Ospite a Supernova, Matteo Lancini parla di musica e adolescenza: “Dovremmo chiederci perché certi tipi di testo hanno successo”

Lo psicologo e psicoterapeuta di formazione psicoanalitica Matteo Lancini è il nuovo ospite di Supernova, il podcast di Alessandro Cattelan. L’intervista con Alessandro Cattelan ruota intorno al nuovo libro Chiamami adulto del dott. Lancini, dove esplora i molteplici contesti e le modalità con cui gli adolescenti costruiscono relazioni. L’intervista ruota molto intorno al modo in […] L'articolo Ospite a Supernova, Matteo Lancini parla di musica e adolescenza: “Dovremmo chiederci perché certi tipi di testo hanno successo” proviene da All Music Italia.

May 23, 2025 - 07:35
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Ospite a Supernova, Matteo Lancini parla di musica e adolescenza: “Dovremmo chiederci perché certi tipi di testo hanno successo”

Lo psicologo e psicoterapeuta di formazione psicoanalitica Matteo Lancini è il nuovo ospite di Supernova, il podcast di Alessandro Cattelan. L’intervista con Alessandro Cattelan ruota intorno al nuovo libro Chiamami adulto del dott. Lancini, dove esplora i molteplici contesti e le modalità con cui gli adolescenti costruiscono relazioni.

L’intervista ruota molto intorno al modo in cui i genitori interagiscono con i figli al giorno d’oggi, come questa dinamica si sia evoluta nel tempo e le nuove connotazioni che il concetto di adolescenza ha assunto rispetto al passato.

Infatti, nel dibattito entrano altri elementi tra cui il rapporto degli adolescenti con le nuove tecnologie, i social, un mondo esterno sempre più pieno di insidie e incertezze e l’influenza e il ruolo che la musica ha su di loro, argomento molto caldo di dibattito.

La puntata completa è disponibile su Spotify, Youtube e tutte le piattaforme audio.

“SUPERNOVA”, LE PAROLE DEL DOTT. MATTEO LANCINI SU MUSICA E ADOLESCENTI

Negli ultimi tempi, numerosi testi rap sono stati accusati di diffondere tra i giovani dei messaggi di odio, misoginia e di incoraggiare l’uso delle sostanze stupefacenti. A riguardo, il dott. Lancini ha spiegato ad Alessandro Cattelan il suo punto di vista:

«Fabrizio De Andrè ha scritto una canzone che si chiama Il bombarolo, ma la gente che l’ha cantata a squarciagola ha messo lì dentro la rabbia o è diventato qualcuno che metteva le bombe? Lo stesso discorso è per La locomotiva di Guccini. Tutti quelli che l’hanno ascoltata si sono messi su un Frecciarossa o un Italo a lanciare un treno contro le ingiustizie? Non credo»

«Credo che in questo momento sia una tematica legata alla dissociazione adulta, in cui ognuno invade la mente dell’altro con il proprio problema e siccome gli sta sul cavolo quella roba lì inizia a dire che quello è il motivo. Oggi non c’è niente di meglio da dire che gli adolescenti non stanno bene o non hanno valori per colpa dei trapper, della pornografia, dei videogiochi e dei social. Questa è una semplificazione. Sarebbe meglio chiedersi perché hanno successo certi tipi di testi»

«Sai che negli anni 60-70 avvenivano rapporti sessuali sul palco? La cosa oggi è talmente terribile che nei casi di cronaca recenti in Italia, si sono subito messi alla ricerca del se chi ha compiuto quel gesto ascoltava la musica trap e la risposta era no?»

Una questione strettamente correlata a ciò riguarda anche il rapporto tra gli adolescenti e l’uso dei social, sul quale il dott. Matteo Landini si esprime con sensibilità ma con un pensiero molto critico sulla società:

«Oggi la scuola italiana è l’unico luogo non connesso 24 ore al giorno. Noi nel 2025 fra pochissimi mesi ci apprestiamo a fare una maturità in cui i diciottenni verranno perquisiti il giorno della prova, invece che fargli fare un esame open internet oppure usando l’intelligenza artificiale che oggi usano tutti. Potrei elencare mille cose, invece noi gli sequestriamo il cellulare»

«Poi succede che dai 0 ai 12 anni i genitori ti inquadrano in ogni momento. Dai 19 anni, all’università, se non usi internet sei spacciato. Dai 12 ai 19 anni cosa facciamo? Glielo vietiamo ma intanto gli disboschiamo i boschi, plastifichiamo i mari… Insegniamogli allora a vivere nel digitale. Invece no, a scuola vogliamo solo che ripetano a memoria quello che vogliamo perché diciamo che serve in futuro e invece non è vero».

 

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Foto a cura dell’ufficio stampa

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