Mi Ami Festival, l’“Orinatoio Morgan” e la rabbia dell’artista

Morgan denuncia un'installazione al Mi Ami Festival: il suo nome su un orinatoio. “È odio, non arte. Pretendo scuse pubbliche! L'articolo Mi Ami Festival, l’“Orinatoio Morgan” e la rabbia dell’artista proviene da imusicfun.

May 25, 2025 - 12:10
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Mi Ami Festival, l’“Orinatoio Morgan” e la rabbia dell’artista

Morgan denuncia un’installazione al Mi Ami Festival: il suo nome su un orinatoio. “È odio, non arte. Pretendo scuse pubbliche dagli organizzatori”.

«Aspetto la rimozione di questo schifo perché è indecente». Così Morgan ha reagito alla scoperta di un’inquietante installazione apparsa al Mi Ami Festival di Milano: nel bagno delle donne, è infatti comparsa una targa su un orinatoio che recita “Milano, maggio 2025”, con la scritta “Morgan – Ex: giudice, cantante, artista” e la firma beffarda: “Ad imperitura memoria, la comunità artistica italiana tutta”.

La foto, pubblicata inizialmente da un account presente al festival e poi diventata virale, è stata rilanciata dallo stesso Morgan, che ha chiesto pubblicamente agli organizzatori dell’evento di prendere posizione. E ha coinvolto direttamente i giornalisti, invitandoli a commentare: «In caso contrario li considererò complici di questa ignobile, incivile manifestazione di violenza».

L’artista, da tempo al centro di polemiche e controversie mediatiche, ha voluto chiarire la gravità dell’accaduto, raccontando come ha scoperto l’episodio: «Una mia amica mi ha mandato questo post su cui c’era questa fotografia. Non è assolutamente un’opera d’arte, è una volgarità, è un’offesa a un artista libero, in un luogo pubblico, in un contesto che dovrebbe essere musicale e culturale. È doppiamente grave».

Non si è fermato qui: «Aspetto la rimozione di questo schifo perché è indecente, è di una gravità tale e non c’è motivo per tutto questo odio». E poi ha attaccato direttamente i media: «I giornalisti vogliono fare solo la narrazione sbagliata di Morgan, lo vogliono solo come personaggio del disturbo. Una narrazione che dura da vent’anni, come se io fossi un personaggio dei rotocalchi. Io sono un compositore. Se non conoscete quello che faccio, questo non vi autorizza a fare una narrazione sbagliata di me».

Su MowMag, Morgan ha pubblicato un vero e proprio appello alla responsabilità artistica e civile. «C’è la risata facile di chi, in nome di un presunto spirito libero, si arroga il diritto di trasformare un volto, un nome e un corpo in bersaglio da orinatoio», ha scritto. E ancora: «Siamo nel 2025, ma questo episodio profuma di Medioevo: quello della gogna e del disonore esposto alla folla».

Il punto centrale per l’artista non è solo l’offesa personale, ma la riflessione più ampia sul ruolo dell’arte e della cultura. «È ancora più grave che sia avvenuto in un contesto culturale, quello musicale, che dovrebbe invece farsi spazio di confronto e dignità per tutti. Io non rispondo con odio, ma con consapevolezza».

Quindi le richieste, precise e nette: «Che gli organizzatori del Mi Ami Festival chiariscano immediatamente chi ha autorizzato o installato questo “manifesto”; che venga rimossa ogni traccia fisica o digitale di questo atto, e venga chiesto scusa; che venga aperto un dibattito pubblico su ciò che oggi viene considerato “arte” e su come viene trattato un artista che ha osato non uniformarsi. Difendere la libertà significa anche impedire che venga calpestata sotto forma di umiliazione pubblica».

Il caso sta già facendo discutere. L’opera (o presunta tale) solleva interrogativi urgenti sul confine tra provocazione artistica e insulto personale, tra critica e linciaggio simbolico. Come ha concluso lo stesso Morgan: «Io sono Morgan. Ma qui non si tratta solo di me».

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