Pagelle Red Bull Frista
Sabato 17 Maggio abbiamo assistito al Red Bull Frista: un nuovo contest di freestyle targato Red Bull. Dopo il Qualifier tenutosi il 29 Marzo al Barrio’s Live di Milano, sono chiari i 16 nomi dei freestyler che si sono sfidati per il titolo... The post Pagelle Red Bull Frista appeared first on Freestyle Rap Italiano.

Sabato 17 Maggio abbiamo assistito al Red Bull Frista: un nuovo contest di freestyle targato Red Bull. Dopo il Qualifier tenutosi il 29 Marzo al Barrio’s Live di Milano, sono chiari i 16 nomi dei freestyler che si sono sfidati per il titolo di campione nazionale nella Finale in Piazza Donne Partigiane.
L’hype che ha creato questo evento è sicuramente tra i massimi storici di questa disciplina – di fatti l’evento è risultato sold out. Le numerose battle organizzate da Red Bull nei paesi ispanofoni sono premesse che lasciano ampi spiragli di speranza del futuro del freestyle, speriamo che anche da noi si continui su questa scia.
Ma come si sono comportati i freestyler? Ecco le nostre personali pagelli di coloro che hanno raggiunto almeno i quarti di finale.
Shekkero 7
Nel complesso il Cassinese offre una buona prestazione: raggiunge la semifinale, porta come di consueto creatività e carisma, regala alcune barre d’autore – tra tutte, “non sei Baghera, e Bug era molto meglio” – e mantiene la calma anche di fronte agli scivoloni. Ma gli scivoloni, in effetti, ci sono. Più precisamente: trovate geniali per coinvolgimento e fantasia, che però soffrono nell’esecuzione.
Contro Gabs ripropone un suo classico – il minuto con le chiuse del pubblico – costruendo una sequenza in “olè” (in stile Dalla parte del toro di Caparezza), ma inciampa nella formulazione di alcune frasi.
Contro Hydra tenta un esperimento col pubblico a occhi chiusi durante il suo minuto, ma l’idea rimane vaga, e il timing incerto sulla base trap ne compromette l’effetto. Persino nelle modalità ad argomento, suo cavallo di battaglia, è meno geniale del solito.
Ciononostante, la performance resta degna di lode: è raro trovare chi sappia così bene mischiare originalità e presenza scenica.
Hydra 8,5
Il dominio psicologico che esercita sugli avversari è evidente, dal vivo più che mai.
Nei quattro quarti, Morbo ed Efsi non entrano nemmeno in partita: al comasco bastano pochi concetti secchi, una delivery chirurgica, mimica e consapevolezza da manuale, per annullare la presenza scenica altrui.
In semifinale cala – complice la trap, da sempre il suo tallone d’Achille – dove il risultato del minuto è una performance piuttosto imbarazzante.
Con gli oggetti se la cava discretamente, ma è chiaro che non lo mettono nella condizione di esprimere al meglio le sue qualità di sfottò.
In finale, pur in una battle sottotono visti i nomi in campo, si impone con solidità, neutralizzando senza troppe difficoltà un Blnkay in forma smagliante e portandolo sul suo terreno.
Nettamente il più dominante del torneo.
Nuovo manifesto della disciplina:
“il fatto che non siamo ricchi è una cazzo di vergogna”
Grizzly 7
La frusta torinese si comporta bene. Contro il suo collega orso Bruno (Bug) conferma la tradizione di grandi prestazioni. Rimanda al mittente le accuse di preparate con risposte e punch top of the head, spara rime potenti e mette in campo la solita fotta che lo caratterizza.
Anche contro Shekkero tiene botta: sfrutta in modo molto intelligente il minuto a tema “musica” per parlare dei giudici, mentre nei quattro quarti soffre un po’ il terreno su cui lo porta il rivale – quello dei cartoni animati – ma riprende parzialmente il controllo alla fine con la provocazione: “son due ore che parli di cartoni animati da solo, zitto e rispondi”.
Nelle battute finali, caccia un’altra barra potente: “questa è la tua favola ma il mio lieto fine”.
Purtroppo per lui aveva torto, e il suo percorso si ferma lì. Ma non può certo dire di aver sfigurato.
Blnkay 8
Ma quanto è bello rivedere Blnkay a questi livelli – e soprattutto con la fame di vincere?
Agli ottavi esplode nello spareggio con Drimer, in quella che è forse la performance più impressionante dell’intera serata: quasi ogni sua entrata è una fatality.
Contro Higher ai quarti, dopo un minuto a tema “geografia” non brillantissimo, recupera nei quattro quarti riprendendo i concetti lasciati in sospeso e confezionando wordplay in pieno stile Blank. Il pubblico, dalla sua parte, è felice di ritrovarlo in tale stato.
