The Hundred Line Last Defense Academy Recensione: non è una sorta di gioco mortale
Da buon appassionato di avventure narrative dalle trame intricate e dal forte impatto emotivo, ho seguito con grande interesse le produzioni di Kazutaka Kodaka e Kotaro Uchikoshi per anni: il loro brillante talento autoriale ci ha regalato perle come la serie Danganronpa e Zero Escape, opere che appartengono al controverso (almeno qui in occidente) genere […] L'articolo The Hundred Line Last Defense Academy Recensione: non è una sorta di gioco mortale proviene da Vgmag.it.


Da buon appassionato di avventure narrative dalle trame intricate e dal forte impatto emotivo, ho seguito con grande interesse le produzioni di Kazutaka Kodaka e Kotaro Uchikoshi per anni: il loro brillante talento autoriale ci ha regalato perle come la serie Danganronpa e Zero Escape, opere che appartengono al controverso (almeno qui in occidente) genere delle visual novel, un medium interattivo che alcuni annoverano senza problemi tra i prodotti videoludici, una declinazione particolare delle avventure grafiche, mentre altri preferirebbero identificarle quali forme espressive autonome. I romanzi visivi, pur non presentando meccaniche interattive complesse o una struttura particolare, vengono caratterizzati da una presentazione incentrata su una narrazione testuale accompagnata da immagini statiche e, solitamente, un gameplay ridotto all’essenziale, ragion per cui in tanti esprimono diverse perplessità nel considerarli veri e propri videogiochi.
Quale che sia la vostra posizione in merito, e per la cronaca io mi schiero apertamente con la prima linea di pensiero, l’annuncio di una nuova collaborazione tra questi maestri delle visual novel nel ruolo di director e sceneggiatori, coadiuvati dal brillante Kyohei Oyama che ricordo all’opera su Altdeus del 2020, ha inevitabilmente scatenato in me e in tanti altri fan aspettative cospicue. Peraltro, la società dei due autori ha dovuto affrontare delle complicazioni non da poco durante gli sviluppi tanto che, dopo il naufragio degli accordi con un altro editore prima di accordarsi con Aniplex, Kodaka e Uchikoshi si sono ritrovati una squadra ancora incompleta a settembre del 2023 e hanno dovuto chiedere un prestito personale per concludere i lavori. La posta in gioco dunque era molto alta, ma per fortuna sembra che tutto si sia risolto per il meglio, dato che il comunicato ufficiale del prossimo gioco di Too Kyo Games in lavorazione dovrebbe essere indice di un rientro economico soddisfacente. Non resta dunque che provare a spiegarvi perché l’entusiasmo riversato in questa loro ultima, monumentale creazione ha contribuito alla sua incredibile riuscita.
The Hundred Line: togliti quell’espressione dalla faccia!
L’espediente narrativo dell’amnesia del protagonista non è certo una novità, ma in The Hundred Line viene utilizzato con efficacia per calare immediatamente il giocatore in un mondo sconosciuto e ostile. Ci ritroviamo, insieme al nostro alter ego virtuale Takumi Sumino, a dover fare i conti con una realtà brutale: l’umanità si trova a un passo dall’estinzione a causa delle misteriose creature note soltanto come “Invasori Scolastici”, che un giorno irrompono nel complesso residenziale di Tokyo in cui abita. In mezzo alla devastazione fa la sua comparsa Sirei, una bizzarra entità spettrale che lo incita a trafiggersi con uno strano pugnale per risvegliare i poteri dell’emoanima, che conferiscono agli utilizzatori una forza incredibile. Una volta manifestata tale capacità, Takumi viene arruolato da Sirei, insieme ad altri nove coetanei, nella Last Defense Academy, un’enigmatica accademia militare perennemente assediata dai mostri che sono palesati poc’anzi. Le battute introduttive si concentrano sulla presentazione dei personaggi chiave, sull’introduzione delle meccaniche strategiche e sulla meticolosa costruzione di un’atmosfera contaminata da turbamento e incertezza. Le prime battaglie contro gli Invasori sono cariche di adrenalina, ma le conversazioni con gli altri studenti e i brevi frammenti di memoria che riaffiorano nel protagonista piantano il seme di una atavica curiosità. Chi siamo? Perché possiamo sfruttare le potenzialità dell’emoanima? Qual è il nostro ruolo in quel che sta succedendo? E soprattutto, qual è la vera natura degli Invasori e perché hanno deciso di attaccarci? Tutte queste domande, che ci accompagnano fin dalle prime ore di gioco, sono il motore che spinge ad andare avanti, instillando il desiderio di svelare ogni tassello di un intricato puzzle narrativo.
