7 Serie Tv troppo cervellotiche che non hanno convinto il grande pubblico
Nel panorama televisivo contemporaneo, esistono opere che sfidano le regole della narrazione tradizionale. Si tratta per lo più di serie tv cervellotiche, complesse, spesso criptiche, che invitano lo spettatore a un coinvolgimento attivo e intellettuale. Questi titoli non si accontentano di intrattenere, ma aspirano a decostruire la realtà, giocare con il tempo, la percezione e… Leggi di più »7 Serie Tv troppo cervellotiche che non hanno convinto il grande pubblico The post 7 Serie Tv troppo cervellotiche che non hanno convinto il grande pubblico appeared first on Hall of Series.

Nel panorama televisivo contemporaneo, esistono opere che sfidano le regole della narrazione tradizionale. Si tratta per lo più di serie tv cervellotiche, complesse, spesso criptiche, che invitano lo spettatore a un coinvolgimento attivo e intellettuale. Questi titoli non si accontentano di intrattenere, ma aspirano a decostruire la realtà, giocare con il tempo, la percezione e l’identità, spingendo i confini della forma narrativa. Eppure, paradossalmente, molti di questi esperimenti artistici non riescono a catturare l’interesse del grande pubblico, naufragando in ascolti modesti o nell’oblio della cancellazione.
Tali prodotti, spesso, incarnano una visione dello spettacolo come esperienza quasi metafisica. E spesso attraversano generi, dal fantascientifico al drammatico, dal thriller psicologico alla filosofia esistenziale, intrecciando simbolismo, narrazione non lineare e ambiguità intenzionale. Non a caso, parliamo di show scritti da autori ambiziosi e visionari, che mirano a fare del medium televisivo un linguaggio d’arte paragonabile alla letteratura o al cinema d’autore.
L’eccessiva ambizione può diventare un’arma a doppio taglio
La loro natura arguta, con trame frammentate, personaggi opachi, e una richiesta costante di attenzione e interpretazione, spesso entra in conflitto con le aspettative di un pubblico più vasto, abituato a schemi narrativi riconoscibili e payoff emotivi immediati. In molti casi, quindi, questi flussi sono percepiti come difficili, lenti o addirittura incomprensibili, e ciò contribuisce al loro fallimento commerciale o al loro prematuro abbandono. La critica, invece, tende a esaltare queste opere per il loro coraggio sperimentale e per la profondità tematica. The Leftovers, ad esempio, è considerata una delle serie più brillanti del decennio, ma ha lottato per mantenere una base di spettatori stabile.
Altri titoli, come Dark o Mr. Robot, riescono a trovare un culto di fedelissimi, ma restano marginali rispetto ai grandi successi mainstream. Il pubblico generalista, pertanto, sembra rifuggire la serialità che pone domande più che offrire risposte. Un altro elemento da considerare è la latenza del riconoscimento, di fatto, molte di queste acquistano valore solo dopo anni, diventando cult postumi o oggetto di rivalutazioni critiche. È il caso di Carnivàle o di Rubicon, che oggi sono viste come antesignane di un linguaggio televisivo più sofisticato e meno accomodante. Non ci resta, dunque, che esplorare insieme alcune delle serie tv cervellotiche più emblematiche del caso, senza escludere, tuttavia, l’opinione di coloro che hanno apprezzato.
1) 1899 disorienta chi guarda come tutte le Serie Tv cervellotiche

