Vasco Rossi infiamma Torino: “Viva la vita!”, un rito collettivo di gioia e resistenza
Vasco Rossi infiamma Torino con uno show esplosivo: 36mila fan, una scaletta iconica e un messaggio potente; la celebrazione della vita L'articolo Vasco Rossi infiamma Torino: “Viva la vita!”, un rito collettivo di gioia e resistenza proviene da imusicfun.

Vasco Rossi infiamma Torino con uno show esplosivo: 36mila fan, una scaletta iconica e un messaggio potente.
C’è chi dice che il rock sia morto. A sentire le 36mila voci in delirio all’Olimpico di Torino, viene da pensare che non solo sia vivo, ma che abbia anche un cuore pulsante e inossidabile. Quello di Vasco Rossi. Il Komandante è tornato e ha dato il via, nella sera del 31 maggio, al Vasco Live Duemilaventicinque, il nuovo tour che attraverserà l’Italia in sei città (Torino, Firenze, Bologna, Napoli, Roma e Messina), con 12 date tutte sold out da mesi. Il primo capitolo si apre con uno stadio stracolmo e un boato che scuote l’asfalto prima ancora che il concerto cominci. Vasco è leggenda vivente. Ma anche rito, catarsi, rivoluzione emotiva. E lo ha dimostrato — ancora una volta — con uno show che è molto più di un concerto: è un inno alla vita.
“Voglio una vita spericolata… Noi siamo una vita spericolata, vissuta, ostinata, fiera, complicata e meravigliata” urla Vasco dal palco, riscrivendo il testo del suo stesso manifesto del 1983. Un incipit che vale più di qualsiasi discorso: in tempi oscuri, l’artista sceglie la luce. “In questo periodo buio la vita sembra disprezzata; il mio concerto vuole portare gioia”. E lo fa. Lo fa con i riff incendiari, con i visual che abbracciano tutto lo stadio e con una scaletta tiratissima, costruita come un’onda che cresce, esplode, travolge.
Alle 20:45 in punto, il palco-monstre — largo 86 metri, profondo 25, alto 28, con cinque megaschermi e visual potenti — si accende sulle note di Vita Spericolata, per la prima volta in assoluto in apertura. E la folla esplode. È l’inizio di quasi tre ore di musica serrata, dove ogni canzone diventa dichiarazione di intenti, fotografia emotiva, frammento di storia collettiva. Vasco canta, si muove, suda, sorride. Non è un reduce del rock, è ancora il suo frontman più autentico.
Accanto a lui una band rodata, guidata dal direttore musicale Vince Pastano: arrangiamenti potenti e sontuosi, synth e archi dal sapore ’80s, chitarre robuste, sonorizzazioni cinematografiche. Un’esperienza immersiva e totalizzante.
Ci sono le hit, certo: Sally, Rewind, Senza parole, Gli spari sopra (con l’ormai iconico messaggio Fuck The War sullo schermo), Albachiara (rito collettivo che chiude la serata tra coriandoli e lacrime), ma anche autentiche chicche come Valium, E il tempo crea eroi, Quante volte, Buoni o cattivi, Mi si escludeva. Quest’ultima, scritta trent’anni fa, oggi suona come un grido d’attualità: “E tutto quanto andrà a farsi fottere, e avanti così. Poi comincia la guerra”.
Il medley centrale è un regalo per i fan più storici: da La strega a Una canzone per te, è un salto nel tempo, un piccolo festival personale in cui Vasco canta con e per la sua “combriccola”. Il pubblico, come sempre, fa parte dello spettacolo: bandiere, cartelloni, cori da stadio, reggiseni in volo e occhi lucidi.
Da Bibione a Messina, la sua gente c’è. C’è chi si accampa fuori dallo stadio dal giorno prima, chi segue tutte le date, chi si tramanda il culto di padre in figlio. Vasco non ha fan: ha un popolo. Un’umanità trasversale che trova nella sua musica un senso, una via, un rifugio. E lui lo sa. Non fa prediche, non cerca il compromesso. Dice le cose come stanno, a muso duro. E canta. “Gli spari sopra sono per noi”, urla. E il pubblico urla con lui.
A 73 anni Vasco è inarrestabile. Ogni estate un tour, ogni anno un record. Oltre 800 concerti, più di 200 canzoni, quattro generazioni cresciute con la sua voce. Ma non è solo questione di numeri. È la verità con cui canta, la fragilità che mostra, la rabbia e l’amore che mescola. Ogni brano è una cicatrice aperta, un abbraccio, una bestemmia e una preghiera.
Vasco non è cambiato. È cresciuto, sì. Ma resta fedele a se stesso. Alla sua visione. Alla sua vita spericolata. E oggi più che mai sembra dirci: la vita, per quanto difficile, vale sempre la pena.
E allora, come canta lui stesso: “Vivere e sperare di star meglio”.
La scaletta del concerto di Vasco a Torino
Vita spericolata
Sono innocente ma…
Manifesto futurista della nuova umanità
Valium
Vivere
Mi si escludeva
Gli spari sopra
Quante volte
Ed il tempo crea eroi
Un gran bel film
Vivere non è facile
Interludio 2025
Buoni o cattivi
Basta poco
Siamo qui
C’è chi dice no
Io perderò
Medley: La strega (la diva del sabato sera) / Cosa vuoi da me / Vuoi star ferma! / Tu vuoi da me qualcosa / Una canzone per te / Va bene, va bene così
Rewind
E adesso che tocca a me
Senza parole
Sally
Se ti potessi dire
Siamo solo noi
Canzone/Albachiara
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