Canto alla Rana: l’unico luogo dove fare il bagno nel fiume Arno

Il corso d'acqua più importante della Toscana passa dal centro di Firenze e Pisa, ma come tutti i fiumi urbani non è balneabile. A meno di non trovarsi a Stia

Jun 6, 2025 - 20:50
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Canto alla Rana: l’unico luogo dove fare il bagno nel fiume Arno

L’Arno è il più grande fiume di Toscana. Bagna Firenze e Pisa, sfocia nel mar Tirreno e il suo corso si snoda per ben 241 chilometri.

Nel centro delle due città toscane è una lunga striscia d’acqua che anima zone architettonicamente eleganti, ma come tanti grandi fiumi che attraversano i centri urbani le sue acque sono scure, respingenti.

C’è un luogo, invece, dove le acque dell’Arno si tingono di smeraldo, trasparenti, pure e invitanti. Si tratta del Canto Alla Rana a Stia, una piccola cittadina marginale del Casentino, la valle in provincia di Arezzo dove il fiume scorre per il suo primo tratto, dopo essere sgorgato dal monte Falterona, una delle cime dell’Appennino tosco-romagnolo, al confine con la Romagna.

fiume Arno a Firenze
Fonte: iStock
Veduta dell’Arno a Firenze

Fino agli Anni Cinquanta il fiume era considerato balneabile anche nelle principali città. A Firenze, i cittadini erano soliti rinfrescarsi in riva all’Arno e fare il bagno in città. Più indietro nel tempo, nel Settecento, le rive dell’Arno erano punteggiate dai bagni, veri e propri stabilimenti balneari frequentati sia dalla borghesia cittadina che dai ceti sociali inferiori, ancorché ben separati: nei bagni dei signori venivano offerti asciugamani di lino e pettini d’osso di cavallo dopo le abluzioni, e c’era una netta separazione in zone per uomini e donne, mentre nei bagni popolari la situazione era liberamente promiscua.

L’unica eredità del passato balneabile dell’Arno a Firenze rimane il tradizionale tuffo benaugurale effettuato dalla piattaforma della società Canottieri, nei pressi degli Uffizi, ogni Capodanno. Altrimenti oggi il Canto alla Rana rappresenta un’occasione praticamente unica di fare il bagno in Arno in un luogo incontaminato, fresco e ideale per le famiglie che vogliono passare una giornata al riparo dalla canicola.  

Il Canto alla Rana

Il Canto alla Rana di Stia deve il suo nome alla tradizione: canto nel senso di angolo, o spazio; alla rana per via del gracidare degli anfibi e della presenza di girini a cui assistevano i giovani del luogo.

Con questo nome oggi si identifica un parco fluviale che sorge in una zona non lontana dal centro del piccolo abitato casentinese, prima che l’Arno entri in paese. Presso gli impianti sportivi con campo da tennis e campo da calcio un breve sentiero costeggia le strutture e porta in riva al fiume.

Qui si trova subito l’attrazione principale, il cosiddetto Gorgone: una grande piscina naturale con un’ampia zona di prato e un masso sulla riva opposta dal quale potersi tuffare nelle profondità dei flutti dell’Arno. Un tuffo è quasi d’obbligo, ma attenzione: anche se non ha la rigidità dei torrenti montani, la temperatura delle acque è piuttosto bassa, come peraltro si intuisce da un apposito, ironico cartello nelle vicinanze della polla. D’altra parte, però, quando l’estate si esprima al massimo del suo calore, sarà un vero e proprio dono potersi immergere.

Canto alla Rana Stia
Fonte: Lorenzo Calamai
La piscina naturale chiamata Gorgone

Il parco fluviale del Canto alla Rana è piuttosto ampio, grandi e frondosi alberi verdi praticelli invitano a rilassarsi a lungo alla loro ombra, con il ruscellare dell’acqua in sottofondo. Un sentiero costeggia il corso dell’Arno e si può risalire fino a una zona boscosa un po’ meno frequentata. Vicino alla piscina si trova anche il Parco Avventura Adrenalina Casentino, dove i più piccoli possono divertirsi con una serie di percorsi sugli alberi, e l’area di sosta gratuita per camper di Stia, che consente carico, scarico e approvvigionamento di energia elettrica. Ai margini del parco si trova anche uno storico ristorante con una cucina tipica e casalinga.

Stia: arte e artigianato

Non di solo Canto alla Rana vive Stia, stretta tra le cime dell’Appennino tosco-romagnolo e la valle del Casentino. Il salotto buono del paese è Piazza Tanucci, lunga agorà allungata sulla quale si affacciano numerosi palazzi gentilizi.

