Boeing, nera è la notte dopo il disastro Air India
Lassù qualcuno non mi ama. Adesso che Boeing aveva ripreso a decollare dopo l’annus horribilis, adesso che la cura Ortberg iniziava a dare i suoi frutti, adesso che i conti cominciavano a tornare, adesso che gli ordini riprendevano a salire, adesso che le beghe giudiziarie sembravano alle spalle, riaffiorano gli spettri del passato. La sciagura di Air India del 787 Dreamliner – il peggior disastro aereo degli ultimi 10 anni, con oltre 300 vittime, 241 a bordo e le altre a terra – è un brusco ritorno alla realtà. Continue reading Boeing, nera è la notte dopo il disastro Air India at L'Agenzia di Viaggi Magazine.


Lassù qualcuno non mi ama. Adesso che Boeing aveva ripreso a decollare dopo l’annus horribilis, adesso che la cura Ortberg iniziava a dare i suoi frutti, adesso che i conti cominciavano a tornare, adesso che gli ordini riprendevano a salire, adesso che le beghe giudiziarie sembravano alle spalle, riaffiorano gli spettri del passato.
La sciagura di Air India del 787 Dreamliner – il peggior disastro aereo degli ultimi 10 anni, con oltre 300 vittime, 241 a bordo e le altre a terra – è un brusco ritorno alla realtà. L’unico sopravvissuto – un 4oenne britannico di origini indiane, estratto miracolosamente dai rottami del velivolo – è un messaggio di speranza per un futuro che il colosso spaziale americano stava costruendo in maniera mirata e che ora ha subito una drastica battuta d’arresto.
I primi effetti non si sono fatti attendere: giovedì Boeing ha perso il 7% a Wall Street. In rosso anche le altre compagnie: Lufthansa -4%, il Gruppo Iag – British Airways, Iberia, Air Europe e Aer Lingus – -4,06%, Air France-Klm -0,92%, easyJet -4,03%, Ryanair -0,74%, Turkish Airlines -2,93%.
Air India pagherà un risarcimento di oltre 100.000 dollari (circa 86.000 sterline) alle famiglie di ogni passeggero deceduto. Nel complesso l’incidente potrebbe costare agli assicuratori della compagnia almeno 120 milioni di dollari per responsabilità civile dei viaggiatori e responsabilità civile verso terzi.
A proposito: come accade in questi frangenti, la catena di Sant’Antonio – proprio il 13 giugno – non si arresta mai al primo caso. Nuova emergenza per un velivolo Air India in Thailandia, dopo un allarme bomba: un volo diretto a Delhi ha effettuato un atterraggio di emergenza all’aeroporto di Phuket.
IL PRIMO INCIDENTE DEL 787 DREAMLINER
Fatalità, sfortuna, destino avverso: chiamatelo come volete. Di certo la fortuna, almeno in quest’ultimo segmento di storia, ha abbandonato Boeing. Sì, perché quello in India è il primo incidente in assoluto per un 787 Dreamliner dalla sua introduzione nel 2011, roba da almanacchi del malaugurio.
Utilizzato per i voli di lungo raggio, è operativo da quasi 14 anni. Ha trasportato oltre un miliardo di persone e ha effettuato 5 milioni di decolli. Secondo la società di analisi aeronautica Cirium, fino al 12 giugno c’erano 1.148 esemplari in servizio. Quello che si è schiantato subito dopo essere partito dall’aeroporto di Ahmedabad, nel Gujarat, aveva accumulato più di 41mila ore di volo e quasi 8mila tra decolli e atterraggi, 700 solo negli ultimi 12 mesi.
Il 787 Dreamliner è un widebody bimotore. Come riporta il sito Flightradar24, ne sono stati consegnati più di 1.000 a decine di compagnie aeree, tra cui All Nippon Airways, British Airways e United Airlines.
Da segnalare che nel 2013 i Boeing 787 erano stati messi a terra dopo una serie di incendi causati dalle batterie agli ioni di litio, che facevano parte del sistema di alimentazione elettrica.
CRONACA (E MOTIVI?) DI UN DISASTRO
L’incipit del Corriere della Sera sull’incidente è da manuale, tanto preciso quanto cruento: “Ventotto secondi. Tanto passa tra il momento in cui il Boeing 787 di Air India si stacca dalla pista dell’aeroporto di Ahmedabad e l’impatto tra gli edifici, un chilometro e mezzo più avanti. È su questi ventotto secondi che si concentrano gli investigatori indiani con il supporto logistico di quelli americani ed europei“.
Non a caso, il presidente e ceo di Boeing, Robert “Kelly” Ortberg, ha offerto al presidente di Air India, Natarajan Chandrasekaran, pieno sostegno e un team pronto a corroborare l’indagine condotta dall’Aircraft Accident Investigation Bureau indiano, in conformità con il protocollo dell’Organizzazione per l’aviazione civile internazionale delle Nazioni Unite.