Man mano che la storia procede, e come da copione per le macchinazioni ordite da Uchikoshi e Kodaka, emergono trame secondarie e sottotesti che arricchiscono notevolmente l’esperienza. I misteri si infittiscono, i personaggi rivelano lati nascosti della loro personalità e le alleanze si fanno sempre più labili. Non mancano i colpi di scena, alcuni dei quali capaci di spiazzare anche il giocatore più smaliziato. Ma ciò che rende la narrazione di The Hundred Line particolarmente efficace è la capacità di affrontare tematiche mature e complesse: prenderemo in esame il significato stesso della sopravvivenza, il peso delle responsabilità, il valore del sacrificio e la sottile linea che separa il bene dal male quando ci ritroviamo alle prese con situazioni estreme. I dilemmi morali che vengono posti ai personaggi (e, parimenti, al giocatore attraverso le sue scelte) non sono mai banali e spesso costringono a ragionare sulle implicazioni delle proprie azioni. In tal senso, si percepisce chiaramente l’impronta di Uchikoshi, maestro nel tessere trame intricate che non si limitano all’intrattenimento, ma che stimolano la riflessione e lasciano un segno duraturo nel lettore. La passione per i racconti che mettono alla prova i limiti della natura umana e scavano tra i recessi più oscuri della psiche traspare in ogni dialogo, in ogni evento inaspettato, confermando ancora una volta il talento indiscusso dello sceneggiatore, tra gli altri, di Nine Hours, Nine Persons, Nine Doors, Virtue’s Last Reward e Zero Time Dilemma.
Sento che sto dimenticando qualcosa di importante
L’elemento distintivo del gameplay è rappresentato dalle battaglie a ondate contro i suddetti Invasori Scolastici: non si tratta di schermaglie isolate, ma vere e proprie sequenze difensive in cui dobbiamo proteggere l’Accademia, l’ultimo baluardo dell’umanità, dall’assalto di svariati manipoli di queste entità in un arco di tempo limitato. La meccanica si sviluppa su più livelli: la pianificazione strategica pre-battaglia, il posizionamento delle difese, la gestione delle risorse e l’intervento diretto dei personaggi giocabili. Ciascun Invasore possiede caratteristiche uniche, richiedendo un approccio tattico diversificato: alcuni potrebbero essere veloci e fragili, altri lenti e robusti, e la loro disposizione in ondate sequenziali ci obbliga a ripensare costantemente il nostro approccio, poiché quello che ha funzionato in una fase potrebbe rivelarsi completamente inutile durante la successiva. Questa mescolanza tra valutazione, organizzazione e messa in opera genera un fermento costante e palpabile, amplificato dalla consapevolezza che ogni errore potrebbe portare al fallimento della missione e, di conseguenza, influenzare gli sviluppi delle vicende. L’integrazione di elementi roguelite, come la perdita temporanea di alcune risorse in caso di sconfitta, aggiunge un ulteriore strato di sfida e rende ogni vittoria ancora più gratificante.
Ma, per quanto le battaglie rappresentino il fulcro dell’azione, The Hundred Line non si limita a presentarle in serie intervallandole da semplici sequenze di intermezzo, o non avrebbe i director che ha: una componente fondamentale del ciclo ludico è l’esplorazione dell’Accademia e l’interazione con i suoi abitanti. Calandoci in prima persona nei panni dell’amnesico Takumi, catapultato in questo mondo sull’orlo del collasso, e attraverso i dialoghi con gli studenti e i diversi comprimari, cercheremo di ricostruire il suo passato e, al contempo, di svelare i misteri che circondano gli Invasori Scolastici e la vera natura della minaccia. Le dinamiche interpersonali sono curate con grande attenzione, e le relazioni che stringiamo con gli altri personaggi non sono solo funzionali allo sviluppo della trama, ma spesso offrono spunti di riflessione sulle loro motivazioni, le paure e le speranze che nutrono in un contesto tanto disperato. Rispettando appieno lo spirito delle visual novel e dei precedenti lavori di Kodaka e Uchikoshi, questa componente “sociale” arricchisce notevolmente l’intera avventura, donando profondità ai compagni di squadra e rendendo più sentita la posta in gioco durante le battaglie. La possibilità di formulare scelte di dialogo che influenzano le relazioni e, potenzialmente, il corso degli eventi narrativi, costituisce un incentivo alla rigiocabilità e invita a esplorare diverse sfaccettature della storia: il sentiero che conduce alla verità è tutt’altro che lineare, e per fare luce su tutti i misteri che circondano gli Invasori, l’Accademia, i vostri compagni e l’imperscrutabile Sirei dovrete prepararvi a tornare molte, moltissime volte sui vostri passi.
The Hundred Line: i fallimenti di oggi sono i successi di domani!
