Elrow Town: il festival elettronico più pazzo del mondo, raccontato da Juan Arnau
Il successo di Elrow Town 2025 a Reggio Emilia: intervista esclusiva al founder del festival elettronico più pazzo del mondo L'articolo Elrow Town: il festival elettronico più pazzo del mondo, raccontato da Juan Arnau proviene da Boh Magazine.

Elrow Town è il format più iconico del party più amato al mondo: 12 ore di musica, spettacolo e intrattenimento non-stop in uno scenario immersivo senza paragoni. Con radici nella cultura clubbing, ma una visione da grande evento globale, elrow fonde elettronica di altissimo livello, scenografie visionarie e performance teatrali in un’esperienza multisensoriale. Palchi tematici, ballerini, acrobati e una line up che unisce superstar internazionali a talenti locali rendono ogni edizione unica e irripetibile. Dopo il trionfo del 2024, elrow Town è tornato nel 2025 a Iren Green Park (Campovolo) di Reggio Emilia con l’obiettivo di superarsi ancora. Spoiler: c’è riuscito.
Per approfondire questo mondo abbiamo incontrato Juan Arnau, CEO & Founder di elrow, per farcelo raccontare.
Elrow Town: un festival fuori dagli schemi
La dinastia Arnau nel settore degli eventi di intrattenimento con musica da ballo rappresenta un esempio di successo e longevità senza precedenti: 150 anni di feste portati avanti addirittura da 6 generazioni.
L’ultima creatura, elrow, il brand che oggi tutti conosciamo per i suoi colori, l’atmosfera, i caratteristici stage e animazioni, è nato nel 2010 e, con un modello di business basato sul catturare visivamente e musicalmente i partecipanti, offre un’esperienza sempre più coinvolgente, ridefinendo i concetti del clubbing tradizionale.
Elrow Town 2025: una festa incredibile a Reggio Emilia
Con oltre 30.000 partecipanti, 12 ore di musica, quasi 40 DJ internazionali – con alcuni italiani – l’edizione 2025 di Elrow Town ha conquistato ancora Reggio Emilia. Il pubblico ha potuto vivere appieno l’esperienza di elrow con i suoi 5 stage tematici:
- Hallucinarium: il mainstage psichedelico curato con gli artisti Alex e Allyson Grey, abitato da divinità visionarie, geometrie sacre e creature oniriche;
- Horrorween: la casa degli incubi animata da psy e techno, tra tunnel oscuri, cimiteri infestati e foreste di ragnatele, fino alla terrificante dimora della famiglia Roween;
- El Rowcio: El Rowcio è una festa gitana in pieno stile Feria de Abril, dove tra casette colorate, flamenco dal vivo, rebujito e ritmi andalusi si celebra una caotica e irresistibile unione tra clubbing e tradizione;
- Pink Cathedral: una gigantesca chiesa gonfiabile rosa che celebra inclusività, uguaglianza e libertà d’espressione, trasformando la pista in un tempio laico del ballo, dove ogni identità è benvenuta e ogni differenza è motivo di festa;
- Jail: un dancefloor a tema prigione con accesso tramite passaggio segreto, perfetto per evadere dalla normalità.

L’intervista a Juan Arnau: storia e visione del progetto
Date queste premesse, la nostra prima curiosità per Juan riguarda naturalmente il motivo per cui oggi siamo qui, ossia la seconda edizione del festival elrow Town in Italia.
Seconda edizione di Elrow Town in Italia. Cosa vi ha colpito del pubblico italiano da voler tornare quest’anno?
Abbiamo deciso di tornare perché l’anno scorso è stato un successo! In Italia abbiamo iniziato la nostra avventura nel 2014, quindi sono più di dieci anni che facciamo feste qui. La scorsa edizione la risposta è stata incredibile e il pubblico ha apprezzato molto. Poi ci troviamo in una zona dell’Italia che è centrale per questo tipo di eventi, raggiungibile facilmente in poche ore praticamente dalla metà del paese.