1899 (qui la spiegazione del finale di stagione), creata dagli stessi autori di Dark, è stata accolta con grande entusiasmo da parte di una nicchia di spettatori, ma non ha conquistato il grande pubblico per diverse ragioni. Anzitutto , è uno show denso di simbolismi, enigmi, salti temporali e realtà parallele. Questo stile narrativo richiede una soglia di attenzione molto alta e una disponibilità da parte dello spettatore a lasciarsi trascinare in una narrazione poco lineare e spesso criptica.
Molti spettatori casuali, abituati a una narrazione più diretta o accessibile, possono essersi sentiti confusi già dopo i primi episodi. Poi, un aspetto originale ma divisivo della serie è l’uso di più lingue come inglese, tedesco, polacco, spagnolo e molte altre. Questa scelta ha aumentato certamente l’autenticità culturale, ma ha reso la fruizione più faticosa per chi non ama leggere sottotitoli. Pertanto, ha complicato la localizzazione e il doppiaggio, riducendo l’immediatezza per alcuni mercati.
Il ritmo narrativo è volutamente dilatato
Non mancano, di fatto, i lunghi silenzi, l’atmosfera cupa e i momenti di introspezione. Questo stile può risultare lento o addirittura noioso per chi cerca suspense più diretta o azione. Di fatto, rispetto a Dark, 1899 impiega più tempo a entrare nel vivo. Molti personaggi vengono introdotti rapidamente e non hanno subito uno sviluppo approfondito e ciò ha reso difficile per parte del pubblico stabilire un legame emotivo con loro. E in un prodotto così misterioso, l’assenza di una figura centrale forte e facilmente riconoscibile può creare distacco. Non a caso, si tratta di una serie ambiziosa e costosa per l’ambientazione, gli effetti speciali e la produzione multilingue. Quindi, Netflix aveva bisogno che raggiungesse un pubblico molto ampio per giustificare il budget.
Tuttavia, nonostante il successo iniziale tra i fan di Dark e gli appassionati di sci-fi complessi, la serie non ha raggiunto il livello di visualizzazioni richiesto e quindi è stata cancellata dopo una sola stagione. Per altro, è uscita in un periodo affollato da altre serie di successo più “pop” e facili da seguire, come Wednesday, Stranger Things e altri prodotti ad alto impatto visivo ma meno impegnativi a livello mentale. In definitiva, tra le serie tv cervellotiche, 1899 è un’opera sì audace, intellettuale e visivamente curata, ma il suo approccio cerebrale, il ritmo lento e la complessità narrativa hanno reso difficile l’adozione da parte del grande pubblico, che spesso preferisce contenuti più accessibili fin dai primi minuti.
2) Il successo di The OA si aggrappa alla sua preziosa nicchia

La serie tv The OA, ideata da Brit Marling e Zal Batmanglij, è un altro esempio emblematico di show molto ambizioso, originale e cervellotico che non è riuscito a conquistare la massa. La storia mescola fantascienza, spiritualità, filosofia, metafisica, danza contemporanea e narrazione non lineare. Questo approccio ha affascinato una nicchia, ma ha alienato molti spettatori che cercavano qualcosa di più definito o riconoscibile. Temi come dimensioni alternative, esperienze di pre-morte, simbolismo mistico e il concetto stesso di “narrativa come realtà”, risultano troppo astratti per una parte del pubblico generalista.
La storia non segue una trama classica con progressione lineare. Spesso si hanno lunghi momenti contemplativi, digressioni oniriche e scelte stilistiche che sembrano scollegate dalla trama principale. L’uso di tecniche narrative “meta”, come la danza per viaggiare tra dimensioni, è stato percepito da molti come ridicolo, diventando oggetto di meme più che di discussione seria. Le coreografie rituali sono state viste da alcuni come poetiche, ma da altri come goffe o pretenziose, specie senza un contesto emotivo forte per sorreggerle.
L’uso del surrealismo e dei simboli visivi richiede uno spettatore che li interpreti
Tuttavia, questo non tutti hanno voglia di farlo. Inoltre, The OA ha un ritmo volutamente flemmatico, atmosferico e introspettivo. A differenza di serie che offrono colpi di scena regolari o misteri risolti rapidamente, questa gioca su ambiguità costante, il che può frustrare chi cerca payoff narrativi chiari. Ciò detto, neanche il trailer e il marketing della serie riuscivano a spiegare bene di cosa trattasse. E questo ha generato aspettative confuse e scoraggiato chi non era pronto a investire tempo per “capire” la serie.
Netflix , inoltre, valuta le serie in base a visualizzazioni e completamento e, The OA, pur avendo una fanbase molto affezionata, non ha raggiunto i numeri richiesti. La cancellazione dopo la seconda stagione ha scatenato forti proteste online, ma questo non ha modificato la decisione della piattaforma. Tuttavia, alcuni critici ritengono che il prodotto sia “avanti” rispetto al pubblico generalista e che, fra qualche anno, verrà riscoperta e rivalutata, come accaduto ad altri prodotti cult in passato. Resta comunque il fatto, che The OA sia una serie radicale, poetica e concettuale, tale da sfidare le convenzioni del racconto seriale.
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