Qui si trova il principale edificio religioso della cittadina, la Pieve di Santa Maria Assunta. Dietro la facciata ricostruita nel tardo Settecento, si cela l’anima di una chiesa antichissima, la cui prima notizia storica risale all’anno 1017. L’interno ha infatti mantenuto il suo aspetto romanico, quello delle origini, con le tre navate divise da un colonnato. Il motivo per cui la Pieve merita una visita è però la ricchezza di opere d’arte con cui è decorata, una serie di affreschi e dipinti di autori minori del Quattrocento fra i quali spiccano il trittico dell’Annunciazione di Maria e Santi di Bicci di Lorenzo e la Vergine col Bambino e due Angeli, di attribuzione incerta fra Cimabue e il giovane Giotto, suo discepolo.

Il campanile della Pieve di Santa Maria Assunta a Stia
Fonte: Getty Images
Il campanile della Pieve di Santa Maria Assunta a Stia

Più ancora che d’arte, Stia si è distinta nel corso dei secoli per il suo artigianato. Già in epoca medioevale centro tessile di discreta rilevanza, è il luogo di produzione più rilevante del panno casentinese, un tradizionale tessuto di lana tipico della regione. Nell’Ottocento l’industria locale ebbe una notevole crescita, passando dalla realizzazione di materiali per coprire i cavalli destinati a tirare le carrozze ad abiti per l’alta borghesia italiana.

Testimonianza di questa attività è il Museo dell’arte della lana, che sorge nel vecchio lanificio ormai dismesso di Stia, edificio peraltro architettonicamente ragguardevole. In questo modo uno degli edifici chiave della produzione laniera italiana fino agli Anni Cinquanta è tornato in vita come polo espositivo e museale.

Stia è inoltre sede della Biennale di Arte Fabbrile, evento che dal 1976 porta in paese l’eccellenza artigiana e artistica nella lavorazione del ferro battuto proveniente da tutta Europa. Durante la manifestazione, che nel 2025 si terrà in settembre, si tengono diverse competizioni: il campionato del mondo di forgiatura, un concorso internazionale di scultura, uno di fotografia, uno di progettazione e disegno, sempre legati al mondo del ferro.

Da non dimenticare che il borgo, per la sua posizione ai piedi delle montagne, è un ottimo quartier generale dal quale organizzare le proprie escursioni alla scoperta delle vette e dei boschi vicini. Una fitta rete sentieristica si dipana attorno al paese.

Nei dintorni di Stia

Castello di Porciano a Stia
Fonte: Getty Images
La torre del Castello di Porciano svetta sopra Stia

Oltre a tutto ciò che c’è da scoprire nella piccola Stia, il territorio amministrato dalla cittadina grazie alla recente fusione del comune con quello della vicina Pratovecchio racchiude altri tesori che meritano la visita.

Il Castello di Porciano e il piccolo borgo adiacente sono una delle attrazioni più scenografiche del territorio: la grande torre del fortilizio medievale si staglia in vetta alla collina sulla quale giace, visibile da diverse parti della vallata. Da Porciano si gode di uno splendido panorama sulla prima parte del corso dell’Arno, fino a intravedere Poppi, più a sud nel Casentino. Nel castello, di proprietà privata e restaurato a metà del Novecento, è stato allestito un piccolo museo che, tra le altre cose, consente di visitare il luogo in cui si ritiene che Dante Alighieri abbia trascorso parte del suo esilio da Firenze.

Più a sud di Stia, nelle vicinanze di Pratovecchio, si trovano a distanza di circa un chilometro l’uno dall’altra il Castello e la Pieve di Romena, due luoghi dal fascino senza tempo e dall’incredibile valenza panoramica e paesaggistica.

Castello di Romena a Pratovecchio-Stia
Fonte: Getty Images
Lo scenografico ingresso del Castello di Romena

La Pieve è un edificio religioso ancora in funzione, dall’aspetto austero e spoglio come caratteristico dello stile romanico. L’attuale chiesa risale al dodicesimo secolo, costruita in luogo di una precedente e datata all’ottavo. Negli immediati dintorni si trovano gli edifici della fraternità di Romena. Un sentiero collega la Pieve al Castello, che dista circa venti minuti di cammino in salita durante i quali ci si può beare del panorama spettacolare sul Casentino.

Altamente scenografico, il Castello di Romena è caratterizzato da tre torri che dominano il panorama, adornate da un lungo filare di cipressi, creando un’immagine profondamente toscana e vera, pronta a rimanere indelebile nelle memorie dei visitatori.