Esoscheletro da trekking: nessun rifugio sarà troppo lontano per l’escursionista robotizzato

Costa poco più di un i-phone. S’indossa come un imbrago e promette di alleviare la fatica anche del 40%. Le aziende che producono e-hike sono ormai diverse. Questa faccenda, però, non ci convince L'articolo Esoscheletro da trekking: nessun rifugio sarà troppo lontano per l’escursionista robotizzato proviene da Montagna.TV.

Jun 9, 2025 - 19:10
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Esoscheletro da trekking: nessun rifugio sarà troppo lontano per l’escursionista robotizzato

Le e-bike sono ormai roba di tanti anni. Gli e-skimo sono cosa recente e ancora da perfezionare. Ma le strade per ridurre la fatica sono infinite.
A scatenare l’indignazione – o gli sberleffi, a seconda dei casi – dei puristi è arrivato l’esoscheletro da trekking, già ribattezzato e-hike. Sì, il primo aprile è passato da un pezzo, quindi è tutto vero. E di cosa si tratta lo raccontano con dovizia di particolari i siti delle aziende che (in realtà non da oggi) li producono.

Le premesse sono mirabolanti: aumento delle prestazioni (o, al contrario riduzione della fatica) fino al 40%, facilità d’uso in qualche caso anche grazie all’assistenza dell’intelligenza artificiale, autonomia fino a cinque o sei ore, peso ridottissimo (ci sono perfino i modelli in carbonio). Nella maggior parte dei casi l’esoscheletro da trekking si configura come una sorta di imbrago da indossare sopra il normale abbigliamento, ma ci sono anche pantaloni con esoscheletro incorporato. Per ulteriori dettagli, diversi a seconda dei modelli o delle aziende costruttrici, rimandiamo ai siti delle stesse o alle recensioni entusiastiche che si trovano facilmente in rete.

Noi però ci poniamo un’altra domanda. Assodato che non si tratta di dispositivi medici – come bene evidenziato dai produttori – che senso ha tutto ciò? Senza volere essere nostalgici o comunque nemici delle novità, perché spendere cifre da 1000 euro in su per impiegare qualche decina di minuti in meno per arrivare al rifugio? Certo, potremmo ottenere le stesse risposte che hanno accompagnato lo sviluppo delle e-bike, tutte legate all’ampliamento degli orizzonti di chi si affida a questi supporti. Oppure incassare l’appellativo di retrogradi incapaci di rimanere al passo con i tempi.   Ma non siamo ancora convinti.
Poi ci coglie una curiosità: nessun regolamento vieta l’utilizzo di questi apparecchi in gara. Il prossimo Tor des Gèants o la prossima Lavaredo Ultra trail vedranno all’arrivo tanti atleti robotizzati?

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