Intervista a Baby K: “Follia Mediterranea è molto più di un semplice brano estivo”
Intervista a Baby K, che torna con “Follia Mediterranea”, il primo capitolo di una trilogia: contaminazioni, libertà creativa e nuova identità L'articolo Intervista a Baby K: “Follia Mediterranea è molto più di un semplice brano estivo” proviene da imusicfun.

Intervista a Baby K, che torna con “Follia Mediterranea”, il primo capitolo di una trilogia: contaminazioni, libertà creativa e nuova identità artistica.
Immagina un oggetto.
Perfettamente, confezionato, venduto, etichettato.
Poi immagina che, un giorno, quell’oggetto… si accorga di essere vivo.
Che respira.
Che sente.
Che prova desiderio, rabbia, piacere, contraddizione.
Che ha un cuore che pulsa.
Questa trilogia è il momento in cui tutto cambia.
Il passaggio da prodotto raccontato, valutato, giudicato a persona che vuole raccontarsi da sola.
Da quello che vogliono gli altri a volontà propria.
Da immagine a carne.
Da carne a cuore pulsante.
Non è una rivoluzione. È una rivelazione.
E una volta che lo sai — che sei viva — non puoi più tornare nella scatola.
Intervista a Baby K, il nuovo singolo “Follia Mediterranea”
“Follia Mediterranea” segna il tuo ritorno sulla scena musicale. Cosa rappresenta questo singolo nel tuo percorso artistico?
“Follia Mediterranea” è molto più di un semplice brano estivo. È l’incipit di una trilogia che segna l’inizio di un nuovo racconto musicale e personale. È vero, tutti si aspettano Baby K in estate, ma questa volta c’è un disegno narrativo più ampio, un desiderio di raccontarmi in modo diverso, più profondo. È un brano che unisce leggerezza e riflessione, ritmo e consapevolezza.
Perché hai scelto di costruire una trilogia in un periodo dominato dai singoli e dalla musica “mordi e fuggi”?
Viviamo un’epoca dove la musica viene consumata velocemente, e spesso si pubblicano singoli senza un filo conduttore. Dopo un periodo di pausa, ho sentito il bisogno di fare il punto su di me: chi sono oggi come artista e come donna? Ho scelto la forma trilogia perché voglio raccontare un’evoluzione. Ogni capitolo sarà un tassello di un viaggio, e “Follia Mediterranea” è solo il primo passo.
Nel brano si percepiscono diverse influenze musicali. Quanto è importante per te la contaminazione sonora?
La contaminazione musicale è da sempre parte della mia identità. Mi sento meticcia culturalmente, e questo si riflette nella mia musica. In Italia, per anni, c’è stato un suono molto definito, legato alla “bella canzone italiana”. Io ho sempre cercato di portare qualcosa di nuovo, fresco, mischiando sonorità urban, pop, latine, elettroniche, per creare qualcosa che parli di me ma anche dell’Italia di oggi: un Paese che sta diventando sempre più vario, multiculturale e ricco di sfumature.
Questa tua originalità però ha avuto un prezzo. Quanto ti è costato essere libera artisticamente?
Tantissimo. La libertà è un atto di resistenza nel mondo della musica, soprattutto in quello mainstream. Essere associata ai tormentoni estivi, che sono stati grandi successi, mi ha dato molto, ma mi ha anche incastrata in un’etichetta. In tanti hanno voluto leggermi come un prodotto stagionale, leggero, quasi superficiale. Ma la leggerezza non è superficialità. Anche nei brani più pop ho sempre cercato di inserire un messaggio, un livello di lettura in più. Portare emozione in una forma accessibile è forse la cosa più difficile da fare.
Hai mai sentito pressioni per semplificare i testi o omettere contenuti più profondi?
Sì, eccome. Mi è stato detto più volte di “alleggerire”, soprattutto d’estate. Frasi come “lascia da parte il messaggio” le ho sentite spesso. L’idea era: è estate, serve solo spensieratezza. E, pur comprendendone le ragioni commerciali, ho sentito di dover scendere a compromessi. Oggi però sono in una fase diversa: voglio rientrare con autenticità, senza preoccuparmi troppo della forma o dell’aspettativa di successo.
Il lancio del singolo è stato accompagnato da un’immagine forte: tu, attaccata al muro con il nastro adesivo. Che significato ha quello scatto?
È un’immagine simbolica, una provocazione. Dopo aver ripulito i social, volevo ricomparire con qualcosa che raccontasse subito il senso del mio ritorno. Quello scatto rappresenta la percezione che gli altri hanno avuto di me: oggetto, prodotto discografico, donna “in vendita”. Ma attraverso questa trilogia voglio ribaltare quella narrazione: parto da lì, da come sono stata vista, per raccontare invece la mia umanità, le mie fragilità, i miei pensieri. Ogni brano della trilogia sarà un passo in più verso questa presa di coscienza.
Cosa vuoi che il pubblico colga da questo progetto? C’è un messaggio che speri arrivi forte e chiaro?
Questa volta non ho pensato troppo a come sarò percepita. Ho smesso di inseguire numeri o aspettative esterne. Voglio che chi ascolta possa sentire che questo progetto nasce da un’urgenza autentica, da un bisogno personale di raccontarmi, di capire me stessa, anche artisticamente. Spero che il pubblico colga questo desiderio di verità e lo abbracci. Scoprirò, passo dopo passo, come verrà accolto.
Cosa rappresenta per te, oggi, il rapporto con i fan?
È un rapporto profondo, reale. Mi sento fortunata: la mia musica ha superato confini geografici, anagrafici, culturali. Questo mi dà una grande forza e una grande responsabilità. Ecco perché ora voglio offrire qualcosa di ancora più personale. Non solo una hit da ballare, ma un frammento di vita, un pensiero, un’emozione.
Artisticamente, cosa ci possiamo aspettare dopo “Follia Mediterranea”?
Il viaggio è appena iniziato. I prossimi due brani della trilogia andranno a esplorare aspetti ancora più intimi, con uno sguardo sempre ironico e diretto, ma anche con grande profondità. Ci saranno altri simboli, altre immagini forti, perché questo progetto è anche visivo, concettuale, narrativo. È una storia in tre atti, e “Follia Mediterranea” è solo il primo.
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