Ma che senso ha l’episodio di Love,Death & Robots coi Red Hot Chili Peppers?
In molti saranno d’accordo che la risposta alla domanda posta nel titolo sia: nessuno, in nessun modo, non lo sta capendo proprio nessuno. Altri sicuramente saranno giustamente pronti ad argomentare con teorie che magari sono meno palesi a quelli meno attenti. Tutto è possibile, soprattutto quando si tratta di Love, Death & Robots. Sappiamo che… Leggi di più »Ma che senso ha l’episodio di Love,Death & Robots coi Red Hot Chili Peppers? The post Ma che senso ha l’episodio di Love,Death & Robots coi Red Hot Chili Peppers? appeared first on Hall of Series.

In molti saranno d’accordo che la risposta alla domanda posta nel titolo sia: nessuno, in nessun modo, non lo sta capendo proprio nessuno. Altri sicuramente saranno giustamente pronti ad argomentare con teorie che magari sono meno palesi a quelli meno attenti. Tutto è possibile, soprattutto quando si tratta di Love, Death & Robots.
Sappiamo che la serie antologica, prodotta da Netflix dal 2019 ad oggi, ha sempre avuto una grande abilità nel far parlare di sé. Il più delle volte in positivo, per la sua magistrale capacità di rispecchiare delle distopie e delle paura del mondo moderno e soprattutto per l’utilizzo di vari stili di animazioni spesso all’avanguardia.
Di certo Love,Death & Robots non è per tutti. Ma non è nemmeno quel prodotto elitario che non permette una piacevole visione a chiunque. Ha da sempre un ottimo equilibrio, tra la leggerezza e la narrazione di temi fondamentali nella società odierna (i cinque milgiori episodi secondo noi). Il tutto condito da uno stile inconfondibile e da tratti animati senza eguali. La quarta stagione è uscita da poco (qui la nostra recensione), sempre su Netflix, ed è proprio il primo episodio a far discutere. Quello dedicato alla band Red Hot Chili Peppers, “Cant’ Stop”, è un episodio quantomeno diverso da quello che siamo abituati a vedere in Love, Death & Robots.
Non tanto per lo stile animato e nemmeno per la scelta fuori dal comune di inserire quello che è a tutti gli effetti un videoclip musicale, all’interno di una serie tv antologica. Il punto attorno al quale la polemica sta nascendo è più che altro di natura narrativa. Love, Death & Robots, in tutte le sue tre stagioni precedenti, e anche nella quarta che abbiamo appena visto, ha sempre mantenuto uno stile certamente strano e fuori dal comune ma pur sempre legato a temi ben precisi.
Ora, il produttore di Love, Death & Robots è David Fincher (sin dall’inizio) e il primo episodio della quarta stagione dedicato al singolo di successo Can’t Stop è diretto proprio da Fincher stesso.
Lungi da noi pensare che potesse essere stata una semplice vetrina sia per il regista che per la band, l’episodio sui Red Hot Chili Peppers non sembra troppo innovativo né fuori da quegli schemi che Love, Death & Robots si è sempre imposta di rompere. Lo scontento che sta suscitando, quindi, è più che altro riferibile al tipo di scelta che è stata fatta e al senso che può avere nell’economia della serie stessa. A questo punto la domanda sorge spontanea: deve per forza avere un senso? O potrebbe anche avere senso proprio nell’annullamento della sua utilità?
La domanda potrebbe tranquillamente rimanere senza risposta, almeno per ora. Le dichiarazioni ufficiali sono ancora molto scarne, dato che la quarta stagione di Love, Death & Robots è uscita solo un paio di settimane prima di questo pezzo. C’è sicuramente un filo rosso che, forzando forse un po’ la mano, si può andare a ritrovare per dare una sorta di senso al legame tra Red Hot Chili Peppers, David Fincher (che aveva già annunciato la firma registica) e Love, Death & Robots. Prima di tutto la band californiana ha da sempre un rapporto stretto con l’animazione, anche in 3D, da quando il videoclip di Californication uscì nel 2000.
All’epoca la scelta dei Red Hot Chili Peppers di utilizzare un tipo di animazione fuori dal comune (soprattutto per i videoclip musicali) fu innovativa. Un esperimento che, oltre a loro avevano già fatto soltanto i Gorillaz e pochissimi altri.
