SUPERNOVA, “l’ennesimo podcast” che ha conquistato da subito una centralità assoluta
Oh, no: l’ennesimo podcast. In un periodo in cui manca solo il podcast del portinaio del palazzo (a meno che non si viva in quello di Only Murders in the Building) e in cui tanti si improvvisano, più o meno bene, in un formato che si sta ramificando in direzioni sempre più disparate, rischiava di… Leggi di più »SUPERNOVA, “l’ennesimo podcast” che ha conquistato da subito una centralità assoluta The post SUPERNOVA, “l’ennesimo podcast” che ha conquistato da subito una centralità assoluta appeared first on Hall of Series.

Oh, no: l’ennesimo podcast. In un periodo in cui manca solo il podcast del portinaio del palazzo (a meno che non si viva in quello di Only Murders in the Building) e in cui tanti si improvvisano, più o meno bene, in un formato che si sta ramificando in direzioni sempre più disparate, rischiava di passare inosservato l’arrivo di un podcast nato per fare sul serio fin dal primo momento. Uno di quelli pensati non per “esserci”, ma per conquistare il mercato. Costruito con una visione editoriale ben definita, tanto da riuscirci davvero. Stiamo parlando di Stasera c’è Cattelan – SUPERNOVA, spin-off dell’omonimo late show in onda in seconda serata su Rai 2.
L’ennesimo podcast, si diceva. E a dirlo era stato proprio Alessandro Cattelan, ideatore e host del progetto, in occasione del lancio del nuovo formato, lo scorso 28 ottobre. Reduce dal programma televisivo e dalle interviste piccanti di Hot Ones (che avevamo recensito così, alcuni mesi fa), aveva presentato SUPERNOVA con un video ironico sull’intasamento dell’offerta podcast, scherzando con alcuni ospiti delle prime puntate — Filippo Tortu, Giuseppe Cruciani, Luca Argentero, tra gli altri — e sottolineando con autoironia il suo arrivo in una piazza ormai affollatissima.
Ne avevamo davvero bisogno? Secondo il video, no. La realtà, però, è un’altra. Pur essendo sbarcato da pochi mesi sulle piattaforme, il richiamo di Cattelan, unito a un format solido e a un parterre di ospiti con pochi eguali, ha trasformato una potenziale meteora in una vera supernova.
Altro che fine, allora. Una supernova, in termini astronomici, è l’esplosione finale di una stella massiccia. Un evento colossale, capace di sprigionare in pochi secondi un’energia paragonabile a quella emessa da un’intera galassia.
Così è stato anche qui: nel giro di poche settimane, SUPERNOVA si è ritagliato un posto di rilievo nel panorama dei podcast italiani, affermandosi con una vocazione quasi istituzionale. Una vocazione simile a quella che avevamo già attribuito a un altro progetto di successo dai target affini: Passa dal BSMT, curato da Gianluca Gazzoli.
Ma per capire davvero SUPERNOVA, vale la pena ripercorrere la sua genesi televisiva. Il podcast è infatti figlio diretto di Stasera c’è Cattelan, il late show in onda su Rai 2, che già aveva riportato in Rai — con garbo e ironia — un modello di talk notturno all’americana. La volontà di proseguire quella linea in formato audiovisivo non è solo una mossa crossmediale intelligente: è il segnale che Cattelan ha grande coerenza col suo linguaggio e ha deciso di adattarlo ai tempi, anziché abbandonarlo. Con il podcast, ha potuto mantenere i toni leggeri e riflessivi del suo show, ma liberandoli dalle limitazioni della messa in onda lineare.
SUPERNOVA, dunque, è una declinazione più intima, più lunga, più libera del suo stile. Un terreno perfetto per testare quella combinazione di empatia e confidenzialità spiccatamente millenial che da anni lo rende una figura centrale nel mondo della conduzione italiana.
