“Panta Rei”, Ehua: un debutto intenso e viscerale

Nel nostro precedente incontro su Soundwall, Ehua ci aveva svelato in anteprima l’arrivo di un lavoro che sarebbe stato il più personale e profondo della sua carriera. Con la pubblicazione di Panta Rei per la label 3024, uscito lo scorso 2 maggio (sì, siamo un attimo in ritardo), quell’annuncio prende forma in un album di… The post “Panta Rei”, Ehua: un debutto intenso e viscerale appeared first on Soundwall.

Jun 12, 2025 - 17:35
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“Panta Rei”, Ehua: un debutto intenso e viscerale

Nel nostro precedente incontro su Soundwall, Ehua ci aveva svelato in anteprima l’arrivo di un lavoro che sarebbe stato il più personale e profondo della sua carriera. Con la pubblicazione di Panta Rei per la label 3024, uscito lo scorso 2 maggio (sì, siamo un attimo in ritardo), quell’annuncio prende forma in un album di debutto che non delude le aspettative: un progetto che unisce sperimentazione, introspezione e sensibilità melodica in un equilibrio sorprendente.

(“Panta Rei”, la cover art; continua sotto)

Accompagnato da un artwork unico in cemento realizzato da Jeroen Erosie, da un booklet fotografico e narrativo e da un cortometraggio omonimo, Panta Rei si presenta come un progetto multiforme che va ben oltre l’ascolto.

Il titolo, Panta Rei, “tutto scorre” in greco, è la chiave di lettura dell’intero lavoro: un viaggio attraverso la trasformazione, il movimento e l’identità in continuo divenire. Temi che rispecchiano in pieno il percorso biografico e artistico di Ehua, artista italo-ivoriana di base a Londra, e che emergono in modo vivido anche nello short film girato insieme a due amici storici di Pisa – i videomaker Niccolò Natali e Nikola Lorenzin di Santabelva – che accompagna l’uscita dell’album: “Il film è un altro modo per esplorare visivamente la trasformazione attraverso il condizionamento”, spiega. “Ci sono quattro capitoli: Rhythm, Language, Other People and Movement. Volevo che il disco fosse accompagnato da un elemento visivo per meglio rappresentare i temi che riflettono ciò che vivo ogni giorno”.

Con questo album, Ehua sottolinea più volte l’importanza di trovare la propria voce, esternare le emozioni, condividere i pensieri e di abbracciare la propria vulnerabilità nella musica che produce: “L’album nasce dal desiderio di creare qualcosa che rappresentasse davvero chi sono, sia musicalmente che personalmente”. E questo traspare in ogni traccia del disco, profondamente intimo.

La trasformazione è anche sonora: Panta Rei si allontana dalle radici club-oriented dei primi EP di Ehua per abbracciare una dimensione più intima, pensata sia per l’ascolto privato che per il dancefloor. “Ho messo a nudo il mio lato più melodico. Ho scritto un brano al pianoforte, NYC, pur non sapendo suonare davvero: ho semplicemente lasciato che le mani seguissero il loro istinto. Finalmente mi sentivo pronta a far sentire quella parte di me anche agli altri”.

Nel mondo del club ti ritrovi spesso confinato nella dimensione kick-snare-hi hat. Ma io ho sempre avuto molto altro da dire

Accanto a strutture percussive raffinate e bassi profondi, marchio di fabbrica di Ehua, emergono strati più morbidi e caldi, con l’uso frequente del contrabbasso e dei vocalizzi, registrati per la prima volta in prima persona: “Nel mondo del club ti ritrovi spesso confinato nella dimensione kick-snare-hi hat. Ma io ho sempre avuto molto altro da dire”.

(Ehua; continua sotto)

Le influenze dichiarate vanno da Duval Timothy a Tirzah, da Mica Levi a Lauryn Hill, passando per i primi lavori dei Little Dragon: artisti capaci di toccare corde emotive profonde con un linguaggio musicale autentico. Ed è proprio in quella direzione che Panta Rei si colloca, con una forza narrativa che non cerca scorciatoie ma punta dritta al cuore. L’album è anche una dichiarazione di fiducia in se stessi: “Mi sono trattenuta tanto in passato. Ma questo disco è il mio modo di dire: ci sono anch’io. Non ho nulla da dimostrare, solo qualcosa da condividere. È il mio debutto, ma non è la fine. È solo l’inizio.

Con Panta Rei, Ehua firma un debutto maturo e personale. Un album che non cerca di compiacere, ma che invita a sentire e a fluire, insieme. Un album che merita davvero.

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