Unsung heroes, AI, supremazie e porti sicuri: P41

Non c’è una singola volta che Edo Pietrogrande aka P41 non ci abbia impressionato, nelle sue produzioni. Dannatamente bravo dal punto di vista tecnico, dannatamente competente nello scegliere suoni, strutture ed arrangiamenti, dannatamente di gusto nel giocare (o non giocare) su frazioni armoniche o melodiche. Che poi oh, non è che lo diciamo o pensiamo… The post Unsung heroes, AI, supremazie e porti sicuri: P41 appeared first on Soundwall.

May 22, 2025 - 14:05
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Unsung heroes, AI, supremazie e porti sicuri: P41

Non c’è una singola volta che Edo Pietrogrande aka P41 non ci abbia impressionato, nelle sue produzioni. Dannatamente bravo dal punto di vista tecnico, dannatamente competente nello scegliere suoni, strutture ed arrangiamenti, dannatamente di gusto nel giocare (o non giocare) su frazioni armoniche o melodiche. Che poi oh, non è che lo diciamo o pensiamo solo noi, perché se negli anni si è trovato a collaborare a vario titolo con Jeff Mills, Derrick May, Chris Liebing, Octave One, Henrik Schwarz, Francesco Tristano vuol dire che la sua competenza è moneta corrente, riconosciuta da chi ne sa.

(Edo Pietrogrande, alias P41; continua sotto)

Ma basta questo a renderti “famoso”? No. No, non basta, soprattutto se come Edo non hai quel sesto senso per fare la star, per fare il piacione coi media e sui media, nel fare selezione tra le amicizie che contano e quelle che non contano meno, privilegiando scientificamente le prime e allontanando – con una distratta e cortese pacca sulla spalla – le seconde. È che magari sei romanticamente convinto che ciò che conti sia la musica. Quando, in anni di grande “rumore di fondo” come i nostri, la musica è un fattore fra tanti.

Siamo abbastanza convinti quando diciamo che P41 dovrebbe essere un’eccellenza di casa nostra, e celebrato come tale. Discorso da estendere anche alla sua label, Festina Lente, come già vi raccontavamo qualche anno fa. E se non vi fidate di noi, beh, basta che diate un ascolto al suo nuovo album in uscita domani, “Music Before AI Supremacy”, che abbiamo il grande onore di presentare qua in anteprima:

Detto questo, e contando che voi abbiate ascoltato (…e capito quindi che no, non siamo troppo enfatici, non siamo troppo complimentosi, P41 è un progetto di classe indiscutibile), cediamo la parola allo stesso Pietrogrande, per un po’ di considerazioni sparse che vi aiuteranno a contestualizzare ancora meglio quanto avete appena ascoltato:

Le prime tracce dell’album sono più lente, sofferte, con questo ritmo del mondo costante sotto su cui poi a livelli cerco sempre di dare una forte connotazione narrativa. Queste melodie o armonie le vedo come dei sogni a occhi aperti: vedo le scene di macchine su strade di montagna, di coppie in un film in bianco e nero, di moli con un pianista  in una notte di fine estate, di alpinisti che vedono il rifugio, e le note o le idee spesso arrivano da sole e se non arrivano così penso che non valga la pena, restano esercizi, idee, loop”.

Ho sempre il riferimento dei maestri come Thomas Brinkmann, Stimming, Stephan Goldmann, Moritz Von Oswald per il mio gusto  più minimale e rarefatto, è stato ed è parte del mio linguaggio, ci ho lavorato tanto negli ultimi anni. Ora come ascolti e selezioni tendo molto alla UK bass come ondata, penso ci siano le cose più interessanti ed energiche, mi stimolano come non succedeva da un bel po’”.

Il complimento più bello che ho ricevuto da amici e producer sull’album è che il solo di “The Theme” sembra uscito da un disco dei Boards of Canada. In realtà vengo da una vera indigestione di salsa – Fania Records, Ray Barretto, Willie Colón, Héctor Lavoe – alternati in contrappasso ai Tool o ai King Gizzard. Certe idee nascono da lì: ad esempio su “The Theme” l’organo iniziale era pensato per chitarra elettrica, ma poi ho cercato una soluzione che fosse più legata all'”intimità” di lavorare con le macchine…. In “Better Days”, invece, c’è una parte pensata come coro da stadio: stavo leggendo “Come funziona la musica” di David Byrne, che parla proprio di questo feeling massivo dei concerti degli stadi e alla fine ho voluto trovare un modo con i synth e un vocoder per avere una soluzione diversa a misura di divano”.

Meno male che c’è la musica di qualità, e meno male che ci sono ancora persone di spessore a farla, a fruirla, a processarla. Se ne accorgeranno in pochi? Può essere. Non sempre vince il Bene, nelle cose del mondo. Non sempre a trionfare è il Giusto. Amen, ormai ce la siamo messa via, in tempi di balletti su TikTok ancora di più. Ma per chi sa riconoscere la qualità e la cura nelle cose, tutto ciò che è marchiato P41 è, per l’ennesima volta, un porto sicuro. Non frequentatissimo, non scintillante e mediatico; ma sicuro, sì, e bello davvero. Poi, per tutto il resto, arriverà la supremazia dell’AI…

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