INTERVISTA | Bandit: Grigia, il nuovo album che segna il ritorno del cantautore

E’ tornato Bandit con un nuovo album dal titolo Grigia, pubblicato a gennaio 2025 sulle piattaforme digitali per Bradipo Dischi (distribuzione Believe): un secondo lavoro, preceduto dai singoli “Camerata“, “La nostalgia” e “Zarathustra“, brani che arrivano dopo una lunga assenza dalla pubblicazione di un piccolo cult della scena indipendente: nel 2011 uscì infatti clandestinamente il primo album […] L'articolo INTERVISTA | Bandit: Grigia, il nuovo album che segna il ritorno del cantautore proviene da Blog della Musica.

May 21, 2025 - 20:25
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INTERVISTA | Bandit: Grigia, il nuovo album che segna il ritorno del cantautore

E’ tornato Bandit con un nuovo album dal titolo Grigia, pubblicato a gennaio 2025 sulle piattaforme digitali per Bradipo Dischi (distribuzione Believe): un secondo lavoro, preceduto dai singoli “Camerata“, “La nostalgia” e “Zarathustra“, brani che arrivano dopo una lunga assenza dalla pubblicazione di un piccolo cult della scena indipendente: nel 2011 uscì infatti clandestinamente il primo album di BanditQuando la luce grande della discoteca“, pubblicato poi ufficialmente in versione restaurata nel 2023, che fu un inconsapevole manifesto generazionale irriverente e dolce-amaro.

Un progetto come quello di Bandit non nasce da solo, ma si fa influenzare da altri nomi e musicisti, vive di una luce che viene dal passato, ma allo stesso tempo ne prende le distanze. Abbiamo voluto intervistarlo!

Ciao Bandit e benvenuto. Come mai hai scelto di chiamare questo album “Grigia”? Un titolo piuttosto corto dopo il piccolo cult che fu “Quando la luce grande della discoteca”?

In realtà non c’è una vera opposizione se tieni conto che entrambi i titoli sono due frasi di canzoni all’interno del disco. La frase secondo me centrale del primo album era più lunga. In questo secondo lavoro il Grigia della title track riassumeva benissimo tutto l’album. Grigia come la vita dopo l’università, grigia come il lavoro, grigia come la nebbia, grigia come la Milano di Sala, che è più grigia che mai; Grigia come il cemento a vista del brutalismo, ipnotico nella sua ripetitività, come la nostra vita a Milano che ci ipnotizza come le mosche con la luce. E diciamo di volercene andare ma non ce ne andiamo mai.

Questa volta hai anche un’etichetta, e rispetto all’altra volta che eri uscito solo su Soundcloud, sei strutturato meglio. Come sta andando dal punto di vista organizzativo? Avere un’etichetta, ti permette di non pensare ad altro e di concentrarti solo sulla musica?

Mah, se devo essere molto sincero, avere un’etichetta non mi fa concentrare di più sulla musica, ma sicuramente fa in modo che qualcuno faccia tutte quelle cose che comunque non farei perchè non me ne frega niente, ma che quelli più saggi di me fanno per farsi conoscere. Tipo registrare bene, suonare bene, spingere un po’ sulla press e fare date. I Bradipi li consiglio davvero tanto come etichetta, sono un’isola felice per quanto riguarda la libertà artistica, ma ve li consiglio anche come assistenti sociali.

Ascolta il disco Grigia di Bandit

Com’è stato il 2011 di Bandit? E com’è stato invece il 2024, anno in cui sei tornato?

Il mio 2011 era un anno in cui facevo il cantautore voce e chitarra e sembravo un alieno in un mondo di band fighissime, e intanto ogni weekend andavo in discoteca con gli amici zarri a ballare l’eurodance. Un periodo orrendo da un punto di vista musicale, ma anche futurista, ancora quasi convinto che ci aspettasse un grande futuro. Invece nel 2024 sono tutti cantautori con le minchiate elettroniche tipo la 808, e non ci sono più band neanche a pagarle, affoghiamo da un lato nel nonsense della trap, dall’altro nella retromania, con un continuo rigurgito di annate passate che mi ricorda la digestione di una mucca. Il futuro sembrain stand by, ma anche il presente. Ma non è detto che non sia l’anticamera di un cambiamento epocale. In bene o in male non saprei.

