Internal Selection 053: Sense Code
L’ Internal Selection di oggi ospiterà Enrico Caldini (Gabsphere) & Samuele Larese, fondatori della label Sense Code. Sense Code ha impiegato poco più di un anno per ritagliarsi un’orbita nel micro-cosmo deep-techno italiano. Le sue tre uscite raccontano già abbastanza: la label di Enrico Caldini (Gabsphere) e Samuele Larese è un laboratorio di contatto per […] L'articolo Internal Selection 053: Sense Code sembra essere il primo su Parkett.

L’ Internal Selection di oggi ospiterà Enrico Caldini (Gabsphere) & Samuele Larese, fondatori della label Sense Code.
Sense Code ha impiegato poco più di un anno per ritagliarsi un’orbita nel micro-cosmo deep-techno italiano. Le sue tre uscite raccontano già abbastanza: la label di Enrico Caldini (Gabsphere) e Samuele Larese è un laboratorio di contatto per chi vive la deep-techno come rito collettivo. Internazionale per rotta ma tattile per metodo, Sense Code rimette al centro l’ascolto collettivo e la comunità che lo rende possibile. Li abbiamo raggiunti su zoom: Enrico da Milano, Samuele dall’Olanda.
Ciao ragazzi, benvenuti su Parkett!
Partiamo subito dal frame zero: quando e dove le vostre orbite si sono incrociate, e qual è stato il passaggio che ha condensato quell’incontro nell’entità oggi nota come Sense Code?
Samuele: Ci conoscevamo dai tempi del liceo, poi le nostre strade si erano un po’ disperse. Un giorno Enrico pubblica su Instagram una storia: era letteralmente sotto casa mia, a Padova, capitato lì per caso. Gli mando un messaggio: «Oh, sali?» e ci ritroviamo. Abbiamo cominciato a produrre e suonare insieme, e più lo facevamo più scoprivamo di amare (e detestare) le stesse cose. Con un background così allineato, darci una forma è stato naturale. La deep-techno è diventata il nostro terreno comune e da quel seme è nata Sense Code. Il nome è arrivato quando abbiamo capito di non essere soltanto in due, ma già parte di una piccola comunità che ragionava sullo stesso codice.
Enrico: Appena superata la prima ondata di Covid ci siamo ritrovati entrambi a Padova, senza un progetto vero e proprio. Dopo il lavoro ci vedevamo, portavamo le macchine in salotto e improvvisavamo fino ad ore tarde. Era un via vai continuo: pomeriggi di musica, gente che entrava, suonava, usciva. In quel periodo padovano Alan Backdrop è stato per noi un faro nel mondo della produzione, così come la figura di Status Und in quello del DJing; sul versante trevigiano, da cui provengo, c’erano invece Guido Modanese (Modes) e Stefano Trombetta (Ste), per citare alcune delle principali fonti di ispirazione nel territorio a me vicino. Da quegli scambi e da quelle connessioni abbiamo capito davvero che cosa significa coltivare una passione autentica.
È uscita da poco la vostra terza release con artisti come Feral, Formant Value, Luigi Tozzi e Biocym. Come prendono forma queste collaborazioni e che tipo di rapporto instaurate con chi pubblicate?
Samuele: Finora siamo sempre partiti noi: contattiamo gli artisti e buttiamo lì un concept. Con Sense Code abbiamo chiaro le frequenze che cerchiamo, ma dentro quella cornice lasciamo spazio alla sperimentazione. Abbiamo un nucleo di fiducia e ci piace farlo ricomparire release dopo release così da mantenere il rapporto e una continuità sonora. Gli artisti con cui collaboriamo capiscono la nostra visione senza bisogno di troppe spiegazioni.