L’ennesimo podcast, sì — ma non il solito podcast. SUPERNOVA ha una personalità marcata e riconoscibile, ed è riuscito a essere originale ma rassicurante, nuovo ma non pretenzioso, fresco ma non forzatamente giovane. Un equilibrio sottile, che da anni contraddistingue anche il percorso professionale dello stesso Cattelan: parliamo, d’altronde, di un volto Rai che non si limita mai al minimo sindacale, capace di inserirsi in una tradizione senza restarne intrappolato. Un percorso unico nel contesto italiano, che trova in questo podcast uno dei suoi esiti più convincenti.
Ma cos’è, allora, SUPERNOVA?
Una parte della risposta arriva dalla descrizione ufficiale sulle piattaforme: “Stasera c’è Cattelan esplode e diventa SUPERNOVA, cioè un vivace e avvincente podcast di interviste a personaggi straordinari – come preferisce definirlo il suo conduttore Alessandro Cattelan – l’ennesimo podcast. Lunghe conversazioni dirette e informali che spaziano dai più insignificanti dettagli della quotidianità alle riflessioni sul senso della vita”.
Un contenitore libero, insomma. Libero e variegato: la platea degli ospiti spazia dallo psicologo Matteo Lancini alla nuotatrice Sara Curtis, passando per Paola Iezzi, Carlo Conti, Andrea Iannone, Fabrizio Romano, Roberto Saviano o Damiano David. Alcuni episodi spiccano per tono e contenuto: quello con Matteo Lancini, ad esempio, riesce a coniugare divulgazione e racconto personale, mentre l’episodio con Damiano David si trasforma in un ritratto generazionale tra vulnerabilità e showbiz. Cattelan non rincorre lo scoop, ma lascia spazio all’umanità.
L’impronta di Cattelan è costante ma mai invadente, personale ma mai autoreferenziale.

Si affrontano temi che vanno dall’educazione dei figli al giornalismo, dal cinema allo sport — ambito nel quale, a detta sua, si esalta particolarmente — fino all’Eurovision o alla vita da camperista tra Italia e Olanda. Il contesto è informale e confidenziale, leggero ma non disimpegnato.
L’approccio è tipicamente radiofonico, nel senso più nobile del termine. Tempi distesi ma mai lenti, ritmo libero ma sorvegliato, e una sintesi che lascia spazio agli argomenti per il tempo che davvero meritano. Cose che oggi, in tv, non si possono più fare. Lo sottolineava bene anche il pezzo dell’Ansa uscito nei giorni dell’esordio, in cui si parlava di “una nuova dimensione di franchezza”, resa possibile proprio dal formato.
Un altro elemento distintivo è la squadra. Accanto a Cattelan ci sono Walter Proserpio e Silvia Righini, autori e collaboratori presenti in diversi episodi. Non sono semplici “spalle”, ma co-conduttori creativi che intervengono, pongono domande, smontano il tono quando serve. La loro presenza restituisce al podcast un clima più vicino alla radio classica che al monologo intervistato-intervistatore.
Tutto molto bello, senza ombra di dubbio. Ma quale posizione sta occupando SUPERNOVA nel mercato italiano? può essere utile dare un’occhiata alle classifiche.
Primo in “Cultura e Società” su Apple Podcasts, tra i primi 15 in Italia su Spotify e sulle varie piattaforme in cui è cui disponibile. Ma al di là dei numeri, il dato più interessante è un altro: la continuità. SUPERNOVA non è il podcast “di tendenza” perché c’è Saviano, Damiano David o Argentero. È un podcast che funziona a prescindere dall’ospite perché si ricerca sempre una narrazione peculiare, lontana dalle solite markette o dalle dichiarazioni di comodo che assecondano il richiamo del nome.
C’è chi vive dell’hype del personaggio presente e chi trova la sua essenza in un formato molto più rigido. SUPERNOVA trova invece puntata dopo puntata le chiavi ideali per essere attrattivo. È questa la sua forza: non è riconoscibile per il logo, ma per il tono. In un panorama dominato dai true crime e da format che sempre più spesso ricorrono con poche vere differenze, SUPERNOVA si distingue per la sua autenticità, la sua ironia e la sua capacità di esplorare anche temi complessi con libertà narrativa.
Sì, allora: l’ennesimo podcast. Ma solo all’apparenza. È esploso sul serio — e la sua luce, per ora, continua a brillare. Champagne, supernova.
Antonio Casu
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