Rkomi è nel prime. La sua storia, il suo rap, è tutto un violento (ma bellissimo) Decrescendo
Rkomi, la recensione di decrescendo., il suo nuovo album uscito a maggio 2025. Rkomi è tornato con il nuovo album decrescendo., pubblicato a distanza di qualche anno dal precedente progetto dei record Taxi Driver e da quello, un po’ più difficile da analizzare (ma ci arriveremo nelle prossime righe), con Irama. Rkomi è il nome […] L'articolo Rkomi è nel prime. La sua storia, il suo rap, è tutto un violento (ma bellissimo) Decrescendo proviene da All Music Italia.

Rkomi, la recensione di decrescendo., il suo nuovo album uscito a maggio 2025.
Rkomi è tornato con il nuovo album decrescendo., pubblicato a distanza di qualche anno dal precedente progetto dei record Taxi Driver e da quello, un po’ più difficile da analizzare (ma ci arriveremo nelle prossime righe), con Irama.
Rkomi è il nome d’arte ma questo decrescendo. non è il suo, bensì quello di Mirko Martorana da Calvairate. Non è una specifica da poco ma, anzi, è quella fondamentale per capire fin da subito che non siamo di fronte a un semplice album con delle semplici canzoni.
Decrescendo. significa fare un viaggio nella vita di Mirko, di un bambino che ha dovuto affrontare momenti che definire difficili è un eufemismo e che, crescendo, ha dovuto imparare a convivere con il rancore, il risentimento, le mancanze, la sofferenza.
Raccontarsi e mettersi a nudo, il ‘Decrescendo’ di Rkomi – la recensione
Ascoltare questi 50 minuti di album è un’operazione complessa, non si può sottovalutare neanche una virgola di questa vera e propria seduta dallo psicologo dove Mirko è il paziente e noi siamo lì, ad ascoltare e comprendere cercando di aiutare in silenzio.
Ritrovarsi nelle orecchie una storia di vita, non solo canzoni, è qualcosa a cui la musica italiana non è più abituata e se, poi, questa storia parte da un abbandono e prosegue con violenze e difficoltà immani allora bisogna davvero sedersi e stare solo zitti.
Questa di Rkomi è un’esigenza, uno sfogo e dubito fortemente che ogni singola registrazione in studio non abbia previsto lacrime e fiatone al solo pensiero di buttare fuori pensieri così tanto intimi e personali.
Forse non ci si rende conto che questo ragazzo ha messo nelle nostre mani la sua intera esistenza fino a questo momento, ha deciso di fidarsi di chi lo ascolta e, con garbo, ci ha chiesto lo sforzo di capirlo.
Come siamo arrivati a questo punto?
Presto detto: scelte spesso sbagliate o tonfi inaspettati (non di risultati nel breve, s’intende, ma di sviluppo nel lungo percorso) come, per l’appunto, il joint album con Irama o l’esperienza come giudice a X Factor. Tutte cose che, sì, lo hanno di certo arricchito come professionista e che ci hanno fatto vedere un uomo con sfaccettature anche diverse ma che, a conti fatti, lo hanno allontanato da un percorso che con Taxi Driver sembrava essere netto e in continua ascesa.
Ecco, il capitolo Taxi Driver è stato lo spartiacque totale perché da lì è iniziato, paradossalmente, il “violento decrescendo”.
Il primo Sanremo, quello di Insuperabile e delle flessioni sul palco con Amadeus, aveva portato in dote un Rkomi pienamente cosciente del fatto che il rap non lo rappresentasse più come un tempo e che il pop rock dovesse diventare la via da seguire.
Ci ha provato e s’è fermato, preso forse in contropiede dall’eccessiva ondata mainstream che lo ha investito e che, altrettanto forse, non aveva previsto in modo così potente.
Bisognava fermarsi e ripartire da se stessi, dalle proprie origini, dal proprio vissuto e farlo mettendo in campo ogni singolo aspetto, anche il più traumatico, della propria infanzia e adolescenza.
Un album confessione
Aprire l’album con L’Ultima Infedeltà è un atto di forza non da poco, chiuderlo con Così Piccoli è come voler dire “ecco, adesso sapete tutto. Sapete perché sono così”.
Un viaggio che Mirko non fa da solo. Ci sono degli amici, veri amici come Ernia, Izi, Nayt, Tedua, Bresh e sono tutti funzionali per raccontare i vari aspetti della vita di Rkomi attraverso le loro esperienze.
Ascoltare 10 Secondi con Nayt ti fa capire qual è il percorso fatto senza nessuno che ti indica la strada, Orfani con Izi è la spiegazione di cosa vuol dire crescere senza un genitore, Veleno con Ernia analizza un rapporto tossico e sembra quasi palese si tratti di una figura che ha fatto e fa parte dell’ambiente televisivo (il riferimento a Canale 5 porterebbe a Paola Di Benedetto ma non ci sono certezze).
L’album è tutto così, pieno di vita vissuta e di esigenze espressive. Poco importa degli streaming, della viralità, dei dischi d’oro e di platino. Importa solo sfogarsi, lasciare andare la coscienza e metterla nelle mani degli ascoltatori.
Un riconoscimento personale
Per tanto tempo c’è stata un’opera di svalutazione nei confronti di questo ragazzo e, sincerità vuole, in quest’opera si inserisce anche chi vi scrive queste righe.
Non è stato facile, lo scorso gennaio prima di Sanremo, capire subito Il Ritmo Delle Cose. Complicata a primo impatto, quasi “inutile” ai fini della competizione e con una melodia non di facile comprensione.
Mi sbagliavo, mi sbagliavo di gran lunga perché il testo di quella canzone è la cosa migliore che questo festival ci abbia donato e, purtroppo, avere ascoltato il brano la prima volta in un contesto come quello di un enorme studio Rai in Sempione non lo ha fatto capire subito.
La penna di Rkomi, insieme a quelle degli ospiti/amici presenti nell’album, è tra le migliori della sua generazione e non solo. Le canzoni contenute in questo album lo fanno capire, trasudano di realtà e verità, e non è mai semplice per un artista riuscire a donarsi in questo modo con una costruzione lessicale di un certo tipo e modo.
Si potrebbero citare mille frasi contenute in ogni singola canzone ma, forse, quella che più rende l’idea è la frase iniziale di apertura di decrescendo:
“Quando al compagno di mia madre non bastaron le parole io avevo nove anni e stavo già imparando a odiare”.
Alla fine dell’album, poi, il cerchio si chiude con una canzone (Così Piccoli) che è un ulteriore spaccato della sua vita, racconto delle conseguenze di tutto ciò che ha vissuto da bambino:
“Le mie lacune annegate in un vino bianco. Sono 29, quasi 30 e l’aria che respiro fa affidamento a sostanze a cui non resisto”.
Rkomi non è per tutti, questo lo si sa da anni, e Mirko non lo avevamo mai conosciuto con tutta probabilità. Quel momento sarebbe arrivato, prima o poi, ed è arrivato con questo che più che essere un album è un vero e proprio sfogo.
Questa era la nostra recensione di decrescendo. di Rkomi ma questo disco è la storia di Mirko Martorana, non è l’album di Rkomi.
L'articolo Rkomi è nel prime. La sua storia, il suo rap, è tutto un violento (ma bellissimo) Decrescendo proviene da All Music Italia.