Monsanto, il villaggio dove le case si fondono con le rocce millenarie

Un villaggio di pietra sospeso nel tempo: scopri Monsanto, la perla leggendaria del Portogallo centrale.

Jun 15, 2025 - 14:50
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Monsanto, il villaggio dove le case si fondono con le rocce millenarie

Nel cuore delle Beiras, su una vetta aspra e ventosa, sorge uno dei luoghi più surreali e affascinanti di tutto il Portogallo: si tratta di Monsanto, che ha ricevuto nel 1938 il titolo di “villaggio più portoghese del Portogallo”, e che sembra appartenere a un racconto epico.

Non esiste nessun altro luogo del Paese che assomigli a Monsanto, e forse proprio per questo ne rappresenta l’essenza più intima, quella di una terra capace di fondere storia, leggenda e natura in un’unica, straordinaria visione.

Un villaggio scolpito dal granito e dal tempo

A plasmare Monsanto non è stata la mano dell’uomo, ma quella della geologia. Il paesaggio che accoglie i visitatori è un “capolavoro di equilibrio precario”: enormi massi granitici incastonati tra le case, sulle case, sotto le case.

La roccia è la protagonista indiscussa. È come se gli abitanti, secoli fa, avessero deciso di convivere con la pietra invece che combatterla, accettando di vivere in simbiosi con quei giganti di granito che sembrano sempre sul punto di rotolare giù, ma che restano lì, immobili e maestosi, a vegliare sul tempo che passa.

Le strette viuzze lastricate si insinuano tra i crepacci e si arrampicano verso la sommità della collina, dove le rovine del castello raccontano di epoche lontane. Qui passarono i romani, lasciando le prime fortificazioni. Poi vennero i mori, seguiti dal re Dom Sancho I, che trasformò Monsanto in un baluardo difensivo: dall’alto della sua posizione strategica, il villaggio scrutava le pianure sottostanti, pronto a dare l’allarme in caso di invasione.

Storie e leggende tra le pietre

Ogni angolo di Monsanto custodisce racconti sospesi tra la realtà e il mito. Una leggenda, in particolare, resiste al tempo: durante un assedio da parte dei Romani, gli abitanti, ormai a corto di viveri, gettarono l’ultimo vitello rimasto oltre le mura, così da inscenare un’ingannevole abbondanza.

Il trucco funzionò: gli assalitori, credendo il villaggio ben rifornito, abbandonarono l’assedio. Da allora, ogni anno, il 3 maggio, la memoria di quel gesto astuto viene celebrata con una festa che culmina nel lancio di cesti di fiori dalle mura del castello.

L’ascesa tra panorami che lasciano senza fiato

Scorcio del villaggio di Monsanto, Portogallo
Fonte: iStock
Scorcio del villaggio di Monsanto

Visitare Monsanto significa anche affrontare una salita lenta e meditativa, ricca di panorami da fotografare e silenzi da ascoltare. Il punto di partenza ideale è la Igreja Matriz de São Salvador, che introduce al nucleo antico del villaggio. Da lì, si prosegue a piedi verso la Torre de Lucano, dall’inconfondibile sagoma sormontata da un gallo argentato, simbolo del premio ricevuto dal villaggio.

Proseguendo lungo la Portas de Santo António, si attraversa ciò che un tempo era una barriera difensiva, ora varco verso il passato. Le viuzze si fanno sempre più strette, serpeggiando tra case in pietra e scorci improvvisi, fino a raggiungere la Gruta, un tempo rifugio per gli animali, oggi testimonianza della vita rurale che ancora pulsa tra le rocce.

La conquista del castello e l’abbraccio delle pianure

La salita verso il castello, lungo la Rua do Castelo, è forse il momento più magico dell’intera visita. Una delle case lungo il sentiero è letteralmente inglobata da massi sovrastanti, in un equilibrio così surreale da sembrare un’opera d’arte moderna. Il sentiero si trasforma in un’arrampicata lieve ma intensa, premiata, a ogni svolta, da panorami sempre più ampi.

Una volta giunti in cima, tra le rovine della fortezza battuta dal vento e costellata di fiori selvatici, ci si trova di fronte a uno spettacolo difficile da descrivere: la linea dell’orizzonte si dissolve nelle pianure che si estendono a perdita d’occhio, da un lato il Portogallo, dall’altro la Spagna. Camminando lungo le mura, si arriva alle rovine romaniche della Igreja de São Miguel e alle tombe scavate nella pietra.

Scendere dal castello e rientrare nel villaggio significa lasciarsi alle spalle un viaggio nella storia, nella natura e nella leggenda. Monsanto è un’esperienza da vivere: ogni sasso racconta una storia, ogni stradina invita a perdersi, ogni silenzio parla di un tempo in cui l’uomo e la pietra vivevano insieme, inseparabili. Un villaggio che, pur essendo definito “il più portoghese”, appartiene più al regno dell’immaginazione che a quello della geografia.