Meteo GIUGNO: l’ITCZ sale e tropicalizza il Mediterraneo, elevato rischio HEAT DOME

  Il mese di Giugno 2025 non sarà solo il punto di partenza della nuova estate meteorologica, ma potrebbe rivelarsi anche uno snodo chiave nella trasformazione climatica del bacino del Mediterraneo. Alla base di questo potenziale cambio di paradigma, un protagonista silenzioso e potente: l’ITCZ, la Zona di Convergenza Intertropicale, che da anni mostra un […] Meteo GIUGNO: l’ITCZ sale e tropicalizza il Mediterraneo, elevato rischio HEAT DOME

May 25, 2025 - 11:50
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Meteo GIUGNO: l’ITCZ sale e tropicalizza il Mediterraneo, elevato rischio HEAT DOME

 

Il mese di Giugno 2025 non sarà solo il punto di partenza della nuova estate meteorologica, ma potrebbe rivelarsi anche uno snodo chiave nella trasformazione climatica del bacino del Mediterraneo. Alla base di questo potenziale cambio di paradigma, un protagonista silenzioso e potente: l’ITCZ, la Zona di Convergenza Intertropicale, che da anni mostra un progressivo spostamento verso nord, modificando il volto delle stagioni e creando nuove vulnerabilità meteorologiche.

 

Cos’è l’ITCZ e perché il suo movimento ci riguarda

L’ITCZ è una fascia di instabilità atmosferica che si sviluppa attorno all’equatore, dove convergono gli alisei dell’emisfero settentrionale e meridionale. L’incontro tra queste correnti genera una linea di forte convezione, con nuvolosità intensa e piogge torrenziali. Fino a pochi anni fa, il suo impatto si limitava alle zone tropicali, ma oggi, complice il riscaldamento globale, l’ITCZ si sta espandendo verso latitudini medie, entrando prepotentemente nel gioco climatico mediterraneo.

La comunità scientifica ha osservato questa tendenza con crescente preoccupazione. Uno studio pubblicato su Nature Geoscience da Adam et al. evidenzia che il riscaldamento disomogeneo tra emisferi altera la posizione della fascia intertropicale, provocando cambiamenti profondi nella distribuzione delle piogge. Ciò che accade nei tropici, oggi, ha effetti diretti anche sulle estati europee.

 

Pioggia nel Sahara e caldo esplosivo nel Mediterraneo

I segnali di questo slittamento non sono più solo ipotesi teoriche. Durante l’estate 2024, piogge anomale hanno interessato aree tradizionalmente aride del Sahara centrale, tra il sud dell’Algeria e il Niger. Fenomeni che, in passato, sarebbero apparsi come errori di rilevamento, oggi sono confermati da dati osservativi. L’umidità tropicale, spinta verso nord dalla nuova posizione dell’ITCZ, è riuscita a penetrare regioni desertiche, rompendo ogni schema climatico pregresso.

Nel Mediterraneo, la conseguenza diretta è una maggiore esposizione a masse d’aria caldissima, trasportate da anticicloni africani che non si limitano più a brevi incursioni, ma si insediano stabilmente per settimane, alimentando temperature estreme e lunghi periodi di siccità. Le estati italiane, un tempo moderate e stabili, assumono sempre più connotati tropicali, con un mix esplosivo di ondate di calore e fenomeni meteorologici estremi.

 

Anticicloni forti e duraturi: l’estate sotto una cupola di fuoco

Il movimento dell’ITCZ verso nord innesca anche un effetto a catena sulla formazione degli anticicloni subtropicali, che si rafforzano con geopotenziali elevatissimi e diventano vere e proprie cupole di calore. Questo tipo di struttura, capace di bloccare il passaggio delle perturbazioni, trasforma l’atmosfera mediterranea in una camera di riscaldamento.

Nel Luglio 2023, questa configurazione ha portato a temperature superiori ai 45°C in Sicilia, Calabria e Sardegna, con conseguenze devastanti sulla salute pubblica e sull’equilibrio ambientale. Le notti sono rimaste roventi, senza tregua, e si sono moltiplicati episodi di notte tropicale, in cui il termometro non è mai sceso sotto i 25°C.

 

Un nuovo volto per il Mediterraneo: verso una zona subtropicale

Lo scenario che si profila non è solo un’estate più calda, ma un’intera stagione riprogrammata. Il Mediterraneo si sta gradualmente trasformando in una zona subtropicale, dove l’equilibrio tra calore, umidità, precipitazioni e ventilazione cambia profondamente. Le estati si allungano, le siccità diventano più frequenti e persistenti, le piogge assumono carattere torrenziale, e il rischio di incendi boschivi cresce esponenzialmente.

La pressione su agricoltura, approvvigionamento idrico ed energia sarà sempre più evidente, soprattutto nelle aree già fragili come l’entroterra siciliano, le colline sarde, e le zone agricole della Puglia e della Basilicata. In parallelo, le grandi città dovranno affrontare sfide climatiche nuove: infrastrutture resilienti, sistemi di allerta per il caldo e soluzioni urbanistiche più verdi e traspiranti saranno fondamentali.

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