Thom Yorke rompe il silenzio su Gaza. La lunga lettera del frontman dei Radiohead al mondo, dopo le polemiche
Mentre il genocidio di Gaza continua tra due fuochi, quello dei terroristi di Hamas e quello del governo Netanyahu, Thom Yorke dei Radiohead rompe il sielnzio dopo le contestazioni

Thom Yorke rompe il silenzio su Gaza con una lettera intensa e coraggiosa dopo le polemiche e le contestazioni.
Chi conosce Thom Yorke sa bene che non è mai stato un artista qualunque. Frontman dei Radiohead, figura enigmatica, spesso schiva, ma capace di trasmettere con la musica emozioni che non hanno bisogno di troppe spiegazioni. Per anni ha mantenuto una certa distanza dai riflettori della politica, evitando dichiarazioni troppo nette su temi caldi. Però qualcosa è cambiato. E quel qualcosa ha un nome preciso: Gaza. Una ferita aperta che, dopo mesi di bombardamenti, rappresaglie e orrori, non può più essere ignorata, nemmeno da chi ha sempre preferito il linguaggio dei suoni a quello delle parole.
Infatti, la situazione nella Striscia è ormai tragica. Dopo l’attacco di Hamas a Israele nell’ottobre 2023, Tel Aviv ha risposto con una campagna militare durissima. Le operazioni sono andate avanti per mesi, colpendo scuole, ospedali, infrastrutture civili. Gaza, oggi, rischia di scomparire, inghiottita da una guerra che non lascia spazio né al dialogo né alla pietà. I palestinesi si ritrovano stretti tra due fuochi: da un lato Hamas, che si nasconde dietro la popolazione civile, dall’altro il governo israeliano guidato da Benjamin Netanyahu, che ha scelto la linea della forza come unica risposta. In mezzo, milioni di persone che continuano a pagare un prezzo altissimo.
È in questo contesto che Yorke ha deciso di parlare. Lo ha fatto dopo essere stato contestato durante un concerto, accusato di non aver preso una posizione chiara. Criticato anche per aver suonato con i Radiohead in Israele nel 2017, nonostante gli appelli al boicottaggio lanciati da attivisti e colleghi, Yorke ha scelto ora di scrivere nero su bianco ciò che pensa. Il suo messaggio, pubblicato su Instagram, è diretto, asciutto, e per certi versi spiazzante. Non cerca consensi facili, non si schiera in modo ideologico, ma condanna con fermezza tanto la brutalità dell’esercito israeliano quanto la manipolazione cinica di Hamas.
“Netanyahu e la sua cricca devono essere fermati. Hamas si nasconde cinicamente dietro la sofferenza di un popolo. La caccia alle streghe sui social aiuta gli estremisti. Recuperiamo umanità e dignità”, scrive Yorke. Parole che colpiscono, soprattutto perché arrivano da chi ha sempre scelto di restare in disparte. E invece adesso ha sentito il bisogno di esporsi, probabilmente spinto dall’urgenza di non restare in silenzio davanti a ciò che sta accadendo.
Il suo intervento si inserisce in un momento in cui sempre più artisti, intellettuali e personalità del mondo culturale stanno cercando di alzare la voce, di dire basta. Non si tratta di scegliere una bandiera, ma di denunciare un massacro che non ha più alibi. E quando è Thom Yorke a farlo, uno che pesa ogni parola come fosse un accordo, allora significa che il tempo dell’ambiguità è finito.