Il comparto artistico del gioco è immediatamente riconoscibile, merito dello stile peculiare di Rui Komatsuzaki che impreziosisce la produzione grazie al suo character design curato e espressivo, adatto più che mai al tono dell’avventura. Chiunque abbia familiarità con i lavori precedenti di Kodaka rileverà subito molte similitudini estetiche e caratteriali, cosa di cui entrambi gli autori sono perfettamente consapevoli: i personaggi non si limitano ad esibire qualche somiglianza fugace, ma spesso vengono delineati in maniera tale da trarre in inganno le aspettative dei fedelissimi e giocare a capovolgere ruoli, atteggiamenti e personalità che questi potrebbero attendersi dallo scorrere degli eventi. Gli scenari, pur essendo perlopiù confinati all’interno dell’Accademia, sono molto particolareggiati e contribuiscono a creare un senso di appartenenza. Durante le sequenze tattiche, gli effetti visuali delle capacità offensive e difensive sono chiari e funzionali, pur non raggiungendo chissà quali vette di meraviglia. Tuttavia, è il design acustico a rivestire un ruolo cruciale per l’immedesimazione: la colonna sonora, malgrado non sia onnipresente, si fa sentire nei momenti chiave, sottolineando la tensione delle battaglie o l’emozione dei dialoghi. Gli effetti speciali degli Invasori Scolastici e dei poteri utilizzati contribuiscono a rendere le battaglie più coinvolgenti e a comunicare con efficacia l’impatto degli scontri. Il profilo audiovisivo di The Hundred Line contribuisce insomma a supportare adeguatamente la narrazione e a generare un’atmosfera coerente con il tono cupo e misterioso della storia.
L’interfaccia utente è intuitiva e ben organizzata, permettendo al giocatore di navigare facilmente tra le diverse sezioni, dalla pianificazione delle battaglie alla gestione delle relazioni con gli altri personaggi. Le informazioni fondamentali durante le battaglie sono presentate in modo comprensibile, senza sovraccaricare lo schermo, mentre le opzioni di accessibilità, pur non essendo particolarmente estese, permettono di personalizzare alcuni aspetti basilari come la velocità del testo durante i dialoghi. In generale, l’attenzione al dettaglio per interattività e presentazione denota una certa premura nei confronti dei giocatori, facilitando l’ingresso e la permanenza nel mondo di The Hundred Line senza inutili frustrazioni.
Tirando le somme, dopo aver trascorso un considerevole numero di ore con l’eclettico cast dell’Unità di Difesa Speciale dell’Accademia, posso affermare senza timore di essere smentito che l’attesa è stata ampiamente ripagata: per quanto la porzione strategica appaia da principio una caratteristica parecchio distante dalle classiche avventure di Kodaka e Uchikoshi, gli sviluppatori di Too Kyo Games sono riusciti a integrarla in modo sorprendentemente naturale con il racconto, la progressione narrativa e l’approfondimento delle dinamiche tra gli studenti. Il filo conduttore, ricco di misteri, colpi di scena e tematiche mature, cattura fin dalle prime battute e ci trascina in un vortice di interrogativi e rivelazioni. L’impronta degli autori si percepisce chiaramente nella cura dei dialoghi, nella complessità della trama e nella capacità di affrontare argomenti difficili con sensibilità e intelligenza. Certo, The Hundred Line non è scevro da qualche imperfezione: gli accadimenti impiegano almeno una trentina di ore prima di ingranare, il ritmo d’insieme non è stabile e talvolta subisce battute d’arresto prolungate, e le battaglie presentano alcuni picchi di difficoltà poco sensati che potrebbero scoraggiare i meno devoti. Tuttavia, si tratta di magagne che non inficiano l’esperienza complessiva, che rimane coinvolgente, stimolante e profondamente appagante per chi ama le storie che lasciano il segno.
The Hundred Line Last Defense Academy si staglia come un’opera matura e ambiziosa, capace di mescolare sapientemente meccaniche di gioco innovative con una narrazione avvincente e personaggi memorabili. È un titolo che consiglio vivamente a tutti gli appassionati dei lavori precedenti di Kodaka e Uchikoshi, poiché di fatto rappresenta una sorta di summa antologica delle loro esperienze, ma anche a chiunque sia alla ricerca di una visual novel intensa e fuori dagli schemi, capace di far riflettere ed emozionare al tempo stesso. Ciò che Too Kyo Games ha confezionato è una produzione che non solo onora l’eredità dei suoi creatori, ma riesce ad affermarsi con una propria, brillante individualità che spicca come un faro notturno nel panorama videoludico contemporaneo. E questo, ve l’assicuro, non è affatto cosa da poco.
L'articolo The Hundred Line Last Defense Academy Recensione: non è una sorta di gioco mortale proviene da Vgmag.it.