“Un anno di Zapping e di Streaming”, intervista a Elisabetta Scala (Moige): “Ecco perché premiamo i media attenti ai più piccoli”
TvBlog ha incontrato Elisabetta Scala, vicepresidente del Moige, prima dell'iniziativa "Un anno di Zapping e di Streaming" organizzata per premiare i programmi tv, web e social più family friendly e attenti al benessere dei minori

Diceva Walter Benjamin che i nuovi media – come tutta la modernità – si basano su una logica dello choc. Per attirare l’attenzione bisogna colpire, scioccare. Esagerare per farsi notare in un mondo sovraccarico di stimoli, nel quale la soglia della percezione finisce per innalzarsi sempre di più.
Questa logica rischia però di entrare in rotta di collisione con i ritmi graduali del processo educativo, fatto non di strappi improvvisi ma di una lenta maturazione. E a farne le spese sono prima di tutto i minori, costantemente esposti a input potenzialmente lesivi per il loro benessere.
È più che mai importante perciò maturare uno sguardo critico per sapere discernere, all’interno del mare magnum dei media, antichi e nuovi, i contenuti positivi da quelli negativi – quando non decisamente tossici. Da questa esigenza nascono iniziative come “Un anno di Zapping e di Streaming”, promossa dal Moige (Movimento Italiano Genitori) per premiare i contenuti televisivi, web e social più adatti alle famiglie e attenti al benessere dei più piccoli.
L’incontro – condotto da Eleonora Daniele – si terrà domani, lunedì 16 giugno, dalle 14:30 alle 18:00, a Roma, presso la Camera dei Deputati – Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari. Da segnalare anche lo sforzo dell’Osservatorio Media del Moige che cura una guida critica in formato digitale per analizzare i prodotti dell’intrattenimento.
Ne abbiamo parlato con la vicepresidente del Moige Elisabetta Scala, pedagogista e responsabile dell’Osservatorio Media dell’Associazione.
Può spiegarci in poche parole cosa si intende per contenuti “family friendly”?
Parliamo innanzitutto di contenuti che in qualche maniera non vadano a nuocere a un pubblico familiare, soprattutto di minori. Ancora meglio quando invece questi contenuti vanno a offrire dei contenuti positivi che possano essere informativi, anche di intrattenimento, oppure educativi e pedagogici, adatti ad un pubblico di riferimento familiare.
Noi in questo senso cerchiamo sempre di indicare nelle nostre recensioni anche l’età più adatta. Perché chiaramente ci può essere un prodotto che può essere adatto ad un ragazzo di 16 anni, ma non ad un bambino di 5. Quindi cerchiamo di dare questo tipo di indicazione affinché ci possa essere una visione, una fruizione tranquilla, serena, non dannosa e magari anche positiva, educativa.
“Un anno di Zapping e di Streaming” è arrivato alla 17° edizione. Dal suo punto di vista, in questi diciassette anni la sensibilità degli operatori della comunicazione per contenuti di qualità e attenti alle esigenze delle famiglie è diminuita o aumentata?
Io credo di sì. Per quanto abbiamo potuto verificare in questi anni c’è una parte di professionisti di questo mestiere che si dedica a questo, che ci tiene a fare una programmazione con contenuti di valore, di vario genere, in maniera trasversale, attraverso le varie categorie, i vari genere televisivi o web.
È vero anche che in questi ultimi anni la programmazione è diventata un mare senza sponde. Ormai possiamo trovare di tutto a qualsiasi ora in diretta televisiva o sulle piattaforme web. Quindi è aumentato anche tutto il trash, la volgarità e tutta la parte anche che può essere molto a rischio per una visione soprattutto da parte di minori o di ragazzi non ancora formati anche da un punto di vista psicologico ed emotivo. Quello che noi diciamo è che ci vuole un’attenzione molto maggiore nella scelta: non andare a caso, bisogna saper scegliere prima.
Quali sono secondo Lei i punti più critici per il benessere dei minori presenti negli odierni prodotti dell’intrattenimento?
Sicuramente una criticità che è cresciuta negli ultimi anni è l’iperrealismo. Tutto viene mostrato in maniera amplificata. E questo sia nella produzione di fiction che nei modelli social, nell’informazione che diventa spettacolo. Pensiamo ad esempio alla cronaca nera con tanti dettagli a volte raccapriccianti o a tutta una serie di programmazioni che i nostri ragazzi – soprattutto adolescenti – seguono molto, veramente piena di violenza e ipersessualizzazione, di modelli negativi. E c’è anche una visione dei giovani solo come autori di reati, come soggetti che mancano di coscienza, di valori o di umanità.
Questo è il rischio più grosso. Per questo diciamo sempre che è importante scegliere, perché in un bambino – ma anche in un ragazzo adolescente ancora non formato dal punto di vista psicologico ed emotivo – certi modelli e certe immagini molto impattanti influiscono negativamente. In più possono anche imprimere in loro il senso di una realtà che sia tutta così.
