Weekend in bici nelle Marche, su e giù per i colli, tra mare, monti e natura

Un concentrato di bellezze naturalistiche e architettoniche, una culla di creatività, autenticità e tradizioni non ancora travolte dall’overtourism: sono le Alte Marche. Qui un reticolo di strade secondarie, ideali per gli amanti delle due ruote, danza su e giù per le colline, si intrufola in borghetti silenziosi, si tuffa in canyon segreti, sfiora ruscelli e L'articolo Weekend in bici nelle Marche, su e giù per i colli, tra mare, monti e natura sembra essere il primo su Dove Viaggi.

Jun 12, 2025 - 16:45
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Weekend in bici nelle Marche, su e giù per i colli, tra mare, monti e natura

Un concentrato di bellezze naturalistiche e architettoniche, una culla di creatività, autenticità e tradizioni non ancora travolte dall’overtourism: sono le Alte Marche. Qui un reticolo di strade secondarie, ideali per gli amanti delle due ruote, danza su e giù per le colline, si intrufola in borghetti silenziosi, si tuffa in canyon segreti, sfiora ruscelli e cascate fino all’Adriatico.

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Uscite in canoa nel canyon delle Marmitte dei Giganti a Fossombrone

In bici dall’Appennino all’Adriatico in 4 tappe

“Ogni stagione è adatta per intraprendere un itinerario in bici, ma a maggio si pedala avvolti da profumi di gelsomino e fieno tagliato”, dice Giacomo Rossi, ciclista esperto e profondo conoscitore del territorio.

A Borgo Massano, nella campagna di Urbino, ha creato Ca’ Virginia, un borgo-albergo che usa solo fonti di energia rinnovabile. L’ex casa rurale del Quattrocento è un luogo amato da ciclisti professionisti e turisti su due ruote e si trova sui percorsi di gare importanti, come il prossimo Giro d’Italia Women (6-13 luglio).

Rossi ha creato accurati servizi bike ed elargisce consigli su attrezzatura e tracciati. Quando guida i tour, la sua passione per le Alte Marche contagia anche i più disincantati. Per Dove ha disegnato un itinerario in quattro tappe che corre fra paesaggi eterogenei, dall’Appennino all’Adriatico, e copre 280 chilometri con 4.310 metri di dislivello.

la Sfera Grande, opera in bronzo di Arnaldo Pomodoro (1998), sul lungomare di Pesaro. Si riflette sull’acqua della fontana nella quale è installata, di fronte al mare.

Prima tappa: verso Pesaro

La prima tappa o frazione è un anello di 92,3 chilometri con 1.110 metri di ascensione. Da Ca’ Virginia si sale a Montefabbri, paesino del Quattrocento, dove lo sguardo abbraccia tutto il percorso, dal Carpegna al Sasso Simone e Simoncello. “Non esistono bar, ma la calorosa accoglienza marchigiana spesso si materializza nelle vesti di un’anziana signora che offre il caffè”, sorride Rossi.

Da Morciola si riprende la via che lambisce monte Labate, guadagnando il crinale tra le valli del Foglia e del Metauro, circondati da campi di cereali ed erba medica. Con saliscendi fluidi (due-tre per cento), il nastro d’asfalto corre nella conca agricola sino a Fano, tra colli levigati che digradano sulla spiaggia. Oltre la Porta Augustea, tra i vicoli spiccano Palazzo Malatesta e l’Arco di Augusto.

In pochi colpi di pedale si intercetta la ciclabile del lungomare per Pesaro. Dopo la Sfera Grande (1998) di Arnaldo Pomodoro, dal porto ci si arrampica sulla Panoramica di San Bartolo, nella Riserva naturale del Monte San Bartolo.

Seconda tappa: sulle salite dei “Muri”

I 25 chilometri dell’antica via Pesaro – Gabicce Monte seguono l’ondulazione della montagna in un saliscendi con viste sul mare e sui poggi coperti di viti, salici e querce. Una falesia erosa dalle onde sorregge Fiorenzuola di Focara, borgo con castello di cui restano il portale, parte dei bastioni e la torre. Le viuzze si avviluppano in semicerchi che pilotano fino al dirupo per poi risalire alla chiesa. Lasciata la panoramica, passata Tavulia, si rientra a Borgo Massano.