Musicalmente parlando, i tuoi brani sono nati e si sono sviluppati nello stesso modo in cui hai iniziato? E come, in particolare?

Si in un certo senso si, il mio modus operandi è sempre il medesimo, scrivo sempre la canzone come testo e melodia, e poi la registro malino in modo che debba essere convincente anche nuda. Ma mentre nel primo album volevo che il prodotto finale fosse grezzo, in questo caso ho scritto i brani avendo già in mente un impatto della parte musicale più consistente. Avevo bisogno anche di impatto sonoro per accompagnare quei testi.

Musicisti come Matteo Manzo e Giovanni Colombo, hanno saputo influenzarti e indirizzarti musicalmente? In che modo? Sei attento anche agli aspetti della produzione o sei riuscito ad affidarti completamente?

Mi hanno influenzato decisamente, soprattutto Teo manzo, che ha lavorato insieme a me a tutti gli arrangiamenti e ha saputo benissimo capire dove volevo andare e trasformare le mie idee in un suono ben preciso che caratterizzasse il disco.

Colombo è arrivato dopo, ma il suo gusto e la sua fantasia nel cercare i suoni che comunicassero le mie sensazioni mi hanno strabiliato. Se posso concedermi un piccolo merito, che può essere una bella lezione se vi è piaciuto il lavoro, ecco, io non tendo ad essere un prevaricatore. Non penso di avere io la risposta a tutto e di dover costringere gli altri artisti a seguire una traccia da me già definita, lascio che si esprimano e che il mio mondo diventi anche il loro, la nostra creatura. Odio le prime donne e gli artisti arroganti e solipsisti. Credo che questo mio lato caratteriale abbia favorito un clima di scambio sincero dove ognuno ha messo il suo, contribuendo alla riuscita del tutto. Non ho nessuna remora a definire Grigia un risultato collettivo del lavoro congiunto mio, di Teo Manzo, di Giovanni Colombo e dei Bradipi.

Leggiamo che quando sei arrivato a Milano, dalla provincia (quale?), sei finito irrimediabilmente assorbito dalle discoteche e dalla ketamina. Come andò?

Se parliamo del mio vecchio disco, vi devo mettere in guardia dal non confondere le mie dichiarazioni con quelle del mio alterego turbozzarro. No perché lui viene da Rozzangeles, si fa di bamba e di keta, fa gare di velocità in motorino ma anche gare di appoggio alle tipe in pista ogni sabato sera ed è campione mondiale. Io ero invece uno sfigato pseudo metallaro cresciuto nella provincia sud, che a un certo punto della sua vita, ucciso dalla fine di una storia d’amore, ha cominciato per dimenticare a frequentare le discoteche dell’eurodance per un paio d’anni, esperienza da cui ho tratto pochissimo divertimento, un sacco di due di picche, ma anche tanta ispirazione. Era un ambiente sessista e molesto, ma molto carico di contraddizioni e a volte di poesia povera, di personaggi assurdi. Ma io stavo contro il muro col mio drink e osservavo, in pista c’era sempre il mio alterego immaginario.

E che rapporto hai oggi con le discoteche?

Non ci vado più, se non sporadicamente, ma mi sembra che quell’ambiente tipo “limelight” sia ormai morto. In compenso di recente, mentre ero a Bratislava con un amico antropologo a contemplare capolavori brutalisti, la sera ci siamo infilati in una specie di bunker antiatomico dove suonavano la tecno pesa, e devo dire che sono stato folgorato da questa esperienza. La ripeterò senza dubbio.

Social, streaming e contatti

  • Streaming: https://bfan.link/grigia
  • Instagram: https://www.instagram.com/banditpaolo

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