Enrico: Siamo parecchio esigenti (ride). Samu mi bacchetta appena qualcosa esce dal nostro codice, ma non imponiamo nulla. Sull’ultima uscita c’è una traccia – Deep Core – che si distacca dai quattro quarti, e ci piace proprio perché da movimento all’EP. Il rapporto con gli artisti si basa infatti sulla fiducia e un gusto condiviso. Fin dall’inizio abbiamo puntato sulla formula Various Artist: la prima uscita era un VA, la terza pure, la seconda uno split. L’idea era coinvolgere le persone che ci hanno formati e poi allargare il cerchio, riuscendo a coltivare un collettivo di artisti che condivida la nostra ricerca sonora.
Parliamo di produzione: setup, processo di mastering, rapporto con Triple Vision e ragioni della vostra scelta di pubblicare in vinile pur vivendo nell’era dello streaming.
Enrico: Con Samu, nel nostro duo First Order Approximation, lavoriamo in modalità full- hardware: accendiamo i synth, facciamo correre i sequencer e registriamo tutto live. Condividere quel momento di creazione vale oro. Quando la traccia è pronta (che sia nostra o di un artista Sense Code) passa sempre dalle mani di Giuseppe Tillieci (Neel), il nostro mastering-engineer di fiducia. All’inizio volevamo pubblicare solo in vinile, poi ci siamo resi conto che la deep-techno vive anche nel digitale, così oggi realizziamo vinili e curiamo la nostra pagina Bandcamp.
Samuele: Esatto, è proprio per custodire quel lato materico di cui parlava Enrico che ci affidiamo a Triple Vision, Rotterdam: sono loro a far atterrare i nostri dischi nei negozi giusti. Il vinile crea un legame di fiducia fra etichetta e ascoltatore. Sì, la deep-techno respira anche in digitale e su Bandcamp, ma il cuore resta fisico, le relazioni dirette con gli artisti contano più di qualunque algoritmo. In fondo, il vinile è il sigillo di quel patto.
Che geografia ha il vostro pubblico? L’Italia vi segue o le vostre release rimbalzano meglio oltre-confine?
Samuele: Se guardiamo i dati di Bandcamp la risposta è che quasi tutti gli ordini arrivano dall’estero, dall’Italia pochissimi. Nei negozi di casa come Ultrasuoni a Roma o Green Tunnel a Milano ci siamo, ma credo che il nostro pubblico sia soprattutto internazionale.
Enrico: è curioso, perché il concept è italianissimo – artisti, mastering, immaginario sono quasi tutti “Made in Italy” – eppure la musica che facciamo attecchisce meglio nel panorama europeo a quanto pare.
Fra vinile nei negozi e release online: quanta energia investite in streaming e social, e dove mettete il confine tra promozione e lavoro musicale?
Enrico: Io, da designer, mi occupo dell’identità visiva e della parte social. Questi servono, inutile negarlo, ma rimangono sullo sfondo: pubblichiamo solo quando c’è davvero qualcosa da dire, poi ci eclissiamo e lasciamo parlare la musica.
Samuele: Sarebbe romantico vivere di soli vinili, zero Instagram o Bandcamp, ma non reggerebbe. Quello che conta davvero è il legame che si crea, l’ascoltatore che ti scrive per una copia o l’artista che da contatto diventa amico. Finché quell’aspetto rimane intatto, il confine fra promozione e produzione è al sicuro.
Avete già release in coda, progetti live o un’idea, anche vaga, di dove volete portare Sense Code nel prossimo futuro?
Samuele: L’obiettivo è continuare a lavorare con chi parla la nostra lingua sonora e far crescere quel legame. In concreto abbiamo già un paio di VA in coda, il materiale c’è. Poi vorremmo riattaccare i cavi anche come duo First Order Approximation: stiamo organizzando una session a Milano per costruire un live che rispecchi il nostro approccio hardware.
Enrico: Il focus è mantenere il collettivo compatto ma con spazio per farlo respirare: step-by-step vorremmo far entrare nuovi nomi affini, senza snaturare il codice. Nel frattempo io e Samu vogliamo produrre di più in prima persona e portare quel materiale sul palco. Lavorare a distanza complica le cose, ma l’idea è trasformare quel legame analogico in qualcosa da condividere anche dal vivo.
L'articolo Internal Selection 053: Sense Code sembra essere il primo su Parkett.