A proposito di location, come si sceglie quella perfetta? Quali sono i fattori più importanti da considerare?
Questo aspetto dipende da paese a paese. Nel caso ad esempio di Spagna, Inghilterra e Olanda abbiamo sempre cercato location vicino alle grandi capitali. In questo caso invece abbiamo optato, come ti dicevo, per una zona che fosse abbastanza comoda per tutto il nord. Stiamo però pensando ad un paio di eventi anche al sud, in modo da arrivare a coprire tutto lo stivale.
Passando alla giornata di oggi, quando è nata l’idea di voler spingersi oltre i propri limiti e pensare al vostro evento più grande, ossia questo Elrow in versione Town?
Elrow Town nasce da una crescita organica e costante. Siamo passati dal formato club, quindi con un massimo di 3000 persone, ad uno chiamato XXL, dove siamo arrivati a 20000 partecipanti. Quando poi pensiamo che il paese sia “ready”, che la gente ci segua e che il brand sia sufficientemente forte allora passiamo alla versione Town.
Però mai andiamo in un paese per la prima volta con quest’ultimo. Ci piace crescere la nostra fanbase poco a poco e assicurarci che il nostro seguito cresca con noi. Solo allora passiamo al format XXL e, infine, a quello Town.
Ma le differenze tra il format XXL e Town sono solamente in termini di partecipazioni?
Elrow XXL, che chiamiamo così circa da 5 anni, è il formato intermedio tra il Festival, con 7-8 stage multigenere, e quello che proponiamo nei club. Si tratta di un ibrido dove i suoni vanno dalla techno, alla hard techno e tech house. Non varia molto rispetto invece ad un Elrow Town, dove abbiamo più scelta anche sotto questo punto di vista.

Penso che la grande forza di Elrow sia stata quella di unire clubbers e non clubbers sotto la propria visione e concetto di party. Quanto percepite questo e quanto orgoglio si prova ad essere un punto di riferimento per l’intrattenimento a 360? Quali sfide ha dovuto affrontare il brand Elrow per guadagnarsi la credibilità di pubblico e addetti ai lavori?
Beh, le sfide sono costanti. Ogni giorno ce le poniamo tra noi stessi, e ogni giorno cerchiamo di superarle. Veniamo ripagati con tutto l’apprezzamento che i fan dimostrano riguardo la parte scenografica, di allestimento e musicale. Investiamo tanto in termini di risorse umane e risorse economiche per offrire uno spettacolo di alto livello, ma ci accorgiamo che la gente ci supporta e si affeziona perché capisce che stiamo facendo qualcosa di diverso, di personale.
Proviamo ad essere un punto di riferimento, poi per qualcuno lo siamo e per qualcuno no. Però ci sentiamo in dovere di far divertire la gente che ci dà fiducia, continuando a piccoli grandi passi a crescere innovando il nostro settore, ad esplorare nuovi paesi e confini e a buttarci in nuove avventure, come quella che sta per iniziare ad Ibiza (apertura [UNVRS] il 7 giugno, ndr).
E conquistare invece la fiducia delle istituzioni, in questo caso italiane? Quello è un po’ più difficile vero?
Beh, l’Italia non è un paese facile (ride, ndr). C’è molta burocrazia, leggi non scritte e poco chiare. Credo che sia un paese che debba evolversi da qui ai prossimi 10-15 anni per diventare un punto di riferimento per gli eventi di musica elettronica in generale.
Ti riferisci anche alla limitazione delle bevande alcoliche che è stato imposta appositamente?
Un po’ tutto, anche ad esempio a livello di sicurezza. Ci vuole apertura nella legislazione per raggiungere determinati standard europei. La Spagna ad esempio ha fatto questo salto da una dozzina d’anni, le leggi e lo Stato ad sono stati appoggiati dall’Unione Europea. All’Italia manca questo per fare il grande passo.
Sempre in riferimento all’Italia ma tornando ad aspetti più positivi, come avete lavorato sul lato marketing e comunicazione?
