippo Giardina e ho ri-sbloccato la mia creatività. Il marketing è in un altro cassetto ancora…

A questo proposito, com’è nata la copertina di Penkiller?

Il concept è l’arte di uccidere gli altri e curare sé stessi con la medesima penna. Inizialmente abbiamo pensato a una sala operatoria in cui vestivo i panni del dottore, ma non mi convinceva.
Abbiamo virato su una delle mie Serie TV preferite, Dexter, in cui il protagonista è un serial killer che uccide per curarsi. Io sono così: la mia penna è una lama a doppio taglio. A volte uccido gli altri per salvare me stesso, mentre altre volte uccido me stesso per salvare gli altri.

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Una domanda che mi è venuta in mente mentre esprimevi questo concetto. Ti piacerebbe sfidare un tuo collega in un dissing?

Domandone… Quando vedo altri rapper che si dissano pesante mi sale l’adrenalina e vorrei combattere anche io a colpi di barre. Alla fine, però, sono battaglie che non mi riguardano.
A livello di esperienza rap sarebbe una bomba atomica però. Io sarei un nemico davvero insidioso: costruirei davvero strofa talmente bastarde e strategiche da non poter perdere.

Capitolo featuring: come li hai scelti?

Ho messo gli ospiti nella condizione di rendere al meglio: pensa ad Heartman, che ha fatto esattamente quello che speravo facesse. Nitro e Jack The Smoker all’inizio avevano dei dubbi sulla strumentale e poi hanno messo a segno una cannonata.
Il mio brano preferito è Loser, un sound totalmente inaspettato, quasi alla Zucchero. Shari ha superato ogni tipo di prova: ha registrato la sua parte in sette minuti…

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Oggi il pubblico lamenta sempre più spesso featuring tutti uguali e telefonati. Tu invece chiami Shari e Dani Faiv, Heartman, Eddy Veerus… Nomi non scontati! Lo può fare solo un artista che si sente libero?

Sicuramente mi sento libero. Io non ho paura: il mio disco esce a mezzanotte, non all’una. Se il mio esordio è da sedicesimo in FIMI non è un fallimento. A parte Heartman, di cui sono un grande fan, ho chiamato solo amici nel progetto. Io e Eddy Veerus siamo amici da vent’anni…
Ti dico una cosa: ho preso un sacco di pali per questo disco. Volevo collaborare con tante donne e tanti rapper giovani, che hanno chiuso la porta al featuring. Spero che l’ascolto di Penkiller li faccia pentire del loro rifiuto!

Colgo l’occasione per una domanda complicatissima. Ho letto una dichiarazione di RUSS: diceva che Spotify dovrebbe togliere il counter degli streaming per favorire la qualità della musica. Tu cosa ne pensi?

Credo che sia abbastanza naturale che i numeri abbiano il loro impatto. Pensa a tutte le persone che vestono di marca però senza gusto: indossano i brand, non i vestiti. Allo stesso modo, è normale che ci sia una fetta del pubblico che ascolta i nomi, non la musica.
Io penso di avere una fanbase non enorme, ma enormemente solida. Se un domani facessi uscire un disco senza pubblicarlo sui digital stores, ma solo con 200 copie in tiratura fisica limitata al prezzo di 100€, i miei fan lo comprerebbero comunque.

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Ultima domanda: cosa dovrà succedere affinché Penkiller sia un tuo grande successo?

Ho grandi aspettative, ma sto vivendo bene la pressione. Il mio vero obiettivo è vederlo crescere in modo organico: spero magari che faccia disco d’oro in un anno e mezzo. Voglio che prenda valore con il passare del tempo.

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