Nel 2000 la correlazione tra musica e animazione che Californication portava come istanza non era del tutto scontata e stava diventando una vera e propria battaglia all’evoluzione delle arti anche intrecciandole tra loro. Inoltre, l’immagine della band stessa è sempre stata leggermente fumettistica, nel senso più positivo del termine. E forse la decisione di collaborare con Love,Death & Robots altro non è che una semplice rivisitazione della loro stessa arte.
Dall’altro lato abbiamo David Fincher che non ha di certo bisogno di presentazioni, anche per chi ama Love, Death & Robots e anche per chi è un appassionato di musica e cinema. Il regista, infatti, ha iniziato la sua stessa carriera con i videoclip musicali negli anni Ottanta e Novanta. È sua la firma di alcuni tra i più famosi videoclip musicali de The Motels, Patty Smith, Michael Jackson, The Rolling Stones. Solo per citarne alcuni. Il suo rapporto con la musica, quindi, non è mai stato un segreto, tantomeno è mai terminato.
Una delle idee che può venirci in mente, volendo cercare un senso alla puntata sui Red Hot Chili Peppers, potrebbe essere legato proprio alla sua voglia di tornare alle origini. Riprendendo uno stile di animazione marionettistico e ricreando uno storico concerto della band, quello del 2003 allo Slane Castle in Irlanda.
Purtroppo, per quanto in buona fede, la domanda sorge spontanea: che sia un modo di riportare in auge una band sfruttando l’apice della sua carriera? Chiunque conosca un minimo i Red Hot Chili Peppers sa che quel concerto fu uno dei meglio riusciti della band, che riuscì a vendere circa ottantamila biglietti in poco più di due ore e che, nel 2003, era in piena ascesa.
Da qualunque lato la si voglia vedere, purtroppo si trova qualcosa di controverso o comunque di poco comprensibile. Ed è proprio per questo che il pubblico affezionato di Love, Death & Robots sta portando avanti una polemica incentrata soprattutto sulla poca coerenza con la serie stessa. Il problema principale, come dicevamo, è che c’è poca aderenza narrativa e inevitabilmente si pensa subito ad un progetto di marketing. Che poco si accosta ai temi che Love, Death & Robots fa da sempre suoi.
Ovviamente, c’è anche una piccola controparte (soprattutto online) di pubblico che cerca di giustificare la scelta di David Fincher riportando il legame tra il testo di Can’t Stop e le tematiche care a Love, Death & Robots.
Frasi come “Choose not a life of imitation” oppure “Can’t stop, addicted to the shindig”, possono sicuramente essere riconducibili ad alcune istanze distopiche tipiche della serie. Ma il legame sembra molto ricercato e forse troppo difensivo di un concetto che alla basa, probabilmente, non c’è. L’impressione, guardando la prima puntata della quarta stagione di Love, Death & Robots è purtroppo straniante, come non stessimo vedendo davvero Love, Death & Robots. E la scelta di utilizzare una band fortemente legata al concetto di animazione stessa, forse non ci basta.
Le conclusioni, che ci rendiamo conto non essere troppo esaustive, rimangono perciò enigmatiche. Che fosse questo lo scopo stesso di David Fincher? È molto plausibile, conoscendo lo stile del regista di Fight Club e di Seven (tra gli altri). Ma forse questa volta non serviva, essendo Love, Death & Robots una serie già di per sé piuttosto misteriosa e a tratti ambigua. Che poi è ciò che ce la fa amare così tanto (di certo, non ce lo aspettvamo dai triler precedenti). Volendo tralasciare, in questo contesto, le implicazioni di alcune dichiarazioni poco limpide rilasciate nell’autobiografia del cantante dei Red Hot Chili Peppers, Anthony Kiedis, rimane il dubbio che la scelta sia dedicata interamente ad un’operazione di marketing. Probabilmente volta ad utilizzare la fama della band, da una parte, e il legame di quest’ultima con il regista, dall’altra.
In ogni caso, Love, Death & Robots anche questa volta ha fatto parlare di sé e il resto della stagione merita di essere vista, come spesso accada con la serie antologica di Netflix.
Il consiglio è quello di vedere anche la puntata Can’t Stop, naturalmente. Anche solo per provare a capire quale possa essere il suo posto in Love,Death & Robots, quale possa essere quel tassello che a noi è sfuggito ma che di certo si nasconde molto bene sotto le pieghe di ciò che è più palese. In pieno stile Love, Death & Robots.
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