El Galactico Festival dei Baustelle: il tentativo di immaginare un altro mondo

El Galactico Festival dei Baustelle “Non è impossibile pensare un altro mondo” cit. Andarsene così Ci sono concerti che sono solo concerti, e poi ci sono progetti come El Galactico Festival, che nascono con l’ambizione di essere qualcosa di più: una dichiarazione d’intenti, una visione, un gesto politico e poetico insieme. E proprio per questo, […] L'articolo El Galactico Festival dei Baustelle: il tentativo di immaginare un altro mondo proviene da All Music Italia.

Jun 3, 2025 - 23:35
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El Galactico Festival dei Baustelle: il tentativo di immaginare un altro mondo

El Galactico Festival dei Baustelle

“Non è impossibile pensare un altro mondo” cit. Andarsene così

Ci sono concerti che sono solo concerti, e poi ci sono progetti come El Galactico Festival, che nascono con l’ambizione di essere qualcosa di più: una dichiarazione d’intenti, una visione, un gesto politico e poetico insieme. E proprio per questo, forse, non è possibile giudicarli solo con la misura del “mi è piaciuto” o “non mi è piaciuto”.

Sabato 1 giugno ho partecipato alla prima delle due serate all’Anfiteatro delle Cascine Ernesto De Pascale di Firenze, prodotto e organizzato da Vivo Concerti, e ne sono uscita con una sensazione duplice: da un lato la gratitudine per un tentativo sincero di proporre un altro modo di fare musica, dall’altro la sensazione che questo mondo “altro” non fosse ancora ben a fuoco.

Il prologo: Teatro del Sale, tra cibo e visioni

La giornata è cominciata in modo decisamente singolare: un pranzo collettivo al Teatro del Sale a Firenze, uno di quei luoghi che portano addosso la memoria di chi li ha attraversati. Lì, tra un piatto di pappa al pomodoro e le urla affettuose dell’oste che annunciava le portate, abbiamo avuto modo di ascoltare Francesco Bianconi, Rachele Bastreghi e Claudio Brasini parlare con schiettezza della genesi del festival.

El Galactico nasce per colmare un vuoto, hanno detto. Per tornare a una musica suonata dal vivo, ad un focus sulle nuove generazioni. Un festival costruito come atto di resistenza alla plastificazione dell’esperienza musicale. Un progetto coraggioso, che già a tavola mostrava la sua natura fragile e idealista — e forse proprio per questo affascinante.

Riguardo alla scelta della line-up dichiarano:

Abbiamo voluto coinvolgere artisti non troppo affermati, talenti che stanno nascendo. Li abbiamo scelti sia per questioni stilistiche che di attitudine, simile a quella che animava noi quando ci siamo formati.

Infine una dichiarazione sul loro esserci dopo 25 anni di canzoni:

Noi resistiamo al tempo. Continuando ad essere noi stessi, continuando a fare quello che abbiamo sempre fatto con la stessa visione delle cose, credendo in quello che abbiamo fatto e facciamo. Nel 2008 se avessimo fatto altre scelte probabilmente ci saremmo sciolti.

primi live: si parte con neoprimitivi

Primo live: i Neoprimitivi. Psichedelia folk, sonorità sporche e intense, un’energia che avrebbe meritato un impianto sonoro migliore. Purtroppo, la loro esibizione è stata penalizzata da problemi tecnici evidenti: voci coperte, suoni sbilanciati e una resa dal vivo non eccezionale. Un peccato.

Emma Nolde: la più lucida, la più vera

Il momento che ha davvero acceso qualcosa è arrivato con Emma Nolde. A suo agio sul palco, forte di una scrittura personale e di una voce che sa muoversi tra fragilità e potenza, è stata l’unica della giornata ad avere un impatto davvero centrato.

Ha portato un set maturo, consapevole, intenso. Senza cercare di stupire, senza forzare nulla, ha semplicemente mostrato chi è. E questo è bastato per farla emergere come la performance più riuscita della serata.

