Eurovision 2025, l’EBU risponde alle polemiche sul televoto
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Dopo l’assegnazione dei voti del pubblico all’Eurovision 2025, numerosi broadcaster europei hanno sollevato dubbi sulla trasparenza del sistema di televoto. Al centro delle polemiche: l’exploit dell’artista israeliana Yuval Raphael, che ha ottenuto 12 punti da ben 13 Paesi, totalizzando 297 punti dal televoto a fronte di soli 60 punti ricevuti dalle giurie professionali.
La discrepanza ha riacceso il dibattito sull’influenza di fattori politici nel concorso musicale più seguito d’Europa e sulla possibilità di voti coordinati o manipolazioni. Secondo alcune segnalazioni, utenti avrebbero utilizzato più carte di credito per esprimere numerosi voti, approfittando dell’assenza di un sistema di verifica dell’identità.
Martin Green, direttore dell’Eurovision Song Contest, ha risposto alle accuse con una dichiarazione ufficiale:
“Il sistema di televoto attualmente utilizzato all’Eurovision è considerato il più avanzato al mondo, combinando processi di verifica, meccanismi di sicurezza dei dati e un’analisi approfondita dei modelli di voto. Non c’è alcun sospetto di irregolarità o pregiudizi nell’assegnazione dei punti – nemmeno in relazione al punteggio massimo assegnato a Israele dal pubblico spagnolo.”
Green ha inoltre precisato che tutti i voti vengono esaminati da un team specializzato e convalidati da una società indipendente per garantirne la correttezza.
Nonostante le rassicurazioni dell’EBU, diversi enti radiotelevisivi europei chiedono maggiore trasparenza. RTVE, emittente pubblica spagnola, ha richiesto un audit completo dei risultati del televoto, sollevando dubbi sulla validità del voto popolare e sul possibile impatto di conflitti geopolitici.
Anche il network belga VRT si è detto scettico riguardo alla trasparenza del televoto, con la portavoce Yasmine Van der Borght che ha dichiarato:
“Non ci sono indicazioni di errori nel conteggio dei voti, ma chiediamo piena trasparenza da parte dell’EBU affinché il sistema rifletta correttamente l’opinione degli spettatori.”
Il partito socialista fiammingo Vooruit ha inoltre sollecitato il VRT a spingere per un’indagine ufficiale sul sistema di voto. Il broadcaster RTBF, che alterna la rappresentanza belga all’Eurovision con il VRT, ha espresso sostegno all’iniziativa e apertura a riforme del sistema.
Finlandia, Islanda, Irlanda, Slovenia e Paesi Bassi si uniscono alle richieste. La rete finlandese Yle discuterà il tema con l’EBU, mentre l’emittente islandese RÚV ha chiesto l’accesso ai dati del televoto. RTVSLO, emittente slovena, ha sollevato interrogativi sulla validità dei risultati del televoto nazionale e chiesto un processo decisionale più democratico all’interno dell’Eurovision, ricordando la mozione votata nel dicembre 2024 per escludere Israele dal concorso 2025.
RTÉ, broadcaster irlandese, ha chiesto un confronto diretto con l’EBU, in scia alle proteste e a una lettera aperta firmata da oltre 350 professionisti dell’audiovisivo contro la partecipazione israeliana.
AVROTROS e NPO, le emittenti olandesi, hanno diffuso un comunicato congiunto sottolineando:
“Vediamo che l’evento è sempre più influenzato da tensioni sociali e geopolitiche. La partecipazione di Israele ci costringe a interrogarci su quanto l’Eurovision funzioni ancora come evento apolitico, connettivo e culturale. Vogliamo portare questo tema all’interno dell’EBU, insieme ad altri Paesi.”
La questione assume anche una connotazione politica. Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez è stato il primo leader europeo a chiedere esplicitamente l’esclusione di Israele dall’Eurovision, a causa delle azioni militari nella Striscia di Gaza. Durante la diretta, RTVE ha trasmesso messaggi pro-palestinesi, ricevendo un richiamo dall’EBU per aver violato il principio di neutralità politica del concorso.
La crescente pressione potrebbe spingere l’EBU a rivedere il sistema di voto dell’Eurovision, o almeno a introdurre meccanismi più stringenti contro possibili abusi. Intanto, il caso continua a dividere il pubblico e i Paesi membri, mettendo alla prova lo spirito originario dell’Eurovision come celebrazione dell’unità culturale europea al di là dei confini politici.
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