Mario Adinolfi, quando ha insultato Signorini con un termine omofobo

Da molti anni Mario Adinolfi combatte battaglie anacronistiche come quella contro l’aborto, ma anche quelle contro il matrimonio egualitario e l’adozione per le coppie gay e per non farsi mancare nulla esterna anche idee assurde sul problema più che reale dell’omofobia in Italia: “I gay che si tolgono la vita? Esiste la tragedia dei suicidi, […] L'articolo Mario Adinolfi, quando ha insultato Signorini con un termine omofobo proviene da Biccy.

Jun 5, 2025 - 11:15
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Mario Adinolfi, quando ha insultato Signorini con un termine omofobo

Da molti anni Mario Adinolfi combatte battaglie anacronistiche come quella contro l’aborto, ma anche quelle contro il matrimonio egualitario e l’adozione per le coppie gay e per non farsi mancare nulla esterna anche idee assurde sul problema più che reale dell’omofobia in Italia: “I gay che si tolgono la vita? Esiste la tragedia dei suicidi, che non può essere tradotta come un qualcosa dovuto a un solo problema. Quando leggo che un gay si è tolto la vita perché bullizzato, ci credo poco perché questo non è un paese omofobo che bullizza i gay“. Proprio in merito alle posizioni del fondatore del Popolo della Famiglia, ieri sera mentre andava in onda L’Isola dei Famosi, un utente sui social ha ricordato di quando il 51enne ha insultato Alfonso Signorini usando un termine omofobo.

Mario Adinolfi e la frase contro Alfonso Signorini.

Nel 2011 in un botta e risposta ironico con un suo follower sui saldi di fine stagione, Mario Adinolfi scrisse su Facebook: “Devo stare attento a Alfonso Signorini? Me fa ‘na p*ppa a due mani quel fr***tto“. Non contento il politico parlò anche in modo colorito dei commessi che l’avevano appena aiutato in una sessione di shopping: “Oggi ho anche dialogato amichevolmente con i servetti gay su maculati, leopardati e affini“.

I commenti in questione scatenarono una grossa polemica, ma l’allora presidente nazionale di Arcigay, Paolo Patanè, invitò tutti alla riflessione e si disse certo che il parlamentare (che era ancora nel PD) non fosse omofobo: “Sono certo che lui non è una persona omofoba, il contesto non va drammatizzato. Penso anche che questi comportamenti devono farci riflettere, perché sono segnali di un’abitudine a voler fare dei gay degli oggetti di scherno. Una cosa del genere la troveremmo, per fortuna, insopportabile se detta nei confronti di un ebreo e di una persona di colore. Ma dobbiamo interrogarci perché continua ad avvenire con i gay. Il rispetto deve diventare automatico“.

L’ex deputato si difese dicendo di essere arrabbiato con Signorini e cercò di scagionarsi dall’accusa di omofobia dicendo di essere stato l’unico ad aver proposto un referendum sul matrimonio gay: “Sono battute che capita di fare su Facebook. Era un momento in cui ero particolarmente arrabbiato con Signorini, per il ruolo che sta svolgendo in questo periodo, e un’invettiva contro di lui avevo tutta la voglia di farla. Sono stato l’unico a proporre un referendum sul matrimonio gay all’interno del Pd. Sono oltre ogni possibile sospetto di discriminazione, anche perché, ogni giorno, la subisco sulla mia pelle, in quanto persona obesa“. [meride embed="24941"]

La richiesta di un referendum sul matrimonio gay.

Effettivamente nel 2007 Mario Adinolfi chiese un referendum interno al Partito Democratico in materia di matrimonio gay: “Veltroni, Bindi e Letta sono favorevoli o contrari a indire tra gli iscritti un referendum per decidere la linea del partito in materia di matrimonio omosessuale? Io in materia ho delle idee, ma in un partito che si proclama ‘democratico’ la decisione su temi etici e di coscienza deve essere affidata agli iscritti, altrimenti quale fonte di legittimazione ha? La fede religiosa? Il volere del segretario o del gruppo dirigente? Oppure su questi temi si cerca di svicolare non prendendo mai alcuna linea o decisione? Se dovessi essere eletto segretario del Pd, riconoscerò agli iscritti al Pd il diritto di presentare, con trentamila firme, un referendum interno al partito vincolante per i gruppi dirigenti, su qualsiasi proposta che dovrà essere declinata in proposta di legge. Il movimento LGBt italiano? Sono rimasto molto stupito del fatto che questo mondo abbia rinunciato a presentare una propria candidatura o un proprio qualsiasi protagonismo alle primarie del 14 ottobre. È un impoverimento per il Pd e però anche un segnale di debolezza. Ora che si apre la battaglia delle idee, mi aspetto un giusto recupero di centralità anche della questione omosessuale. Un tema su cui in un partito di sinistra come il Pd occorre utilizzare parole chiare, per evitare di sembrare sempre il partito degli equivoci e dell’indistinto. La chiarezza si ottiene con la democrazia: cosa meglio di un referendum interno?“.

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