Emma Nolde Scaletta 

  • Intro
  • Pianopiano
  • Resta
  • Voci stonate
  • Tuttoscorre
  • Berlino
  • La stessa parte della luce
  • Sirene
  • Indipendente
  • Mai fermi
  • Sconosciuti
  • Nero ardesia

I Baustelle sul palco: qualcosa si è incrinato

Quando i Baustelle sono saliti sul palco, il pubblico era pronto. Un grande colpo al gong e lo show è partito… si inizia con Pesaro, L’arte di lasciar andare, Giulia come stai, ma sin dalle prime note si è percepito qualcosa di “stonato”. Qualcosa non era al suo posto. La sensazione è che la band fosse slegata. Poi ti godi la bellezza della loro musica, i testi che sempre rievocano ricordi, situazioni, una contemporaneità allo sbaraglio.

E poi c’era Rachele Bastreghi, cosa è successo non si sa ma è certo che qualcosa non andava. La sua voce, da sempre colonna emotiva dei Baustelle, era flebile, incerta, a tratti del tutto muta.

Sui social in tanti lo hanno notato, chiedendosi cosa stia succedendo e lamentando la mancanza di alcuni dei suoi momenti più iconici. In generale, il dibattito social post-concerto ha evidenziato un disagio condiviso tra chi ha seguito per anni la band e ha percepito un’inspiegabile mancanza di equilibrio sul palco.

A questo si è aggiunto un problema organizzativo non trascurabile: code lunghissime — anche oltre un’ora e mezza — per bere o usare i bagni. Un disagio segnalato da moltissimi spettatori e che ha influito sull’esperienza complessiva.

Ma in mezzo a questi imprevisti, ci sono stati anche dei momenti di grazia e di sorpresa.

Una Vacanze dell’83 e La settimana bianca che riecheggiano e suonano ancora benissimo dopo 25 anni.

E poi …quando Niccolò Contessa, voce e mente de I Cani, è salito sul palco per duettare con i Baustelle in Nabucodonosor, il tempo si è fermato. È stato il momento più alto e emotivamente carico dell’intera serata.

La sua presenza, schiva e potente, ha generato un silenzio diverso: quello dell’ascolto vero. Una performance che ha fatto vibrare corde profonde, restituendo per un attimo la sensazione di trovarsi dentro qualcosa di irripetibile. Speriamo di rivederlo presto dal vivo. La scena italiana ha bisogno della sua voce.

Il finale: una serata piacevole, ma con il rimpianto di ciò che poteva essere

È stata una serata piacevole, piena di musica suonata dal vivo, vissuta in un’atmosfera sincera. Ma non posso negare che mi aspettavo qualcosa in più, forse perché il mio ultimo live dei BaustelleIntimo Sexy — era stato praticamente perfetto: compatto, elegante, intenso, senza sbavature.

Il 1° giugno, invece, ho visto un esperimento ancora in cerca di forma, a tratti coraggioso, a tratti confuso. Un mondo altro che forse ancora non esiste, ma che i Baustelle provano comunque a evocare.

E in fondo, anche solo per questo, valeva la pena esserci.

El Galactico Festival Baustelle Scaletta (1 giugno)

  • Pesaro
  • L’arte di lasciar andare
  • Giulia come stai
  • Canzone verde amore tossico
  • Filosofia di Moana
  • Piramide (con Post Nebbia)
  • Spogliami
  • Lanzarote
  • Vacanze ‘83
  • Sergio
  • Una storia
  • Nabucodonosor (con I Cani)
  • Le Rane / Contro il mondo (acustico)
  • Perdere Giovanna
  • La settimana bianca
  • Ragazzina
  • Riformatorio
  • Gomma
  • L’Indaco
  • Charlie fa surf
  • La guerra è finita
  • Andarsene così

El Galactico Festival Baustelle Scaletta (2 giugno)

  • Pesaro
  • L’arte di lasciar andare
  • Giulia come stai
  • Canzone verde amore tossico
  • Filosofia di Moana
  • Tardi (con Coca Puma)
  • Spogliami
  • Lanzarote
  • Il liberismo ha i giorni contati
  • Gli spietati
  • Una storia
  • Fosforo (con Amalfitano)
  • Le Rane / Contro il mondo (acustico)
  • Perdere Giovanna
  • Nessuno
  • Riformatorio
  • Gomma
  • Alfredo
  • Bruci la città (con Irene Grandi)
  • Charlie fa surf
  • La guerra è finita
  • Andarsene così

Ph. Simone Biavati

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