Roma e l’acqua: un itinerario tra le fontane della città
Un itinerario urbano e pedonale alla scoperta di alcune delle fontane più belle e ammirate di Roma: dall'immancabile Fontana di Trevi al tripudio d'acqua di Piazza Navona.

L’estate a Roma si preannuncia – come sempre – arida e afosa: per i pellegrini accorsi in città per il Giubileo 2025 vagare per la Capitale potrebbe dunque rivelarsi una vera sfida, soprattutto se una passeggiata diventa una battaglia contro il caldo e il sole cocente. La buona nuova è che, da sempre, il rapporto di Roma con l’acqua è profondo e strutturale: gli antichi romani avevano una vera e propria passione per le acque pubbliche, come dimostrano gli acquedotti, le terme e – soprattutto – le fontane.
In città se ne contano più di 2000 tra le vie e le piazze, da quelle costruite durante l’Impero (che completavano gli acquedotti o trasformavano sorgenti spontanee in fonti per i cittadini) ai capolavori del Rinascimento, frutto di un restauro urbanistico. Alcune di queste opere ancora oggi sono a disposizione dei viandanti assetati, mentre altre – assolutamente protette – possono essere solo ammirate.
Quello che vi proponiamo dunque è un itinerario alla scoperta della Roma dell’acqua, tra arte, storia e una meritata frescura. Un percorso da fare a piedi in una giornata, ammirando vere e proprie d’arte e rifocillandosi.
Fontana di Trevi – Piazza di Trevi
Famosissima e affollatissima, ma imperdibile: possiamo iniziare da qui il nostro itinerario proprio per partire dalla fontana più celebre della Capitale. Enorme e imponente, la Fontana di Trevi si appoggia su Palazzo Poli e fu costruita da Nicola Salvi. Iniziata nel 1732, fu completata e inaugurata nel 1762: a terminarla furono tuttavia Pietro Bracci e suo figlio Virginio. Ovviamente quasi tutti ricordano invece il nome di Gian Lorenzo Bernini: lo scultore, in realtà, intorno al 1640 – su richiesta di Papa Urbano VIII – cambiò la conformazione della piazza progettando una mostra d’acqua con due vasche semicircolari.
Il progetto rimase tuttavia incompiuto, ma gettò una base, che portò alla fontana che conosciamo oggi. Un’opera entrata ormai nell’immaginario comune, legato ai classici del cinema (come La Dolce Vita) e a rituali ormai imprescindibili se si passa da Roma (parliamo, ovviamente, del lancio della monetina). Regole: è vietato entrare nella Fontana di Trevi, bagnarsi, sedersi sul bordo e – assolutamente – bere. A destra della Fontana di Trevi c’è tuttavia la Fontanella degli Innamorati, dove potrete dissetarvi e riempire le borracce. Anche qui c’è una leggenda: le coppie che bevono acqua da questa fontana saranno innamorate e fedeli per tutta la vita.

Fontana della Barcaccia – Piazza di Spagna
Imboccate via della Stamperia, poi Via del Nazareno fino a raggiungere Piazza di Spagna (sono nove minuti di cammino). Ora vi trovate di fronte alla Fontana della Barcaccia, questa sì realizzata da Pietro e Gian Lorenzo Bernini. Fu papa Urbano VIII a incaricare Pietro Bernini del lavoro e l’opera fu completata – con l’aiuto del figlio Gian Lorenzo – nel 1629. La forma di barca semi-sommersa fu una trovata geniale dei due, che ovviarono così alla bassa pressione dell’acquedotto dell’Acqua Vergine (Aqua Virgo).
Si narra che, all’epoca, i due scultori vennero ispirati anche dalla presenza nella piazza di una barca in secca, portata lì dalla piena del Tevere del 1598. Altra curiosità: è la prima fontana concepita come un’opera scultorea più che come semplice insieme di geometrie funzionali al suo scopo. È un vero e proprio simbolo della Roma barocca. Regole: è vietato sedersi sulla fontana, già più volte danneggiata dai turisti, ma la sua acqua è potabile e al servizio di chiunque.

Fontana del Tritone – Piazza Barberini
Salite la scalinata e percorrete Via Sistina fino a Piazza Barberini (sono 11 minuti di cammino). Siete arrivati alla Fontana del Tritone. Anche quest’opera si deve a Gian Lorenzo Bernini che la realizzò tra il 1642 e il 1643, anche stavolta su commissione di Papa Urbano VIII.
Il pontefice voleva infatti sistemare Palazzo Barberini e la piazza su cui esso si affacciava. Interamente scolpita in travertino, la fontana ha assistito all’urbanizzazione di quell’area di Roma, diventando nei secoli un luogo di ritrovo di artisti e cittadini romani. Regole: non ci si può avvicinare alla fontana, né si può bere da essa.

