Papà Leoni si infuria col figlio: “Vergognati, non sei degno di Vannacci” – la sua replica

Simone Leoni, nel discorso di esordio da leader dei giovani di Forza Italia, ha pesantemente attaccato il generale Roberto Vannacci. “Ci sono persone che nel 2025 pur di avere un voto in più (…) dicono che i bambini disabili vanno separati dagli altri. Dicono che chi ha la pelle nera non è italiano. Dicono che […] L'articolo Papà Leoni si infuria col figlio: “Vergognati, non sei degno di Vannacci” – la sua replica proviene da Biccy.

Jun 7, 2025 - 15:45
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Papà Leoni si infuria col figlio: “Vergognati, non sei degno di Vannacci” – la sua replica

Simone Leoni, nel discorso di esordio da leader dei giovani di Forza Italia, ha pesantemente attaccato il generale Roberto Vannacci. “Ci sono persone che nel 2025 pur di avere un voto in più (…) dicono che i bambini disabili vanno separati dagli altri. Dicono che chi ha la pelle nera non è italiano. Dicono che chi è gay non è normale. Ecco queste persone devono vergognarsi e devono sapere che per ognuna di queste aberrazioni c’è gente che sta male, che soffre. Ci sono nostri coetanei che arrivano a togliersi la vita. Quindi io dico vergogna!“. E questo non è affatto piaciuto a Silvio Leoni, padre di Simone Leoni, che ha deciso di rispondere al figlio inviando una lettera a Il Tempo, un po’ come le lettere su DiPiù fra Miriana Trevisan e Pago.

Il duro attacco di Silvio Leoni a suo figlio Simone Leoni

Ho conosciuto il Generale Roberto Vannacci (…) nel 1993 in Somalia dove ero inviato di guerra. Insieme a quei ragazzi, paracadutisti della Folgore (…) ho vissuto, nel cuore più profondo della Somalia, esperienze di autentica solidarietà in un contesto difficilissimo e pericoloso. E Vannacci era lì, nelle pattuglie a lungo raggio, rischiando la vita ogni giorno. Insomma so bene chi è Vannacci e chi sono i ragazzi in divisa che, con lui, hanno rappresentato Oltremare l’Italia in divisa. A loro – miei fratelli paracadutisti – sono profondamente legato. Ed è anche per questo che le gravissime parole di mio figlio mi hanno oltremodo ferito e disgustato“, si legge.

Nella lunga lettera che Silvio Leoni ha inviato a suo figlio, parla anche di accoltellamento alle spalle. “La lealtà, Simone, non è un optional per un uomo. Sei stato sleale accoltellando alle spalle un alleato. Gli hai addebitato, falsamente, pensieri contro disabili, gay e neri che lui non ha mai – e sottolineo mai – espresso né nel suo libro né in altre occasioni. Tutti argomenti che una miserabile sinistra – ripetutamente smentita – ha usato senza successo contro Vannacci. E ora tu hai fatto la stessa cosa. Tu lo sai che è falso ciò che hai detto. Così come miserabile è il tentativo di rovesciargli addosso, addirittura, la responsabilità dei suicidi di alcuni ragazzi. Tu sei l’ultimo che si può rivolgere a Vannacci definendolo codardo. Vergognati! E ricordati che il coraggio, che tu non hai, Vannacci lo ha messo a disposizione non solo della Patria, non solo dei suoi uomini che ha riportato a casa sempre vivi, ma anche di quelle centinaia di ragazzi in divisa, morti o che stanno morendo per l’uso, infame, di proiettili all’uranio impoverito mentre tu dormivi sereno nella tua bambagia. Tu non sei degno, Simone, neanche di spolverare gli anfibi al Generale Vannacci“.

La risposta di Vannacci

“Caro Silvio, da padre la ringrazio per le sue parole e mi rendo conto quanto possa esserLe pesato esprimersi apertamente sulla vicenda. Suo figlio è un ragazzo e, proprio dai passi falsi si impara a diventare uomini. Sono convinto che avendo alle spalle una guida come la Sua e una famiglia dai valori solidi e corroborati diventerà un ottimo politico. I giovani sono il nostro futuro ed è nostro dovere responsabilizzarli e spronarli affinché si spendano per la nostra collettività accettando anche qualche sbavatura nel loro percorso. Come Lei sa bene, l’importante non è cadere, ma rialzarsi più forti di prima”.

La replica di Simone Leoni

“Pur avendo sofferto molto, ancora oggi non provo rancore per Silvio Leoni, con il quale non ho condiviso nulla dei miei 24 anni di vita. E lo perdono per avermi attaccato senza conoscere davvero me e i miei valori. Sono cresciuto senza di lui, ma con l’amore di una famiglia che mi ha voluto bene e che mi ha insegnato i valori cristiani del rispetto, della dignità e della centralità della persona. Vado avanti a testa alta, con la forza delle mie idee. Sempre da uomo libero”.

UUUUUH, la famiglia tradizionale di un padre che ha cresciuto il figlio… ah, no.

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