Questi modelli parlano di una parte della realtà, ma i più giovani immaginano un mondo solo violento, popolato soltanto da gente senza scrupoli. Questo non è giusto, perciò noi spingiamo e chiediamo sempre a chi fa prodotti televisivi di mostrarci l’altra parte della società, quella che offre modelli positivi, dove ci sono ragazzi sani, che hanno valori, hanno una speranza nel futuro. Anche questo va mostrato.
Non solo negativismo, dunque, ma anche valori e modelli positivi – che del resto oggi non mancano.
Nella nostra guida critica – disponibile online sul sito mojge.it – c’è una piattaforma digitale, consultabile un po’ come una biblioteca digitale, dove insieme ai contenuti negativi da evitare abbiamo volutamente messo soprattutto molti programmi positivi, proprio per dare ampia possibilità di scelta.
Qualche esempio concreto, che si sente di proporre a modello, di una programmazione televisiva a misura di bambini, rispettosa delle esigenze educative dei più piccoli?
Rai Kids ad esempio offre molti modelli positivi. Ma devo dire che lo stanno facendo anche altre piattaforme. Piano piano si sta sviluppando anche una buona TV per bambini italiana.
Rai Kids ha forse più storia da questo punto di vista e ha un’offerta per tutte le età che permette di scegliere prodotti specifici per bambini molto piccoli ma anche per quelli più grandi fino, diciamo, alla preadolescenza.
Purtroppo non si va oltre. Ritengo infatti che il grande vuoto di tutta la programmazione sia quello degli adolescenti e di giovani adulti, con pochi prodotti adatti a loro. C’è qualcosa di interessante, ma si potrebbe fare di più.
Custodire lo sguardo dei più piccoli davanti alla televisione significa custodire la nostra umanità? Possiamo considerarlo un investimento non solo per il futuro, ma anche per il presente?
Assolutamente sì. Tante volte ci danno dei bigotti o dei retrogradi, perché diciamo questa cosa. Però se custodire i nostri figli vuol dire essere bigotti, vuol dire che saremo bigotti. Ma non ci importa: per metterci all’angolo è facile dire “questi non li ascoltiamo perché sono esagerati”. A noi invece interessa proprio custodire veramente i nostri figli. E per “nostri figli” non intendiamo solo i nostri figli personali, ma anche quelli degli altri. Sentiamo tutti nostri figli. Per me ogni minore va custodito.
Adesso altri Paesi, forse un po’ più avanti di noi da questo punto di vista, hanno lanciato molti allarmi. Stanno tornando indietro sui permessi dell’utilizzo dei social, non prima di una certa età, sull’utilizzo del telefonino a scuola, sui sistemi di filtro e tutto il resto.
Speriamo di smuoverci anche noi e diventare più attenti, più formati. La prima fascia di genitori social era forse impreparata a utilizzare questi sistemi e magari non capiva ancora i rischi reali. La speranza è che la prossima generazione di genitori sia più preparata e più attenta a custodire i propri figli.
Chi dovesse imbattersi in un contenuto televisivo web o tv in fascia protetta non adatto ai minori come deve comportarsi? Può contattarvi?
Sul nostro sito abbiamo due possibilità. C’è un form da compilare per fare la segnalazione. La persona viene poi contattata e la segnalazione trattata. Abbiamo anche un numero verde. In base a quanto ci viene segnalato facciamo molto lavoro – anche di denuncia, quando è il caso – per richiamare l’attenzione delle piattaforme o delle reti televisive in modo che non mandino quel tipo di messaggio in fascia protetta.
Invitiamo anche a usare i giusti filtri sul web, dove la fascia protetta non è utilizzabile. Esistono però i filtri. A volte insegniamo ai genitori a impostare un filtro calibrato in base all’età dei figli per evitare che vedano prodotti non adatti alla loro età se si collegano da soli. Perché è vero che noi genitori dobbiamo controllare, ma è altrettanto vero che i genitori lavorano spesso tutto il giorno.
È facile darci la colpa di tutto, ma quando mamma e papà sono al lavoro e il ragazzo non è proprio un bambino – pensiamo a un ragazzino della scuola media – e si trova a casa da solo, l’impostazione dei filtri è assolutamente importante. Non è la soluzione a tutto, non è la panacea. Ma è una parte della soluzione e va utilizzata.
È possibile trovare un punto d’incontro tra la ricerca d’attenzione da parte dei media e le esigenze del processo educativo e delle famiglie?
Certo, questa è una sfida. Noi siamo convinti di sì. È una sfida grande: attrarre il grande pubblico verso qualcosa di positivo che sia però anche attraente e appetibile. Alberto Angela e Piero Angela prima hanno fatto scuola su questo, riuscendo a incantare gli spettatori davanti a un programma di cultura. Quindi ben vengano questi esempi.