Un altro piccolo favore: un sequel che si perde nelle farsa e negli stereotipi – Recensione

Il primo film, uscito nel 2018, era riuscito con una certa snellezza a contaminare le dinamiche classiche del giallo con un impianto comico, sempre al limite della farsa. Quello che sulla carta poteva essere un gran pasticcio aveva incredibilmente funzionato, con il regista Paul Feig – specialista di un certo tipo di risata a stelle […]

May 21, 2025 - 03:50
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Un altro piccolo favore: un sequel che si perde nelle farsa e negli stereotipi – Recensione
Un altro piccolo favore

Il primo film, uscito nel 2018, era riuscito con una certa snellezza a contaminare le dinamiche classiche del giallo con un impianto comico, sempre al limite della farsa. Quello che sulla carta poteva essere un gran pasticcio aveva incredibilmente funzionato, con il regista Paul Feig – specialista di un certo tipo di risata a stelle e strisce – in grado di trovare il giusto equilibrio tra le due anime del racconto, potendo inoltre contare sul complementare fascino di due attrici sulla carta così diverse come Anna Kendrick e Blake Lively.

In occasione di questo sequel, arrivato a ben sette anni di distanza dall’originale come esclusiva – almeno per il mercato italiano – del catalogo di Amazon Prime Video, fanno naturalmente ritorno sia le due protagoniste che lo stesso Feig dietro la macchina da presa, pronti a riprendere più o meno forzatamente i fili del racconto a un lustro di distanza da dove eravamo rimasti.

Un altro piccolo favore, recensione: chi non muore, si rivede

Stephanie Smothers è oggi diventata una celebre vlogger, specializzata in casi true crime e pronta a improvvisarsi detective dilettante. Ha anche scritto un libro sulla sua turbolenta amicizia con Emily Nelson e sulla successiva incarcerazione di quest’ultima. Durante un evento firma copie, proprio Emily, recentemente uscita di prigione in attesa del processo d’appello – si palesa, annunciando di essere prossima al matrimonio con il suo vecchio amico Dante Versano, un ricco italiano legato a una famiglia mafiosa.

Con sua grande sorpresa la futura sposa chiede proprio a Stephanie di farle da damigella d’onore e qualora rifiutasse minaccia di denunciarla per aver parlato di lei nel libro senza il suo permesso. La cerimonia si terrà a Capri, con diversi invitati di vecchia conoscenza e situazioni spinose in divenire, al punto che Stephanie si ritroverà coinvolta come principale sospettata in una serie di misteriosi delitti.

Un sequel sbagliato

Laddove nel prototipo la contaminazione si rivelava efficace, in questa nuova (dis)avventura la formula non è stata replicata con successo e complice l’ambientazione nostrana il risultato scade spesso nel trash. Si sprecano ancora una volta gli stereotipi con i quali siamo visti all’estero, con tanto di presunta faida tra bande mafiose e un immaginario consolidato a far capolino nei giorni delle nozze, via via sempre più complicate, di Emily.

E così tra parenti sconosciute o ritornanti, omicidi brutali e senza colpevoli, forze dell’ordine assoggettate al potere dell’organizzazione malavitosa e imbranate agente dell’FBI di presunto supporto, le due – eccessive – ore di visione si perdono in una sfilza di luoghi comuni e siparietti mal assorti, con la stessa alchimia tra le due star meno incisiva rispetto al primo capitolo.

Non tutto è da buttare, la leggerezza dell’operazione è comunque voluta e palesata a più riprese e nel suo non prendersi troppo sul serio Un altro piccolo favore acquista in onestà e genuinità, ma se era lecito attendersi una potenziale evoluzione e miglioramento dobbiamo invece constatare come il film si sia piegato alla regola – non più fortunatamente una prassi – che un tempo voleva il secondo episodio sempre inferiore al capostipite.

Conclusioni finali

L’originale vantava una maggior coesione narrativa, ma d’altronde poteva sfruttare quanto scritto nel romanzo stand-alone alla base. Questo sequel invece non ha nessuna controparte cartacea nel continuare la storia delle due protagoniste, che si ritrovano alle prese con un nuovo mistero per le suggestive stradine di Capri, con l’ambientazione italiana sfruttata nel peggiore dei modi, tanto che la trama principale ruota intorno a una vicenda legata alla mafia.

Stereotipi e gag poco ispirate, con tanto di Elena Sofia Ricci nelle vesti di spietata capo-famiglia criminale, che vanificano i buoni spunti del prototipo e scadono nella farsa fine a se stessa. Blake Lively come femme fatale e, soprattutto, Anna Kendrick come anima comica sono sempre convincenti e la loro alchimia è palpabile, ma Un altro piccolo favore perde rovinosamente il confronto con l’originale.