Ora, come sempre, sarà l’esame delle due scatole nere a chiarire le idee su quanto è successo. Finora ne è stata recuperata una, ma – precisa sempre il Corsera – non è chiaro se il «Cockpit voice recorder» (che registra gli audio in cabina di pilotaggio) o il «Flight data recorder» (che memorizza migliaia di parametri di volo). Gli analisti però avvertono che un incidente aereo è frutto di un insieme di fattori“.
I video disponibili non mostrano particolari criticità al momento del decollo: l’aereo si libra in volo regolarmente e prende quota. Pochi secondi, però, e la scena muta improvvisamente: il Boeing rallenta l’ascesa, resta stabile e quindi perde quota, precipitando a oltre 300 chilometri orari di velocità. Le autorità indiane sostengono che uno dei piloti avrebbe lanciato il “mayday“, ma non si capisce se contemporaneamente viene segnalato un problema a bordo.
Poi c’è il mistero del carrello delle ruote, che dovrebbe essere retratto dopo una decina di secondi dal decollo e invece resta giù. Così come i «flap», le parti mobili delle ali, che non sembrano estesi nella maniera corretta. Inoltre, il 787 Dreamliner scende con il muso rivolto verso l’alto, anche questa un’anomalia. In base ai dati riportati dai media indiani e dalla Bbc, in questo momento l’aereo si trova a un’altezza di circa 200 metri.
Tra le ipotesi della prima ora non si esclude che l’alta temperatura – 37 gradi – possa aver giocato un ruolo non indifferente nella sciagura, perché in quel caso i motori producono meno spinta. Non ci resta che attendere.
EPPURE BOEING…
Eppure Boeing tira ancora. Eccome se tira. Se infatti i cinesi snobbano il colosso spaziale americano e virano su Airbus, a maggio – secondo quanto segnala il Sole 24 Ore – gli ordini lordi degli aerei sono volati ai massimi dal dicembre 2023, a quota 303, .
Ammontano a 220, infatti, gli aeromobili consegnati ai clienti dall’inizio dell’anno. Le scudisciate di Iata, che ha minacciato di intentare un’azione legale contro Boeing e Airbus, sembrano aver avuto effetto. Nel dettaglio, l’azienda Usa ha consegnato 45 aerei nello scorso mese, in linea con il risultato di aprile, ma in aumento rispetto ai 24 consegnati nel maggio 2024. Da gennaio Airbus ne ha consegnati 243.
Al netto di cancellazioni e conversioni, quest’anno Boeing ha registrato ordini per 512 aerei rispetto ai 215 di Airbus. Ulteriori ordini potrebbero essere firmati la prossima settimana all’Air Show di Parigi, un evento commerciale in cui le aziende hanno l’opportunità di presentare tecnologie all’avanguardia e nuovi aeromobili. Sperando che il disastro di Air India non incida su umori e piani.
LA RIPARTENZA PRIMA DELLA SCIAGURA AIR INDIA
Insomma, i nuvoloni neri che si erano addensati sul colosso di Seattle da più di un anno a questa parte sembravano essersi finalmente diradati dopo una serie di problemi legati alla sicurezza e alla produzione. E non solo.
Il 2024 da incubo si era chiuso con una perdita di circa 11,8 miliardi di dollari, la seconda più pesante nella storia di Boeing. Un’annata storta fin da subito, con il caso del 737 Max 9 di Alaska, che aveva provocato lo stop temporaneo della Faa e suscitato nuove preoccupazioni sul controllo qualità.
L’incredibile serie di guai a cascata – dalla causa degli azionisti al maxi sciopero di 53 giorni – aveva indotto Ortberg, in sella dalla scorsa estate, a usare la scure, con provvedimenti da “lacrime e sangue“, licenziamenti compresi. Poi, piano piano, la risalita. Impreziosita dalla commessa record in Qatar.
Il 2025 si è aperto sotto i migliori auspici: non solo i conti sono migliorati, ma Boeing è riuscita ad archiviare – tra la rabbia dei familiari delle vittime – gli incidenti del volo Lion Air 610 del 29 ottobre 2018 e del volo Ethiopian Airlines 302 del 10 marzo 2019: in totale 346 morti.
Il mese scorso, infatti, l’azienda ha accettato di pagare 1,1 miliardi di dollari in accordo con il Dipartimento di giustizia per evitare il processo penale, che avrebbe rischiato di compromettere lo status di partner federale. Intesa definita dai legali di alcune famiglie «moralmente ripugnante».
Un’uscita di scena non proprio meritevole dell’onore delle armi, ma che comunque chiudeva il capitolo forse più complicato della storia di Boeing.
Poi il tuono in India. Ed è ricominciato il diluvio.