And Just Like That – Recensione 3×02: un passo avanti, ma non per tutti i personaggi
Altro giro, altra corsa. Altro venerdì, altro episodio di And Just Like That, il sequel di Sex and the City giunto alla sua terza stagione. Dopo l’inizio della scorsa settimana (trovate qui la recensione), le avventure di Carrie, Miranda e Charlotte nella New York contemporanea continuano a suon di smartphone, emoji e di quella strana… Leggi di più »And Just Like That – Recensione 3×02: un passo avanti, ma non per tutti i personaggi The post And Just Like That – Recensione 3×02: un passo avanti, ma non per tutti i personaggi appeared first on Hall of Series.

Altro giro, altra corsa. Altro venerdì, altro episodio di And Just Like That, il sequel di Sex and the City giunto alla sua terza stagione. Dopo l’inizio della scorsa settimana (trovate qui la recensione), le avventure di Carrie, Miranda e Charlotte nella New York contemporanea continuano a suon di smartphone, emoji e di quella strana sensazione che provocano tre donne adulte che sembrano arrivate in città da un altro pianeta. O meglio, dal loro passato. Come in ogni singolo episodio della serie, anche nella 3×02 l’assenza di Samantha, delle sue opinioni decise e della sua ironia pungente si fa sentire. Eppure questa volta – cosa che è un po’ un miracolo – la storyline di un personaggio non protagonista riesce a darci qualche emozione. E sì, proprio di quel personaggio che a Samantha Jones dovrebbe somigliare. Ma parliamone meglio.
La trama della 3×02 di And Just Like That
Dopo un episodio come il primo della stagione – che non aveva fatto altro che riportarci nel bel mezzo della storia e mettere le basi per ciò che sarebbe accaduto in futuro – ci ritroviamo con la 3×02 a fare qualche piccolo passettino avanti, anche se non per tutti i personaggi. Carrie, la nostra ora e per sempre protagonista indiscussa, ha ripreso a scrivere, ispirata dalla sua enorme casa storica. Una casa che però non riesce a vivere al meglio: prima una bella infestazione di ratti la costringe a radere al suolo il suo bucolico giardino; poi la scelta di un tavolo per arredare spazi così ampi e vuoti le provoca una piccola crisi relazionale. E chiaramente, gira che ti rigira, il problema è sempre lì.
Aidan, colui che sul finale della seconda stagione le aveva chiesto una breve pausa di circa 5 anni, si rifà vivo per una notte come se niente fosse. O, per meglio dire, ignorando totalmente il fatto che una scelta come la sua possa e debba avere delle conseguenze su ciò che la sua compagna pensa di poter/non poter fare. Possiamo sentirci? Possiamo vederci? Posso raccontarti i miei problemi piccoli come la scelta di un tavolo e grandi come un’invasione di roditori in casa mia senza invadere lo spazio che mi hai chiesto? E se dalla bocca del fidanzato evanescente escono sempre tante rassicurazioni, dai suoi atteggiamenti emerge tutt’altro.
Mia opinione non richiesta? Questa relazione sta cominciando a darmi sui nervi. Ma se il mio istinto non mi inganna – e di solito non lo fa – nell’enorme casa storica potrebbe essere arrivato qualcuno pronto a far venire dei dubbi a Carrie.
Andando avanti con le storie di puntata, questa volta proseguiamo dritti con Seema.
Se avete già letto qualche recensione di And Just Like That, sapete bene che di solito dopo aver parlato di Carrie proseguiamo con le sue amiche storiche. Questa volta, però, facciamo un’eccezione: Seema ha conquistato l’attenzione. Fresca di rottura con il suo bel regista egoriferito, Seema si rilancia nel magico mondo degli appuntamenti tra vestiti luccicanti e cocktail decisamente overpriced. È una donna che sa cosa vuole e che non perde tempo a far parlare i suoi accompagnatori più del dovuto se ciò che hanno da dire non è di suo interesse. Cosa, questa, che capisco e ammiro, ma che non le dà la vita sentimentale soddisfacente che si impegna con tanta ostinazione a cercare.
È in questo contesto che spunta così, un po’ dal nulla, il metodo Sydney. In cosa consiste? Nel partecipare ad appuntamenti con uomini attentamente selezionati, ai quali però Seema deve presentarsi vestita come mai si vestirebbe e ascoltando discorsi che mai vorrebbe ascoltare. E senza dare la sua reale opinione a riguardo, ovviamente. Un’esperienza che lei detesta e che a me ha dato i brividi in ogni singola scena. Perché se la soluzione alla difficoltà di trovare la persona adatta a noi è cambiare radicalmente il nostro modo di essere, allora significa che il nostro è davvero un mondo al contrario. Come dice l’antica saggezza popolare, meglio soli che male accompagnati.
Breve accenno anche a Miranda e Charlotte, in questo episodio di And Just Like That relegate a mere storie di contorno.
Anche Miranda è alla ricerca di persone da conoscere, e anche la sua ricerca si rivela un po’ un buco nell’acqua. Dopo la suora della 3×01, la 3×02 le riserva la conoscenza di una cameriera molto carina con la quale sembra anche avere interessi televisivi in comune. Basta questo a mettere le basi di una relazione? No, soprattutto se la persona in questione è felicemente sposata con un uomo con il quale ha due figli. Quello che però mi ha dato una gioia è stato ritrovare la passione di Miranda per la tv spazzatura. In Sex and the City era una soap opera, in And Just Like That uno di quei reality in cui provano a far trovare l’amore su una spiaggia. Quel livello di trash che non ti aspetti da un’avvocata di successo quale è lei. E io questo suo aspetto lo adoro: eccola qui, la mia Miranda.
Quanto a Charlotte, anche in questa puntata è alle prese con i suoi problemi da primissimo mondo. Nell’episodio precedente le sue vicende erano legate al litigio con la padrona di un altro cane, in questo episodio alla ricerca di una consulente scolastica per Lily, in odore di Università prestigiosa, da convincere a suon di tartufi. In entrambi i casi, niente che sia di grande interesse. E questo mi dispiace non poco. Dove sono finite le dinamiche familiari degli albori di And Just Like That? E soprattutto, dov’è finito Harry, decisamente il personaggio più divertente della serie? Niente, in questa puntata non pervenuto.
In questo episodio che qualcosa costruisce ma non convince pienamente, due sono gli spunti che mi hanno fatto riflettere.