La seconda tappa è lunga 71,6 chilometri con 1.570 metri di dislivello. Da Ca’ Virginia si riprende la “danza a pedali” verso Urbino, gioiello del Rinascimento. Si imbocca la strada bianca di Riceci e attraverso morbide curve si arriva alla città ducale.

Beatrice Gaudenzi nel suo atelier e bottega Terrecotte Gaudenzi, a Fratterosa.

A ruota libera fino a Urbino

Dopo la salita da Gallo a Torre San Tommaso, a sinistra ecco i monti Catria, Nerone e Petrano, mentre a destra appaiono il Carpegna, San Marino e Montefiore. Da 600 metri di quota si scende a ruota libera fino a Urbino. Il pavé fa vibrare le bici mentre si passa sotto i Torricini verso Palazzo Ducale voluto da Federico da Montefeltro.

Nella città alta la settecentesca facciata del Duomo, in pietra del Furlo, è ornata da statue delle tre virtù teologali. I locali dei dintorni preparano il crostolo, ricetta rinascimentale che prevede un impasto arricchito con uova e pepe, poi la sfoglia viene farcita con prosciutto crudo e caciotta d’Urbino.

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Ponte con la torre sul fiume Metauro a Fermignano.

Si esce da Porta Santa Lucia per raggiungere Fermignano (200 a.C.), dove campeggia la torre medioevale tra ex cartiera e ponte a tre archi sul Metauro. Su un falsopiano in discesa a ridosso delle pendici settentrionali della Gola del Furlo si riposano i muscoli prima dei famigerati “muri” marchigiani, lunghi tratti di strada in salita.

Fratterosa è il paese delle terrecotte e delle ciliegie visciola, ideali per i liquori. Poi da San Lorenzo resta l’ultima salita per Montalfoglio, dimora estiva del duca di Urbino. “In tre chilometri si guadagnano 220 metri di quota, misurandosi con pendenze a doppia cifra da non prendere di petto!”, avverte Alessandro Montanari, ex biker professionista. Il borgo circondato da mura pare catapultare nel Rinascimento, solo che ora dame e cavalieri montano bici di carbonio e duellano per conquistare il KOM, il record di percorso.

Terza tappa: tra faggete e piscine naturali

La terza tappa si spinge verso il monte Catria e le Gole del Furlo, disegnando un percorso a ferro di cavallo sino a Fossombrone. In tutto 74,4 chilometri e 960 metri di dislivello. L’ascensione da Serra Sant’Abbondio tra le faggete silenti è un atto di meditazione dinamica. A Fonte Avellana sorge un monastero romanico del 980. L’atmosfera densa di spiritualità, l’aria fresca, il profumo delle ginestre e lo scroscio del torrente creano forti emozioni. La fluida discesa consente di osservare la rocca di Frontone, di origini medioevali, nell’omonimo borgo.

Dopo il Torrione Martignano di Cagli, si approda ad Acqualagna, capitale del pregiato tartufo bianco, raccolto da novembre a gennaio. A maggio, invece, si può assaggiare un’altra varietà, lo scorzone. L’itinerario vira a nord-est nella Gola del Furlo, il canyon cesellato dal torrente Candigliano in vertiginose pareti calcaree. Pedalando tra salici, pioppi e sambuchi non è raro avvistare aquile reali. Più avanti il Metauro crea le Marmitte dei Giganti, una forra con “piscine” circolari, vicine a Fossombrone, con il settecentesco Ponte della Concordia che scavalca il fiume con un arco a tutto sesto.

Tagliere per l’aperitivo alla Locanda San Martino, a Montalfoglio.

Quarta tappa: la strada dei sapori

L’ultima frazione è breve (41,2 chilometri) e facile, pur con 670 metri di dislivello. Da Montefelcino una “strada dei sapori” si spinge fino alla Valle del Foglia, stuzzicando il cicloturista con l’olio di Cartoceto dop e i formaggi tipici.

Nel saliscendi tra uliveti e vigneti, Mombaroccio esibisce i bastioni del Quattrocento, la Porta Maggiore e il piano urbanistico malatestiano “a spina di pesce”. Poi da Sant’Angelo di Lizzola in pochi chilometri si arriva a Ca’ Virginia, dove un tuffo nella vasca idroterapica è più che meritato.

Come arrivare a Urbino

In auto: da Milano autostrada A1 fino a Bologna, quindi A14 fino a Pesaro. Poi si prende la strada del Montefeltro per Urbino.

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