Rambo, la vera storia che ha ispirato il personaggio
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Nel corso della sua carriera, Sylvester Stallone non è diventato solo un volto noto del grande schermo, ma ha anche dato vita a personaggi iconici che hanno lasciato un segno indelebile nella cultura pop. Dal pugile Rocky Balboa nell’omonimo film del 1976 fino al ruolo centrale nella saga action I mercenari, Stallone ha saputo incarnare l’eroe americano moderno. Tuttavia, è stato un altro personaggio a definire il suo status di leggenda del cinema d’azione: John Rambo. Introdotto nel film Rambo del 1982 diretto da Ted Kotcheff, il personaggio ha dato il via a un franchise di cinque film e ha rappresentato un’icona per quasi 50 anni. Ma qual è la vera storia dietro questo leggendario protagonista?
Le origini letterarie di Rambo e l’ispirazione reale
Rambo, conosciuto anche come First Blood, è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di David Morrell. Il libro segue la drammatica vicenda dell’omonimo protagonista, un veterano del Vietnam tormentato dal disturbo da stress post-traumatico (PTSD), braccato dalle autorità dopo un tentativo fallito di reinserimento nella vita civile.
Anche se la saga cinematografica è frutto della fantasia, Morrell ha affermato che il personaggio è stato in parte ispirato da eventi reali e da persone vere. Durante la stesura del romanzo, l’autore ha rivelato che la scelta del nome “Rambo” è nata da un mix curioso: da un lato, il poeta francese Arthur Rimbaud, che Morrell stava leggendo in quel periodo; dall’altro, una mela Rambo acquistata dalla moglie durante la spesa.
È esistito un vero soldato chiamato Arthur John Rambo, morto durante la guerra del Vietnam, ma Morrell non ha mai confermato alcun legame diretto tra lui e il suo personaggio, suggerendo si tratti di una semplice coincidenza.
L’influenza di Audie Murphy: l’eroe dimenticato
L’ispirazione più profonda per Rambo è venuta tuttavia da un vero eroe americano: Audie Murphy, il soldato più decorato degli Stati Uniti nella Seconda Guerra Mondiale. Morrell, nel suo libro del 2012 Rambo and Me, ha spiegato come Murphy lo abbia influenzato non solo per le sue imprese sul campo di battaglia, ma soprattutto per la sua lotta personale con il PTSD.
Audie Murphy nacque in Texas nel 1924. A soli 17 anni si arruolò mentendo sulla sua età, e in poco tempo raggiunse il grado di sergente maggiore. Partecipò a operazioni chiave come l’invasione della Sicilia e la battaglia di Anzio. Durante quest’ultima, respinse da solo un attacco tedesco mentre manovrava una mitragliatrice su un cacciacarri in fiamme, salvando decine di suoi commilitoni. Per questa impresa gli fu conferita la Medal of Honor.
Dopo la guerra, Murphy tentò di reintegrarsi nella vita civile diventando scrittore e attore. Raccontò le sue esperienze nel libro e nel film To Hell and Back. Tuttavia, la sua vita fu segnata da incubi e allucinazioni: dormiva con un’arma sotto il cuscino e sparava nel sonno, lasciando fori di proiettile nel muro, che cercava poi di coprire con quadri. Questo lato oscuro della sua esistenza fu ciò che colpì maggiormente Morrell, spingendolo a costruire un personaggio come Rambo: un uomo celebrato per il coraggio, ma distrutto interiormente da ciò che aveva vissuto.
La guerra che torna a casa: il messaggio sociale dietro Rambo
L’intento di Morrell era chiaro: raccontare come la guerra, con tutte le sue conseguenze psicologiche, potesse ritornare a casa con i veterani. In un’intervista a Flashback Files, lo scrittore ha dichiarato:
Non c’era stata una guerra sul suolo americano dalla fine della Guerra Civile nel 1865. Con l’America divisa a causa del Vietnam, forse era giunto il momento per un romanzo che drammatizzasse la divisione filosofica della nostra società, che ci mettesse la brutalità della guerra proprio sotto il naso
Il comportamento di Rambo, incluso il suo essere maltrattato dalla polizia per via dei capelli lunghi, rifletteva la realtà di molti veterani che rientravano in una società ostile e impreparata a comprenderli.
Le differenze tra libro e film: un finale controverso
Nel romanzo originale, la storia di Rambo si conclude tragicamente: dopo aver ucciso numerosi agenti e militari per legittima difesa, il protagonista si toglie la vita facendo esplodere una bomba, portando con sé anche lo sceriffo Will Teasle. Il messaggio era chiaro: denunciare gli effetti devastanti del trauma e la totale mancanza di supporto della società.
Il film, invece, scelse un finale diverso: Rambo viene arrestato, permettendo la creazione di quattro sequel. Questi però, secondo molti critici, hanno snaturato il senso originale dell’opera.
In un’intervista con Movies in Focus, Morrell ha dichiarato che i sequel hanno trasformato Rambo da figura tragica a simbolo dell’esercito americano, perdendo l’amarezza e la rabbia originarie del personaggio. L’eroe di Stalloen è diventato così una sorta di manifesto di reclutamento, in netto contrasto con il messaggio originale.
Il lascito di Rambo: tra cinema e critica sociale
Nonostante il personaggio di John Rambo sia stato in parte strumentalizzato dal cinema commerciale, la sua origine resta profondamente legata a una critica sociale ben precisa. Il suo tormento interiore, ispirato alle reali sofferenze di Audie Murphy e di molti altri veterani, rappresenta ancora oggi una potente denuncia contro la glorificazione della guerra e l’abbandono dei soldati al loro ritorno.
Conoscevate questa storia?
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