Fontana delle Tartarughe – Piazza Mattei
Ora vi attendono circa 25 minuti di cammino, che potrete percorrere scegliendo un vostro personale itinerario: potete nuovamente passare davanti alla Fontana di Trevi o scegliere ad esempio di percorrere Via del Tritone. L’importante è arrivare alla vostra prossima tappa: la Fontana delle Tartarughe nel rione Sant’Angelo. All’epoca le fontane nascevano a Roma soprattutto come meta finale e necessaria degli acquedotti: in questo caso, parliamo dell’Aqua Virgo, acquedotto restaurato nel 1570. Muzio Mattei fece notevoli pressioni per far sì che la fontana venisse costruita di fronte al suo palazzo e, in cambio, promise di pavimentare la piazza e tener pulita l’opera. Il progetto di Giacomo Della Porta è del 1581, mentre lo scultore che ha firmato il lavoro è Taddeo Landini (che lo terminò nel 1588).
La scultura mostra quattro efebi in bronzo e delfini, mentre il nome della fontana deriva dalle tartarughe che gli efebi sembrano spingere ad abbeverarsi nella vasca. Queste ultime furono aggiunte nel 1658 e sono attribuite a Gian Lorenzo Bernini o ad Andrea Sacchi. Quelle che vedete sono tuttavia delle copie, perché le originali – dopo vari tentativi di furti – sono conservate presso i Musei Capitolini. Regole: vietato bagnarsi e vietato bere.

Fontana del Moro, Fontana dei Quattro Fiumi e Fontana del Nettuno – Piazza Navona
Ora imboccate Via dei Falegnami, poi via dei Chiavari e via della Cuccagna. Vi stiamo portando in Piazza Navona (appena 13 minuti di camminata). Qui le fontane sono ben tre e ci sembra un ottimo modo per terminare il nostro itinerario. Del resto, Piazza Navona – con la sua storia e le sue meraviglie – è perfetta per sostare e difendersi dal sole cocente della capitale.
La Fontana del Moro
Partiamo dalla Fontana del Moro, realizzata sulla base di un progetto di Gian Lorenzo Bernini e come arricchimento di un lavoro di Giacomo della Porta del 1575-76. Finanziata da Olimpia Maidalchini, la fontana si deve a Giovanni Antonio Mari. Va tuttavia sottolineato che la storia delle tre fontane di Piazza Navona è strettamente legata da racconti e opere di restauro dell’area.
Ad esempio, nel 1651 Papa Innocenzo X chiese a Gian Lorenzo Bernini di realizzare al centro della piazza la Fontana dei Quattro Fiumi e colse l’occasione per ampliare anche la Fontana del Moro. Bernini ornò la fontana con un personaggio marino-umano con i tratti – si pensò – di un uomo di colore. Per questo l’opera venne soprannominata prima dell’Etiope e poi del Moro. Si narra che Bernini si ispirò alla statua di Pasquino per fare un dispetto al Papa, che temeva quella particolare statua parlante (in quanto all’epoca era ricca di biglietti e critiche al clero, lasciati da mani sconosciute).

La Fontana del Nettuno
Dall’altra parte della piazza svetta la Fontana del Nettuno: la vasca è di Giacomo della Porta (1575-76), mentre le sculture risalgono al 1878 e sono opera degli scultori Antonio Della Bitta e Gregorio Zappalà. Qui non c’è la mano del Bernini, probabilmente sia per questioni economiche sia perché la Fontana del Nettuno si trovava di fronte a Palazzo Pamphilj di proprietà di Innocenzo X. Gian Lorenzo Bernini, tuttavia, qualche tempo dopo il lavoro sulla prima fontana rimosse i gradini e la cancellata e creò una vasca più ampia. Le Nereidi sono opera di Zappalà, mentre Nettuno è di Della Bitta, ma siamo già nel 1873: fu il Comune di Roma ad indire un concorso pubblico per allineare la Fontana del Nettuno allo stile delle altre due fontane di Piazza Navona.

La Fontana dei Quattro Fiumi
Il breve tour di Piazza Navona si conclude con la Fontana dei Quattro Fiumi, progettata da Gian Lorenzo Bernini e realizzata da un gruppo di scultori, tra cui Giovan Maria Franchi, Giacomo Antonio Fancelli, Claude Poussin, Antonio Raggi e Francesco Baratta. Siamo tra il 1648 e il 1651. È così chiamata perché ritrae i quattro fiumi della terra (uno per ogni continente allora conosciuto): il Danubio, il Gange, il Nilo e il Rio de la Plata.
Anche questa fu commissionata da Papa Innocenzo X, che recuperò anche l’obelisco (detto Agonale) che si trovava sull’Appia Antica nel circo di Massenzio. Una curiosità: per far fronte alle spese della fontana, il papa impose una tassa sul pane. Decisione che fece notoriamente arrabbiare i romani (e non poco!). Regole: le fontane di Piazza Navona sono off limits e non si può bere.
