And Just Like That – Recensione 3×03: un episodio che sa di consapevolezza
TGIF: Thank God It’s Friday, intonava Katy Perry in Last Friday Night ormai quasi 15 anni fa (aiuto!). E Thank God It’s Friday urlo anche io oggi – mentre sono qui a scrivere anche se voi probabilmente mi leggerete a venerdì ormai terminato – per almeno due motivi. Il primo è che in questa fine… Leggi di più »And Just Like That – Recensione 3×03: un episodio che sa di consapevolezza The post And Just Like That – Recensione 3×03: un episodio che sa di consapevolezza appeared first on Hall of Series.

TGIF: Thank God It’s Friday, intonava Katy Perry in Last Friday Night ormai quasi 15 anni fa (aiuto!). E Thank God It’s Friday urlo anche io oggi – mentre sono qui a scrivere anche se voi probabilmente mi leggerete a venerdì ormai terminato – per almeno due motivi. Il primo è che in questa fine di primavera che è praticamente già estate, il venerdì è una delle poche gioie che il caldo non mi ha ancora tolto. Il secondo è che oggi è il mio giorno And Just Like That. È il giorno in cui posso fare una delle cose che preferisco al mondo: guardare una serie tv, lamentarmi di quanto sia diventata trash e scriverne, per dirlo anche a voi.
Arrivata al terzo episodio della terza stagione, And Just Like That sta finalmente entrando nel suo vivo dopo due episodi che avevano più che altro preparato il terreno al racconto vero e proprio. Una serie che fa fatica a ingranare, forse perché reggere i dodici episodi stagionali non è cosa da poco, forse perché semplicemente si sta portando avanti molto più del dovuto, come pensano ormai in parecchi tra pubblico e critica. Fatto sta però che sta andando avanti, e che ha messo finalmente delle basi solide. Carrie Golightly, la 3×03, mi ha fatto un po’ innervosire e un po’ gioire, restituendo finalmente due dei miei personaggi preferiti in tutta la loro personalità, quella dei tempi di Sex And The City. Ma prima di tirare le somme, come sempre, partiamo dagli highlights di puntata.
La 3×03 di And Just Like That si costruisce su due direttrici principali.
La direttrice numero 1 è, nel solco della tradizione della serie e del suo prequel, quella sentimentale. A trainarla è ovviamente la nostra Carrie Bradshaw, che sta alle relazioni sentimentali serene e distese come l’acqua sta all’olio. Carrie continua a costruire il suo romanzo come tenta di costruire la relazione con Aidan: con la fantasia. Lo spazio che Carrie lascia ad Aidan nella sua vita – una su tutte continuando a dire che la casa da lei comprata con i propri soldi sia anche di lui, che ci ha messo piede due volte quasi per sbaglio – è palesemente scompensato rispetto a quello che lui dà a lei.
L’episodio la vede impegnata con Seema in un viaggio in Virginia. In teoria, un viaggio di lavoro; nella pratica una scusa per avvicinarsi a lui per il tempo di un pranzo o poco più. E anche quando lui si decide a chiederle di restare a dormire lì, il risultato non è totalmente quello sperato. Tra un’amica e l’altra pronte a dirle di parlare con Aidan e di fare ciò che il suo cuore desidera, l’unica a (ri)trovare un po’ di senno pare essere Miranda, che torna a usare la sua ironia e la sua abilità nel punzecchiare l’amica per farle aprire gli occhi su un rapporto non equilibrato. Ci riesce? Poco, Carrie non vuole ancora ascoltare, anche se sotto sotto sembra stia capendo che c’è qualcosa che non va.
Tra una battuta e l’altra, in tutto ciò, anche Miranda continua a percorrere il suo viaggio nei sentimenti (Temptation Island le piacerebbe un sacco), entrando in una nuova tappa che avevamo già visto delinearsi nello scorso episodio. Sarà questa la cotta che andrà a buon fine? Non si sa ancora, ma certamente ha più potenziale di quella della puntata precedente.
Direttrice narrativa numero 2 è invece quella lavorativa, a sua volta declinata in due modi.
Da una parte c’è Charlotte, in bilico tra il suo ruolo di moglie e madre e quello di gallerista. Due ruoli coniugabili, anche se in questo episodio di And Just Like That Charlotte prova a farlo nel modo sbagliato. In preda all’ansia di non riuscire a dare il massimo nel suo lavoro senza partecipare ai vari after party e after after party del mondo dell’arte, prende la malsana decisione di tornare indietro invece di guardare avanti. Si rifugia in una vita da venti/trentenne che non solo non riesce più a reggere, ma non le piace neanche. Non fa più per lei e non fa per Harry, che finalmente vediamo tornare sugli schermi con quel mix di ironia consapevole e inconsapevole che mi ha sempre fatto volare.