La semifinale è discreta, ma non eccezionale – del resto, nessuno dei quattro semifinalisti ha brillato davvero, (due fatality comunque le tira fuori) – e in finale contro Hydra perde progressivamente l’appeal sulla folla.
Regala comunque sprazzi di genialità e ottime risposte alla seconda, qualche “questa la capisci dopo”, ma anche diverse quartine deboli, inefficaci contro lo stile diretto e cattivo del rivale lombardo.
La sua non è una serata perfetta, ma viste alcune prestazioni nei turni precedenti viene da chiedersi:
il ritorno del robottino di Genova è definitivo o solo temporaneo? In ogni caso, c’era davvero bisogno di rivederlo così.
Debbit 6,5
Debbit Arte che cammina, tribuno del popolo — ma a questo giro un po’ meno del solito.
Il primo minuto contro Skietto è perfettamente in linea con lo stile a cui ci ha abituati: teatrale, musicale, nonché onomatopeico. Una miscela inconfondibile.
Poi, sia qui che nelle sfide successive, nei quattro quarti fa bene ma non eccelle, comunque risponde, regge, tiene viva la narrazione.
Tuttavia, non sempre riesce a valorizzare a pieno il suo approccio più scenico e performativo, e in alcuni frangenti sembra mancare quella genialità fulminea, che in passato lo ha fatto brillare.
Il minuto sulla trap è buono, con un ritornello potente e coerente con il suo stile. Forse meno sorprendente rispetto ad altre occasioni, ma comunque solido e ben strutturato.
Debbit resta uno showman raro nel circuito: performer raffinato, capace di intrattenere e affascinare anche nei momenti in cui non è al picco della forma.Uno di quelli di cui, quando non ci sono, si sente la mancanza.
Redrum 7
L’attuale campione del Tecniche Perfette arriva a Barona con una fotta che si sente a chilometri.
A lui il compito non facile di aprire le danze della prima Red Bull Frista: lo fa con sicurezza, tirando fuori un primo minuto solido, energico e carico di concetti giusti.
Contro Frenk, nei quattro quarti, tiene botta e convince: la carica non manca, forse anche troppa, tanto che in più di un’occasione finisce in voice crack. Ma resta coerente con il personaggio, e l’ormai iconico filone “piedi” si prende ancora una volta la scena.
Contro Debbit si gioca un’ottima carta: il minuto ad argomento è ben fatto, e l’arte – da sempre uno dei suoi territori – gli permette di costruire barre intelligenti e sentite. Nei quattro quarti è costante, contestualizza, provoca, e tiene alta la tensione con una delivery ben calibrata.
In molti avrebbero visto lui come vincitore del match. Ma tant’è.
Il Redrum visto a Milano merita comunque gli elogi.
Higher 7,5
Il bambino prodigio torna sul palco e ci ricorda subito perché si è guadagnato quel titolo.
Nel derby con Kyn la battle non decolla mai davvero, ma Higher ci mette del suo per alzare l’asticella: flow preciso, musicalità naturale e un senso del ritmo che resta uno dei suoi marchi di fabbrica. Il suo primo minuto è una dimostrazione di tecnica pura, e nei quattro quarti mantiene le redini.
Ai quarti arriva la prova del nove: lo scontro generazionale con Blnkay. E qui il milanese non delude affatto. Minuto ancora una volta scorrevole e ben strutturato, poi nei quattro quarti tiene testa al robottino genovese con lucidità e solidità.
Nonostante l’impatto scenico e le punchline di Blank pesino nella percezione generale, Higher esce a testa altissima — e per molti, avrebbe anche meritato di passare.
C’è poco da rimproverarsi. Se proprio vogliamo cercare qualcosa: forse un pizzico di cattiveria in più nei momenti chiave.
Efsi 6,5
L’irreprensibile G di Cederna torna a calcare il palco dopo una lunga assenza, e nel complesso la sua prova è più che dignitosa.
Al primo turno supera senza troppi affanni un Mouri sottotono: gli bastano poche rime dal sapore del muretto, ben costruite e con quel tocco di autenticità milanese, per prendersi il match.
Contro Hydra, nel minuto ad argomento, mostra buona padronanza tecnica: è fluido, ha la giusta presenza scenica, anche se i concetti restano abbastanza basilari.
Purtroppo, quando si passa ai quattro quarti, l’urto con Hydra si fa sentire: Efsi non sfigura del tutto, continua a rispondere, ma le sue punch perdono mordente e originalità, schiacciate dal dominio scenico della controparte.
Una prova non da buttare, ma nemmeno da incorniciare.
In ogni caso, siamo contenti.
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