Il primo è la difficoltà nel portare avanti un modo sano di vivere le relazioni e più in generale la vita sentimentale. Quando sei molto giovane pensi che i problemi relazionali scompaiano automaticamente con l’età adulta. Compi 30 anni e puf, spariti. Poi arrivi a 30 e ti rendi conto che non è così, ma speri ancora nei 60. La verità è che le relazioni problematiche – per non dire tossiche – non hanno età. Guardando Sex and the City da ragazzina vedevo un mondo degli adulti fatto di rapporti sbagliati ma anche, alla fin fine, di rapporti giusti, con le protagoniste che sul finale riescono a trovare l’equilibrio. Ognuna a modo suo, accompagnate e non. Guardando And Just Like That oggi vedo più che altro equilibri precari e spezzati. E pur non essendo ancora arrivata ai 30, so già che il futuro non sarà necessariamente più roseo del presente.
Il ritorno di Aidan nella scorsa stagione era stato accolto come un bel ritorno al passato per ritrovare un nuovo equilibrio presente e futuro, rotto dalla morte di Big. Quello che invece sembra portare oggi è solo una ventata di malessere. Perché figuriamoci, totale comprensione per il suo senso di colpa nei confronti dei figli, ma come gli viene in mente di mettere in pausa una relazione per 5 anni? Per poi tornare indietro quando maggiormente gli aggrada e, tra l’altro, propinare le regole imposte da lui come una decisione condivisa. E Carrie è ancora lì, sempre lì – per ora – in attesa che il tempo passi, chiedendogli consigli sull’arredamento di una casa in cui lui non vive. Mia cara Carrie, meriti di più. E mi meraviglio del fatto che le sue amiche, Miranda in primis, non glielo facciano notare.
Tutto ciò mi porta allo spunto numero 2: il tempo che passa.

Aidan è per Carrie solo la punta dell’iceberg della sua volontà di guardare al passato dimenticandosi di vivere il presente. La sicurezza di un amore che già conosce, della casa in cui ha vissuto per tanti anni, addirittura delle storie di donne che centinaia di anni fa hanno abitato gli spazi che oggi vive lei. È tutto più facile quando è indietro nel tempo, perché come può qualcosa che è già successo, che è già stato superato, fare di nuovo male?
Ma mentre Carrie si crogiola nel ricordo di ciò che è già avvenuto, si dimentica di vivere pienamente l’oggi, la sua vita attuale. Io, in tutta onestà, un po’ la capisco. Il fatto però è che le cose accadono a prescindere da che lo vogliamo o meno. Eccolo, il bello e il brutto della vita racchiuso in un’unica frase. E allora può succedere che dal brutto, come un’invasione di ratti, nasca anche il bello, la possibilità di costruire un giardino tutto nuovo. Vogliamo davvero che sia proprio identico a quello di prima o vogliamo cogliere l’occasione per renderlo rappresentativo della versione più aggiornata di noi? Un paesaggista di nome Adam afferma che “ciò che deve essere può avere modo di avverarsi“. Credo proprio che lo rincontreremo.
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