Meteo estivo? Siamo preoccupati: i casi del recente passato che non lasciano tranquilli

Nel corso degli ultimi quarant’anni, l’Europa mediterranea ha vissuto una trasformazione radicale del suo meteo estivo. Le ondate di calore, un tempo eventi sporadici, sono diventate sempre più intense, prolungate e pericolose, fino a ridefinire il volto dell’estate. L’Italia, in particolare, si trova oggi nel pieno di una transizione climatica che la rende una delle […] Meteo estivo? Siamo preoccupati: i casi del recente passato che non lasciano tranquilli

May 29, 2025 - 03:20
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Meteo estivo? Siamo preoccupati: i casi del recente passato che non lasciano tranquilli

Nel corso degli ultimi quarant’anni, l’Europa mediterranea ha vissuto una trasformazione radicale del suo meteo estivo. Le ondate di calore, un tempo eventi sporadici, sono diventate sempre più intense, prolungate e pericolose, fino a ridefinire il volto dell’estate. L’Italia, in particolare, si trova oggi nel pieno di una transizione climatica che la rende una delle zone più vulnerabili all’espansione del caldo subtropicale africano.

A partire dal 1983, quando per la prima volta le temperature superarono stabilmente i 40 gradi Celsius su Francia, Italia, Spagna e Grecia, l’impatto delle ondate di calore è andato crescendo. All’epoca, la mancanza di infrastrutture adeguate, la scarsa consapevolezza del rischio sanitario e l’assenza di strategie pubbliche di contenimento portarono a conseguenze drammatiche. Quel primo segnale, tuttavia, non fu sufficiente per fermare l’avanzata di un processo già in atto.

 

Il 2003 segna una frattura storica

Quello che accadde durante l’estate 2003 viene ancora oggi ricordato come un punto di non ritorno. L’anomalia termica che si manifestò in Europa occidentale superò i sei gradi oltre la media, colpendo in particolare la Francia, dove si registrarono oltre 15.000 vittime. Anche l’Italia fu attraversata da un caldo implacabile, con record assoluti in Lombardia, Toscana e Piemonte, regioni abituate fino ad allora a estati più miti. Questo evento viene regolarmente citato nei report dell’IPCC come uno dei segnali più chiari dell’accelerazione climatica europea.

Negli anni successivi, gli episodi estremi si sono moltiplicati. Il 2012 vide temperature superiori ai 45 gradi in Puglia e Sicilia, ma anche nella Castiglia-La Mancia in Spagna. Il 2015 portò un caldo opprimente su tutto il continente, con gravi conseguenze per la salute nei centri urbani, a causa della frequente presenza di notti tropicali, dove le temperature minime non scendevano sotto i 25°C, impedendo al corpo umano di recuperare dallo stress termico diurno.

 

Un crescendo africano che riscrive la geografia del caldo

Nel passaggio tra fine Luglio e inizio Agosto 2017, l’aria proveniente dal Sahara investì il Sud Italia, la Spagna meridionale e la Grecia continentale, con valori termici prossimi ai 48 gradi. La Sicilia fu tra le regioni più colpite, ma anche la capitale greca Atene sperimentò condizioni estreme. Questo tipo di fiammata, spinta da una circolazione instabile sull’Atlantico, ha segnato una nuova modalità di propagazione delle ondate di calore, ben visibile anche nel 2021, quando Siracusa toccò i 48,8°C, sfiorando il record assoluto europeo.

Il biennio 2022-2023 ha mostrato quanto questo processo si stia consolidando. L’assenza di piogge in ampie zone dell’Europa meridionale, unita a temperature costantemente sopra media, ha aggravato la crisi idrica e amplificato gli effetti delle ondate di calore. In questo contesto, persino paesi tradizionalmente temperati come il Regno Unito hanno registrato valori eccezionali, superando per la prima volta i 40°C.

 

Le diverse forme del caldo: non tutte le ondate sono uguali

Capire le strutture meteorologiche che stanno dietro alle ondate di calore è fondamentale per comprenderne la pericolosità. Una delle più temibili è la cupola di calore o heat dome, un sistema anticiclonico ad altissimo geopotenziale, che si comporta come una campana sotto cui l’aria calda resta intrappolata. In questo scenario, le temperature aumentano progressivamente ogni giorno, senza possibilità di dispersione verso l’alto, e la mancanza di ventilazione favorisce un caldo stagnante, difficile da dissipare anche di notte.

Diverse, invece, sono le condizioni che si generano quando si verifica una fiammata subtropicale africana. In quel caso, masse d’aria rovente provenienti dal Sahara vengono spinte verso nord da saccature atlantiche, che fungono da canale ascensionale. L’afflusso è più rapido e più secco rispetto alla cupola di calore, spesso accompagnato da venti discendenti come lo scirocco, capaci di innescare incendi boschivi su vasta scala.

Infine, esiste un’altra configurazione più “tradizionale”: l’anticiclone delle Azzorre. Questo sistema, di origine oceanica, tende a garantire stabilità ma senza picchi termici estremi. Quando domina, l’estate risulta calda ma più sopportabile, grazie alla maggiore umidità marina e all’escursione termica tra giorno e notte che permette un recupero fisiologico più agevole.

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