In generale oggi è tutto molto più facile con l’intelligenza artificiale, però in questo caso abbiamo collaborato con una squadra italiana per tutte le pubbliche relazioni e i social. Semplicemente passiamo il concetto e loro si occupano di tradurlo nel modo più efficace possibile.
La cosa curiosa è che in Italia ci sono media e canali differenti, mentre in Spagna la radio, i cartelloni pubblicitari, manifesti vari e pubbliche relazioni non funzionano. La cosa migliore era appoggiarci a chi conosce bene il mercato italiano e le sue dinamiche di promozione.
Curiosità: prima accennavi a risorse importanti messe in campo per la realizzazione dell’evento. Potresti condividere qualche numero in questo senso?
Dunque, le partecipazione di oggi si aggira intorno alle 30.000 presenze, per un costo complessivo che supera i 3 milioni e mezzo di euro. Inoltre siamo qui con circa 50 rimorchi arrivati direttamente dalla Spagna, per una forza lavoro che durante tutto il giorno dell’evento arriva quasi a 400 persone. La giornata di ieri invece ne ha viste impiegate altre 500 per ultimare la preparazione. Siamo una grande squadra che a livello operativo sta lavorando dal mese di settembre per questo giorno.
Analizzando invece la direzione artistica, come viene pensata la line up? Lo studio del mercato tiene conto anche dei gusti e trend di ogni paese?
Sì, ciò che proviamo sempre a fare in vista dei nostri festival è studiare il pubblico e la tipologia di festa che va per la maggiore nei determinati paesi. Da un parte essendo spagnoli sappiamo più o meno orientarci in tutta Europa, però altrove ci sono stili e generi musicali predominanti, headliners differenti ecc. Per questo ascoltiamo molto i nostri partner per intercettare ciò che piace di più. Da questo punto di vista l’Italia ci assomiglia tanto, abbiamo dei gusti in comune, mentre ad esempio in Inghilterra, Olanda o Stati Uniti noto più cambiamento.
Elrow Town ci permette anche di dare la possibilità ad artisti locali di esprimersi attraverso la musica davanti a tante gente del loro paese, come sta accadendo proprio in questo momento.
La cultura italiana e quella spagnola hanno in comune anche tanto riguardo il modo di divertirsi, il calore, i sorrisi, i colori. Quanto è determinante quest’attitudine?
Assolutamente, è quello che chiamiamo la sangre latina. Si nota parecchio quando facciamo i festival nel nord Europa rispetto ai paesi mediterranei e in Sudamerica, l’umore è proprio un’altra cosa. Sentiamo questi ultimi più vicini, più familiari, più accoglienti. Ci piace l’allegria, i colori e comunicare ballando.
Esattamente tutto ciò che è in pieno spirito Elrow!
Elrow Town 2025: considerazioni finali
Elrow è riuscito a unire clubber navigati e neofiti in un’esperienza collettiva, celebrando le radici mediterranee della festa come luogo di condivisione, libertà e creatività.
L’area del Campovolo, storicamente legata ai grandi concerti rock, si è dimostrata perfetta per accogliere un format elettronico internazionale grazie alla sua centralità logistica e alla qualità della gestione logistica. Dietro le quinte, l’organizzazione si è dimostrata impeccabile: l’evento è stato preparato fin da settembre dell’anno precedente, coinvolgendo circa 900 professionisti solo nei due giorni finali. Ma ciò che colpisce è anche l’attenzione alle dinamiche locali: il team PR ha svolto un lavoro minuzioso e di grande efficacia, adattando i messaggi, curando i rapporti con i media e trasmettendo al meglio l’identità del brand.
Un ringraziamento particolare va ad Andrea Colombo (responsabile comunicazione in loco) e Maider Baranda (PR & Communication Manager elrow), che hanno gestito con professionalità ogni fase della promozione italiana, dimostrando quanto Elrow sia attento non solo allo show, ma anche alla relazione con il territorio e con il proprio pubblico.
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