Dall’altra parte invece c’è Seema, che un marito e dei figli ai quali dover dedicare il suo tempo non li ha, ma che vede sfumare anche parte della sua soddisfazione lavorativa con la decisione del suo capo di andare in pensione. Addio alle quote, addio al suo nome nell’azienda, benvenute nuove domande esistenziali: voglio davvero continuare sulla strada che ho intrapreso per dare i meriti del mio lavoro al buon nome di qualcun altro? Per una donna decisa come Seema la risposta è ovvia, e forse lo era anche prima di cominciare a porsi la domanda. Per arrivarci, però, un po’ di pollo fritto è necessario.
Una menzione oggi va anche a Lisa
Lisa passa buona parte della puntata avendocela con la montatrice del suo progetto per aver deciso di abbandonarla sul più bello. Per Steve McQueen, mica pizza e fichi. L’evento però diventa un buon motivo per riflettere sul fatto che ognuno merita lo spazio di manovra per decidere per se stesso. Niente male, per i personaggi spesso egoriferiti che abbiamo davanti.
And Just Like That conferma se stesso come un accogliente rifugio nel passato.
Una serie nata negli anni Venti come sequel di un cult degli anni Novanta questa caratteristica ce l’ha un po’ nel DNA. A portarla avanti, però, non è solo la struttura del racconto, ma sono anche gli stessi personaggi. Quando Aidan ha rimesso piede nella vita di Carrie, abbiamo pensato che fosse per dare un fine più lieto a una storia che si era bloccata ogni volta che aveva provato a decollare davvero. E si era bloccata sempre per colpa di Carrie, sempre troppo legata a Mr Big per fare grandi passi con qualcun altro. Ma con Mr Big ormai letteralmente morto, la possibilità stavolta poteva essere concreta. Poteva davvero essere la volta buona.
E invece la terza stagione di And Just Like That ci sta consegnando una dinamica che già conoscevamo. Carrie da donna forte, tosta e indipendente si trasforma in una sottona pronta a mettere da parte i suoi bisogni per l’uomo che ama. Quell’uomo che in Sex and the City era Big, ora è Aidan, ma il risultato non cambia. Ma Aidan tutta quest’attenzione non la merita. O per lo meno non la merita l’Aidan di oggi. Non c’è bisogno di dire ancora che tutti possiamo capire il suo bisogno di vicinanza al figlio – l’ho già detto abbastanza nella recensione della 3×02. C’è bisogno invece di dire che in una situazione del genere Bisogna lasciar andare. E quel che dovrà essere, sarà. Insomma, cari Carrie ed Aidan, vi siete ritrovati dopo vent’anni e due matrimoni, siete la prova provata che se deve essere, sarà.
Stavolta però devo dire che qualcosa nell’atteggiamento di Carrie odora di consapevolezza.

La chiosa finale dell’episodio di And Just Like That non parla di ricominciare o di futuro: parla di prepararsi a una notte fredda e difficile. Una notte diversa da quella che Carrie si aspettava. Non credo che questa preparazione sarà immediata. Ma credo e spero che Carrie abbia capito di meritare più di ciò che Aidan è disposto a darle in questo momento. E allora Carrie, ti prego, scappa, vai a goderti la vita. Riparti da te, dalle tue amiche, dalla tua dolcissima gattina, dal giardino che un paesaggista giovane e attraente sta costruendo per te. Smettila di guardare a un passato che non c’è più e che ti ha fatto già soffrire abbastanza. Se è vero che i sessanta sono i nuovi venti, vivili con la spensieratezza che meritano.
In una puntata che ha visto Carrie, Charlotte, Seema e Lisa in bilico tra presente e passato, mi sembra che sul finale siano tutte un po’ più Miranda: pronte a viversi il bello che la vita le regala oggi. Che si tratti di un nuovo amore, della gioia di mettere la testa sul cuscino alle 22 in punto, della possibilità di ricominciare da zero (professionalmente e personalmente) o semplicemente di una nuova montatrice con la quale condividere un progetto. Siamo pronte: lo spero, lo vedo. Non vedo l’ora di viverlo.
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