
Quella che un tempo veniva considerata
la via di fuga estiva per eccellenza, l’aria fresca delle
valli alpine e appenniniche, sta lentamente perdendo la sua funzione. L’
estate 2025, secondo le
proiezioni attuali, non solo si preannuncia
rovente in pianura, ma porteràtemperature
eccezionalmente elevate anche in montagna, con effetti a catena sul
microclima, sugli ecosistemi e sui
ghiacciai. I modelli di
previsione meteo a lungo termine parlano chiaro: l’intera colonna atmosferica, dal suolo alle alte quote, subirà
un’impennata termica costante per tutti i mesi centrali della stagione. Le
anomalie positive, già diffuse nei dati relativi a
Giugno, Luglio, Agosto e Settembre, lasciano pochi dubbi: l’atmosfera montana subirà
una vera tropicalizzazione, con
giornate torride anche oltre i 1000 metri di altitudine.
Località montane roventi: estate da record sopra quota 800 Durante i prossimi mesi estivi, molte località di
media montagna, comprese tra gli
800 e i 1200 metri, sperimenteranno
temperature estreme, mai viste con questa frequenza e durata. Si prevedono
massime di 30°C, mentre le minime notturne, in assenza di ventilazione,
non scenderanno sotto i 20°C. Questi sono valori che, fino a poco tempo fa, sarebbero stati considerati
eccezionali. Oggi, purtroppo,
stanno diventando la regola. Un esempio recente risale all’
Agosto 2024, quando per
oltre due settimane consecutive, alcune vallate alpine hanno registrato
temperature massime tra 28 e 30 gradi a
quote superiori agli 800 metri, con notti calde e umide,
senza alcun refrigerio. Un’anticipazione inquietante di quello che ci attende nei prossimi anni.
I ghiacciai alpini in agonia: sopravviveranno solo le lingue oltre i 4000 metri L’effetto più drammatico di questa escalation termica si legge nei numeri che descrivono lo stato di
sofferenza glaciale delle
Alpi italiane. I
ghiacciai, già devastati dalle ultime tre estati anomale,
non reggeranno a lungo se le attuali tendenze verranno confermate. L’assenza di rigelo notturno, l’insolazione costante e le piogge anche in alta quota che spesso precedono le ondate calde stanno
accelerando il degrado del manto glaciale. Se il trend continuerà su questa traiettoria, entro la fine del secolo
sopravvivranno solo alcune lingue glaciali isolate poste
oltre i 4000 metri, dove l’energia solare è almeno parzialmente compensata da temperature notturne ancora capaci di produrre ghiaccio. Tutto il resto sarà perduto:
nevaio dopo nevaio, cresta dopo cresta.
Un nuovo approccio al clima: vivere in città e in quota sarà più difficile Questa
tropicalizzazione dell’ambiente montano non è solo un cambiamento climatico, ma
un cambiamento culturale, sociale e turistico. Le
vacanze in quota, pensate per offrire sollievo e salute, si ritroveranno a dover
fare i conti con l’afa, le notti tropicali e l’instabilità atmosferica. Solo le
zone oltre i 1500-2000 metri, e non sempre, potranno offrire
un clima veramente fresco. Ma non tutti possono permettersi di vivere o soggiornare a quelle altitudini, specie chi ha problemi di
respirazione, mobilità o
età avanzata. Nel frattempo, le
città, sempre più calde e opprimenti, renderanno la vita quotidiana
un’ardua prova di resistenza. Il binomio città-montagna che da sempre ha sorretto il ritmo stagionale italiano è in piena
crisi climatica.
Meteo Estate 2025: caldo feroce anche in montagna, la crisi infinita dei ghiacciai